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DECAMERON di Giovanni Boccaccio - Vastacom.org

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<strong>Giovanni</strong> <strong>Boccaccio</strong> – Decameron<br />

che egli ad una ora poteva una gran misericor<strong>di</strong>a fare e la<br />

sua vergogna e quella della figliuola tor via, dandola per<br />

moglie a costui; e per ciò fattosi segretamente Giannotto<br />

venire, partitamente d'ogni sua passata vita l'esaminò. E<br />

trovando per assai manifesti in<strong>di</strong>zi lui veramente esser<br />

Giusfre<strong>di</strong>, figliuolo d'Arrighetto Capece, gli <strong>di</strong>sse:-<br />

Giannotto, tu sai quanta e quale sia la 'ngiuria la qual tu<br />

m'hai fatta nella mia propia figliuola, là dove, trattandoti<br />

io bene e amichevolmente, secondo che servidor si dee<br />

fare, tu dovevi il mio onore e delle mie cose sempre e<br />

cercare e operare;e molti sarebbero stati quegli, a' quali se<br />

tu quello avessi fatto che a me facesti, che<br />

vituperosamente ti avrebber fatto morire; so il che la mia<br />

pietà non sofferse. Ora, poi che così è come tu mi dì, che<br />

tu figliuolo sé <strong>di</strong> gentile uomo e <strong>di</strong> gentil donna, io voglio<br />

alle tue angoscie, quando tu medesimo vogli, porre fine e<br />

trarti della miseria e della cattività nella qual tu <strong>di</strong>mori, e<br />

ad una ora il tuo onore e 'l mio nel suo debito luogo<br />

riducere. Come tu sai, la Spina, la quale tu con amorosa,<br />

avvegna che sconvenevole a te e a lei, amistà prendesti, è<br />

vedova, e la sua dota è grande e buona; quali sieno i suoi<br />

costumi, e il padre e la madre <strong>di</strong> lei, tu il sai; del tuo<br />

presente stato niente <strong>di</strong>co. Per che, quando tu vogli, io<br />

sono <strong>di</strong>sposto, dove ella <strong>di</strong>sonestamente amica ti fu,<br />

ch'ella onestamente tua moglie <strong>di</strong>venga e che in guisa <strong>di</strong><br />

mio figliuolo qui, con esso meco e con lei, quanto ti<br />

piacerà <strong>di</strong>mori. Aveva la prigione macerate le carni <strong>di</strong><br />

Giannotto, ma il generoso animo dalla sua origine tratto<br />

non aveva ella in cosa alcuna <strong>di</strong>minuito, né ancora lo<br />

'ntero amore il quale egli alla sua donna portava. E<br />

quantunque egli ferventemente <strong>di</strong>siderasse quello che<br />

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<strong>Giovanni</strong> <strong>Boccaccio</strong> – Decameron<br />

Currado gli offereva e sé vedesse nelle sue forze, in niuna<br />

parte piegò quello che la grandezza dello animo suo gli<br />

mostrava <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>re, e rispose:- Currado, né cupi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

signoria né desiderio <strong>di</strong> denari né altra cagione alcuna mi<br />

fece mai alla tua vita né alle tue cose insi<strong>di</strong>e, come<br />

tra<strong>di</strong>tor, porre. Amai tua figliuola e amo e amerò sempre,<br />

per ciò che degna la reputo del mio amore; e se io seco<br />

fui meno che onestamente, secondo la oppinion de'<br />

meccanici, quel peccato commisi, il quale sempre seco<br />

tiene la giovanezza congiunto e che, se via si volesse<br />

torre, converrebbe che via si togliesse la giovanezza, e il<br />

quale, se i vecchi si volessero ricordare d'essere stati<br />

giovani e gli altrui <strong>di</strong>fetti colli loro misurare e li loro cogli<br />

altrui, non saria grave come tu e molti altri fanno; e come<br />

amico e non come nemico il commisi. Quello che tu<br />

offeri <strong>di</strong> voler fare sempre il <strong>di</strong>siderai, e se io avessi<br />

creduto che conceduto mi dovesse esser suto, lungo<br />

tempo è che domandato l'avrei; e tanto mi sarà ora più<br />

caro, quanto <strong>di</strong> ciò la speranza è minore. Se tu non hai<br />

quello animo che le parole tue <strong>di</strong>mostrano, non mi<br />

pascere <strong>di</strong> vana speranza; fammi ritornare alla prigione e<br />

quivi quanto ti piace mi fa affliggere, ché quanto io<br />

amerò la Spina, tanto sempre per amor <strong>di</strong> lei amerò te,<br />

che che tu mi ti facci, e avrotti in reverenza. Currado,<br />

avendo costui u<strong>di</strong>to, si maravigliò e <strong>di</strong> grande animo il<br />

tenne e il suo amore fervente reputò, e più ne l'ebbe<br />

caro;e per ciò levatosi in piè, l'abbracciò e baciò, e senza<br />

dar più indugio alla cosa, comandò che quivi chetamente<br />

fosse menata la Spina. Ella era nella prigione magra e<br />

pallida <strong>di</strong>venuta e debole, e quasi un'altra femina che<br />

esser non soleva parea, e così Giannotto un altro uomo: i<br />

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