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parole con un gesto rispettoso del capo.
Poi si gira verso di me. «Lily.»
Eh già, quella faccenda non si sarebbe
potuta risolvere meglio di così.
Mi butto tra le sue braccia, affondo il
volto sul suo petto e lo stritolo. Gli darei
un bacio se non ci fosse zia Rachel qui
accanto a noi. Lui mi stringe la vita e
appoggia il mento sul mio capo. Per un
momento dimentico le preoccupazioni e
mi godo il conforto che mi dà stare tra le
sue braccia.
«Buongiorno, Quince. Hai già fatto
colazione?» gli chiede zia Rachel.
Sento che scuote la testa. «Non ho
sentito la sveglia.»
«Ti preparo qualche toast col burro di
arachidi.»
«Non vorrei che si disturbasse.»
Quando vuole – e specialmente quand’è
davanti ai miei familiari –, ha un modo di
fare da galantuomo d’altri tempi. «Ma il