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«No, grazie.» Cerca di togliermi di
mezzo e passare, ma irrigidisco il
braccio. Mi concedo mezzo secondo per
crogiolarmi nella mia forza.
Poi però torno alle cose serie. «Ti
prego.» Sono disposta anche a mettermi in
ginocchio. Questa cosa è molto più
importante del mio orgoglio. Devo fargli
capire che questa faccenda non riguarda
solo lui e Doe. «Dammi cinque minuti.»
«D’accordo.» Finalmente mi guarda.
Poi controlla l’orologio. «Hai cinque
minuti. A partire da ora.»
Lo spingo vicino agli armadietti e
lontano dalle orecchie indiscrete dei
compagni di classe. «So bene che quello
che ha fatto Doe è imperdonabile»,
comincio.
La smorfia che fa la interpreto come un:
«Sono d’accordo».
«Non ti sto chiedendo di perdonarla.»
Non ancora. «Anche io sono talmente