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macroinvertebrati acquatici e direttiva 2000/60/ec (wfd) - IRSA - Cnr

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iffle. Sebbene in figura vengano indicate sia l’area di<br />

pool che quella di riffle, come già sopra sp<strong>ec</strong>ificato, il<br />

campionamento operativo non richiede la raccolta di<br />

unità di campionamento in entrambe le aree.<br />

Per quanto riguarda i substrati biotici, in relazione al<br />

tipo fluviale alcuni di essi possono risultare poco<br />

rappresentativi o non rinvenibili con costanza. Per<br />

tale motivo, in area alpina (HER 1, 2, 3, 4) per<br />

l’assegnazione proporzionale delle unità di<br />

campionamento devono essere considerati solo i<br />

substrati minerali. In tale area, eventuali substrati<br />

biotici, se rinvenibili, non devono essere campionati e<br />

non rientreranno nel computo delle 10 unità di<br />

campionamento utili ai fini del monitoraggio<br />

operativo. Il campionamento di substrati biotici è<br />

quindi, in questa area geografica, effettuato per i soli<br />

monitoraggi di sorveglianza e investigativo (4 unità di<br />

campionamento addizionali), con i quali si intende<br />

anche valutare la ricchezza in taxa e/o la biodiversità<br />

del sito. A questo proposito, si veda il paragrafo 3.3.<br />

La quantificazione dei microhabitat deve essere<br />

registrata nell’apposita scheda di campo che riporta<br />

la percentuale di occorrenza dei singoli microhabitat<br />

e il relativo numero di repliche da effettuare, s<strong>ec</strong>ondo<br />

lo schema dei tre transetti (Fig. 7) o di attribuzione<br />

indipendente da transetti (Fig. 8). Entrambe le figure<br />

riportano a titolo esemplificativo la quantificazione<br />

degli habitat nell’area di pool. Qualora fosse<br />

n<strong>ec</strong>essario il campionamento anche nell’area di riffle,<br />

andrebbero compilate due schede. Una descrizione<br />

dettagliata di come procedere alla compilazione della<br />

scheda di campo è riportata in Erba et al. (2007).<br />

La distribuzione finale delle unità di campionamento<br />

rappresenterà la struttura complessiva del sito<br />

analizzato.<br />

Come informazione di supporto, si consiglia di<br />

realizzare una mappa schematica del sito,<br />

raffigurante la distribuzione per macroaree dei<br />

principali habitat presenti.<br />

Fondamento logico<br />

Con l’approccio di campionamento multihabitat<br />

proporzionale viene garantito un buon grado di<br />

ripetibilità del campionamento anche tra diversi<br />

operatori. Infatti, una volta definita la composizione in<br />

habitat, diversi operatori potranno effettuare il<br />

campionamento negli stessi microhabitat, eliminando<br />

di fatto la maggior quota di variabilità legata al tipo di<br />

substrato. Idealmente, una volta definita la<br />

composizione tipo in microhabitat di un sito in termini<br />

percentuali, i.e. sulla base di stime ripetute in diverse<br />

Notiziario dei Metodi Analitici n.1 (2007)<br />

13<br />

occasioni di campionamento, l’allocazione delle<br />

unità di campionamento potrebbe essere effettuata<br />

sempre s<strong>ec</strong>ondo lo schema così definito, con il solo<br />

adattamento stagionale. La stima in microhabitat,<br />

preliminare all’effettuazione del campionamento,<br />

rappresenta di fatto un approfondimento di quanto<br />

implicitamente effettuato per il capionamento IBE,<br />

che idealmente richiede la raccolta in tutti i<br />

principali habitat rinvenuti lungo uno o più transetti<br />

trasversali. Un piccolo sforzo in più, rispetto al<br />

campionamento IBE, è richiesto per la registrazione<br />

delle frequenze degli habitat fluviali.<br />

Tale registrazione potrà consentire di paragonare<br />

campioni raccolti in siti diversi e di interpretare<br />

eventuali differenze nella composizione della fauna<br />

macrobentonica osservata anche in relazione agli<br />

habitat fluviali campionati. Ad esempio, ci si aspetta<br />

che eventuali alterazioni morfologiche presenti nel<br />

sito modifichino la percentuale di presenza degli<br />

habitat. In generale le alterazioni morfologiche più<br />

comuni riguardano il raddrizzamento del corso<br />

fluviale, il risezionamento e il rinforzo delle rive, la<br />

costruzione di dighe, briglie o soglie e<br />

l’asportazione delle vegetazione riparia. Gli effetti di<br />

queste alterazioni in genere si traducono in una<br />

diminuzione della diversificazione in habitat, nella<br />

perdita di habitat sp<strong>ec</strong>ifici quali radici sommerse<br />

(TP) e CPOM e nella perdita di habitat marginali,<br />

sp<strong>ec</strong>ialmente dove il fiume risulta raddrizzato<br />

(Lorenz et al., 2004).<br />

Un campionamento di tipo habitat sp<strong>ec</strong>ifico, come<br />

previsto per i fiumi non guadabili, può consentire di<br />

focalizzare meglio l’attenzione su uno o pochi<br />

aspetti della comunità bentonica presente. Tale<br />

approccio potrà favorire una migliore rilevabilità<br />

degli effetti di pressioni singole i.e. una pressione<br />

avrà maggiormente effetto sui taxa presenti in un<br />

habitat rispetto a quelli presenti in un altro habitat;<br />

peraltro, l’approccio habitat sp<strong>ec</strong>ifico potrà rivelarsi<br />

meno rappresentativo del sito nel suo complesso e<br />

della combinazione di pressioni che agiscono<br />

simultaneamente sull’area in esame. L’indirizzo<br />

verso un campionamento di tipo multihabitat<br />

proporzionale, e quindi non habitat sp<strong>ec</strong>ifico, per il<br />

monitoraggio di routine ha avuto origine in ambito<br />

europeo all’epoca dell’approvazione della<br />

<strong>2000</strong>/<strong>60</strong>/EC. In futuro, sistemi di valutazione habitat<br />

sp<strong>ec</strong>ifici potranno affiancarsi con profitto ai sistemi<br />

attuali, rendendo più trasparente la risposta<br />

biologica alle singole pressioni.

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