macroinvertebrati acquatici e direttiva 2000/60/ec (wfd) - IRSA - Cnr
macroinvertebrati acquatici e direttiva 2000/60/ec (wfd) - IRSA - Cnr
macroinvertebrati acquatici e direttiva 2000/60/ec (wfd) - IRSA - Cnr
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
& Erba, 2007). È evidente che l’uso di substrati<br />
artificiali non è in linea con tale approccio, sia per<br />
le p<strong>ec</strong>uliari caratteristiche fisiche degli SA sia per il<br />
loro posizionamento, estremamente localizzato<br />
all’interno della sezione fluviale. Ne risulta quindi,<br />
per varie ragioni, un campionamento selettivo, con<br />
taxa che saranno favoriti dalle condizioni offerte dai<br />
substrati artificiali (e.g. rapidi colonizzatori,<br />
organismi reofili) e altri sfavoriti (taxa tipici di<br />
substrati limosi, taxa di grandi dimensioni, etc.).<br />
Peraltro, le caratteristiche dei grandi fiumi non<br />
consentono un campionamento in tutti i<br />
microhabitat in modo standardizzato, se non<br />
mediante l’utilizzo di barche, con grande difficoltà,<br />
dispendio di tempo ed energie, scarsa<br />
riproducibilità del campionamento e costi molto<br />
elevati. Peraltro, campioni così raccolti<br />
risulterebbero molto variabili nello spazio e nel<br />
tempo, determinando un’<strong>ec</strong>cessiva variabilità tra<br />
campioni, non legata ad effettive differenze di<br />
qualità.<br />
1.4 Origine del metodo<br />
Come visto, per ovviare al grave problema della<br />
variabilità intrins<strong>ec</strong>a dei campioni raccolti mediante<br />
t<strong>ec</strong>niche tradizionali (i.e. retino) nei grandi fiumi, può<br />
essere quindi utilizzata la t<strong>ec</strong>nica dei substrati<br />
artificiali a lamelle (Cairns & Dickson, 1971;<br />
Battegazzore, 1991; Buffagni et al., <strong>2000</strong>b), qui<br />
descritta. L’uso di tali substrati consente la raccolta<br />
di campioni di invertebrati bentonici effettivamente<br />
comparabili tra loro, sebbene non sia in grado di<br />
garantire – al pari dei retini se utilizzati come t<strong>ec</strong>nica<br />
singola – la caratterizzazione dell’intera comunità<br />
presente nel sito in esame. La comparabilità tra<br />
campioni garantisce che il grado di incertezza nella<br />
descrizione della comunità presente (i.e. l’errore<br />
associato al campionamento in un dato tipo fluviale<br />
con una data t<strong>ec</strong>nica di raccolta) sia contenuto e<br />
consenta quindi la formulazione di giudizi meno<br />
dipendenti da fattori diversi dalla qualità dell’acqua o<br />
dell’habitat. Va inoltre ricordato che l’uso dei<br />
substrati artificiali è già stato indicato in Italia come<br />
una valida alternativa al campionamento mediante<br />
retino quando quest’ultimo risulti difficile da utilizzare<br />
ai fini del calcolo dell’IBE (e.g. Beati et. al., 1996;<br />
Ghetti, 1997).<br />
Bisogna anche ricordare che l'utilizzo del retino<br />
immanicato, come di norma effettuato per<br />
l’applicazione del metodo IBE (Ghetti, 1997; APAT &<br />
<strong>IRSA</strong>-CNR, 2003) richiesto dal DL152/99 per<br />
giungere alla classificazione <strong>ec</strong>ologica dei corsi<br />
d’acqua italiani, non consente la raccolta di un<br />
campione quantitativo. Inoltre, esso non può<br />
garantire una reale confrontabilità del campione<br />
raccolto, e quindi dei successivi giudizi di qualità, in<br />
condizioni ambientali molto diverse tra loro. In<br />
Notiziario dei Metodi Analitici n.1 (2007)<br />
71<br />
particolare, le t<strong>ec</strong>niche di campionamento dei<br />
<strong>macroinvertebrati</strong> bentonici non possono essere<br />
identiche in tipi fluviali così diversi come, ad<br />
esempio, i piccoli corsi d’acqua guadabili di pianura<br />
(e.g. rogge, risorgive) e i fiumi grandi e/o<br />
scarsamente accessibili come e.g. il Po o il Tevere<br />
nel loro tratto planiziale. La t<strong>ec</strong>nica di raccolta<br />
mediante retino immanicato sarà infatti molto<br />
efficace nei piccoli corsi d’acqua mentre rischierà di<br />
essere del tutto inefficace nei grandi fiumi (Buffagni<br />
et al., <strong>2000</strong>b). In particolare, per la grande difficoltà<br />
di standardizzare la raccolta del campione, come ad<br />
esempio per l’impossibilità di rilevare le<br />
caratteristiche della zona in cui il campionamento<br />
viene effettuato, l’uso del retino immanicato tenderà<br />
ad introdurre una grande variabilità nel campione<br />
raccolto, indipendentemente dalla qualità del sito.<br />
Ciò avrà inevitabilmente delle conseguenze sulla<br />
formulazione del giudizio di qualità.<br />
1.5 Sintesi delle caratteristiche generali dei<br />
substrati artificiali<br />
Come visto nei paragrafi pr<strong>ec</strong>edenti, la t<strong>ec</strong>nica di<br />
campionamento con substrato artificiale si applica in<br />
genere quando risulta impraticabile o inaffidabile un<br />
campionamento di tipo diretto (e.g. mediante retino),<br />
ovvero negli ambienti in cui tale campionamento<br />
risulti arduo per la difficoltà di accedere al corso<br />
d'acqua e di sondare tutti i microhabitat presenti.<br />
Queste condizioni si possono riscontrare nei tratti<br />
potamali di fiumi con sponde ripide, franose ed<br />
acque profonde, come evidenziabile ad esempio nel<br />
fiume Po da Valenza Po all’area deltizia.<br />
Diversi autori hanno confermato la validità dell'uso<br />
dei substrati artificiali nella valutazione della qualità<br />
dei corsi d'acqua (Cairns & Dickson, 1971;<br />
Woodiwiss & Rees, 1978; Ghetti, 1986; De Pauw et<br />
al., 1986; Guzzini et al., 1994). L'uso di questa<br />
t<strong>ec</strong>nica per il campionamento degli organismi<br />
<strong>acquatici</strong> si sta sempre più diffondendo poiché offre<br />
diversi vantaggi rispetto al campionamento diretto:<br />
• consente di ottenere dati quantitativi e del tutto<br />
comparabili tra i diversi siti, seppure limitati ad un<br />
solo microhabitat. La t<strong>ec</strong>nica si basa infatti su<br />
una superficie di campionamento nota e<br />
costante, analogamente alla rete Surber per i<br />
fiumi guadabili e diversamente da altre t<strong>ec</strong>niche<br />
(e.g. retino immanicato) in cui la superficie da<br />
campionare non può essere delimitata in modo<br />
agevole e standardizzato. Nei grandi fiumi, infatti,<br />
risulta assai problematico mettere in pratica<br />
rigorosamente anche protocolli ben definiti di<br />
campionamento, n<strong>ec</strong>essari per ottenere un buon<br />
grado di comparabilità. Ciò, evidentemente, è<br />
almeno in parte legato al fatto che il tipo di<br />
substrato - e in generale le caratteristiche del