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Un secolo di traduzioni letterarie in esperanto - Federazione ...

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esportare il fascismo, ora che il fascismo non rappresenta un partito, non rende le idee <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci o mille<br />

persone, ma segna la volontà tetragona <strong>di</strong> c<strong>in</strong>quanta milioni <strong>di</strong> uom<strong>in</strong>i.<br />

Esportare il fascismo significa, Signori, non solo far conoscere le già note acque glauche del<br />

Garda o dell'Amarissimo, gli Zeus romani che si ritrovano <strong>in</strong>numerevoli solo muovendo con l'erpice i<br />

nostri campi […], ma significa altresì precisare all'estero i nostri bisogni; <strong>di</strong>mostrare che la crescente<br />

demografia abbisogna <strong>di</strong> terreni e <strong>di</strong> espansione; conv<strong>in</strong>cere che Malta e Dalmazia sono cose nostre,<br />

come nostro è Vittorio Veneto; […].<br />

[…]<br />

Questo programma non potrà piacere ad uno o due illusi, a quelli cioè che credono nella bontà<br />

degli uom<strong>in</strong>i, nella pace universale, nella pratica importanza delle varie società delle Nazioni…<br />

E nel commiato del <strong>di</strong>cembre 1931, che prelude ad un ennesimo cambio <strong>di</strong> titolo, troviamo:<br />

Ed ora ultimata la nostra missione, rientriamo fra i gregari, per appoggiare con ogni forza, a Voi<br />

uniti, il nuovo "Esperanto", al cui Direttore, camerata La Colla Nicolò 77 , pubblicista tor<strong>in</strong>ese, <strong>in</strong>viamo i<br />

nostri fraterni e migliori auguri.<br />

Il movimento esperantista ufficiale appare dunque <strong>di</strong>ventato uno strumento della propaganda<br />

imperialista del regime, e negli anni Trenta la letteratura del nostro paese trova poco posto<br />

sulla rivista italiana, assai meno che nel decennio precedente. Esce a puntate <strong>Un</strong> curioso<br />

accidente (tr. R. Orengo), poi Pianto antico (tr. Enrico de Montagù, 1936), e <strong>di</strong> D'Annunzio<br />

La beffa <strong>di</strong> Buccari (tr. L. M<strong>in</strong>naja, 1938). Compaiono <strong>traduzioni</strong> importanti, ma maturate<br />

fuori d'Italia: alcuni canti dell'Inferno, <strong>in</strong> terz<strong>in</strong>e (tr. K. Kalocsay), una poesia <strong>di</strong> Ada Negri (tr.<br />

L. Belmont). È sempre più presente la politica: esce un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Mussol<strong>in</strong>i sul "Patto a<br />

Quattro" (tr. M. A., probabilmente Michele Arabeno). Moltissimi numeri non hanno niente <strong>di</strong><br />

letterario, e la l<strong>in</strong>gua usata è sempre più quella nazionale.<br />

Ma nel frattempo sono nate all'estero altre possibilità <strong>di</strong> espressione per la letteratura e la<br />

cultura italiana.<br />

2.2 La cultura italiana attorno alla rivista Literatura Mondo<br />

La cessazione della rivista letteraria La Revuo avvenuta nel 1914 viene sentita come grave<br />

carenza qualche anno dopo; gli anni dal 1914 al 1919 erano stati troppo pieni <strong>di</strong> eventi<br />

sangu<strong>in</strong>osi e comunque drammatici per pensare a <strong>di</strong>ffondere <strong>in</strong>ternazionalmente una<br />

produzione letteraria. Si sente qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, con l'<strong>in</strong>izio degli anni Venti, il bisogno <strong>di</strong> qualcosa che<br />

sostituisca il perio<strong>di</strong>co cessato. La Francia è ancora sotto l'<strong>in</strong>cubo delle <strong>in</strong>vasioni e della<br />

<strong>di</strong>struzione e, nonostante il trattato <strong>di</strong> pace, sente sempre i tedeschi come nemici; le possibilità<br />

<strong>di</strong> passare dall'una all'altra riva del Reno sono ancora molto limitate. A sua volta la casa<br />

e<strong>di</strong>trice Hachette, non essendoci più né lo Zamenhof con cui aveva un contratto esclusivo, né<br />

Bourlet che garantiva la fedeltà del pubblico <strong>esperanto</strong>fono, né de Beaufront che aveva<br />

abbandonato l'<strong>esperanto</strong> per passare all'Ido, non trova più conveniente impegnarsi nelle<br />

pubblicazioni <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong> e ne liquida la sezione. Parigi non è più qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il centro <strong>di</strong><br />

irra<strong>di</strong>azione della l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>ternazionale nel suo aspetto letterario: vi nascerà <strong>in</strong>vece una cultura<br />

<strong>di</strong> rappresentazioni cabarettistiche e una poesia satirica. Non si può ritornare a Varsavia, che<br />

peraltro ha molto sofferto per la guerra: Zamenhof non c'è più, Kabe si è estraniato,<br />

Grabowski è stanco e soffre <strong>di</strong> ang<strong>in</strong>a pectoris: è rimasto solo durante la guerra perché allo<br />

scoppio del conflitto era all'estero e non ha potuto tornare subito <strong>in</strong> patria, e nel frattempo la<br />

77 Fratello del già citato Stefano La Colla.<br />

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