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Un secolo di traduzioni letterarie in esperanto - Federazione ...

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1.2 La prima antologia e le prime gran<strong>di</strong> <strong>traduzioni</strong><br />

Nel 1893 esce un piccolo libretto <strong>di</strong> formato tascabile, 10,3x16 cm., <strong>di</strong> 160 pag<strong>in</strong>e, dal titolo<br />

La Liro de la Esperantistoj 21 (La Lira degli Esperantisti), con il sottotitolo Kolekto da<br />

Versaĵoj en la L<strong>in</strong>gvo <strong>in</strong>ternacia "ESPERANTO" (Raccolta <strong>di</strong> opere <strong>in</strong> versi nella l<strong>in</strong>gua<br />

<strong>in</strong>ternazionale "ESPERANTO"): è la prima antologia <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong>, ed è <strong>di</strong> poesia. Il redattore<br />

è Antoni Grabowski, un <strong>in</strong>gegnere chimico, autore, <strong>in</strong> polacco, <strong>di</strong> vari libri scientifici e <strong>di</strong> un<br />

vocabolario tecnico. Grabowski conosce parecchie l<strong>in</strong>gue 22 ; ha stu<strong>di</strong>ato il Volapük, <strong>di</strong> cui è<br />

rimasto deluso per la sua <strong>di</strong>fficoltà, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ha imparato l'<strong>esperanto</strong> avendo comprato il Primo<br />

libro <strong>in</strong> una stazione. Con il 1888 visita Zamenhof più volte e da lui riceve consigli ed<br />

<strong>in</strong>coraggiamenti 23 . Per "esercitarsi" nella l<strong>in</strong>gua traduce La tempesta <strong>di</strong> neve, un <strong>in</strong>genuo<br />

racconto romantico <strong>di</strong> Puŝk<strong>in</strong>, che esce come opuscolo autonomo nel 1888: è la prima opera<br />

letteraria <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong> <strong>in</strong> assoluto, che segue i primi libri <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Grabowski sceglie<br />

dunque un'opera russa per le sue prove <strong>in</strong>iziali <strong>di</strong> traduttore, e subito dopo traduce I fratelli <strong>di</strong><br />

Goethe, opera che appare anch'essa nel 1888; il russo e il tedesco sono nettamente le l<strong>in</strong>gue <strong>di</strong><br />

maggior prestigio nell'Europa centro-orientale, il polacco appare ancora poco nobile; soltanto<br />

nel 1891 usciranno <strong>traduzioni</strong> da Prus e Sienkiewicz.<br />

Grabowski già da un anno andava raccogliendo materiale per questa antologia, <strong>in</strong> parte tramite<br />

lettere con gli altri utenti della l<strong>in</strong>gua, <strong>in</strong> parte riprendendo quanto compariva su La<br />

Esperantisto. Se il libretto è modesto come formato, il suo contenuto è tutt'altro che<br />

trascurabile: ci sono 110 poesie <strong>di</strong> 24 autori, <strong>in</strong> larga parte tradotte dal tedesco e dal russo, ma<br />

anche da molte altre l<strong>in</strong>gue: <strong>in</strong>glese, polacco, arabo, ungherese, lettone, lituano, italiano,<br />

ceco… Ci sono anche 27 poesie orig<strong>in</strong>ali, <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci poeti <strong>di</strong> l<strong>in</strong>gue e paesi <strong>di</strong>versi. La<br />

comunità dei poeti <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong> riceve dunque il suo battesimo ufficiale. I temi sono spesso<br />

banali, e le <strong>traduzioni</strong> sono <strong>di</strong>fferenti come struttura e come livello; non mancano canti<br />

popolari, il che attesta l'<strong>in</strong>teresse dei primi traduttori per l'aspetto unificante e fraternizzante<br />

della poesia. Sono ancora frequentissimi gli adasismi 24 e anche delle notevoli forzature sulla<br />

successione logica delle parole per poter ottenere una certa rima o un certo ritmo; ma si<br />

possono riconoscere delle chiare personalità <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali: oltre allo Zamenhof compaiono suo<br />

fratello Leone, Grabowski stesso, l'ebreo russo Mozes Goldberg, e debutta un vero talento<br />

poetico: il russo Vasilij Devjatn<strong>in</strong>.<br />

La scelta delle poesie tradotte appare quasi del tutto casuale: alcune sono famose, altre<br />

relativamente note, altre del tutto sconosciute, ma il solo fatto <strong>di</strong> proporle è già un grande<br />

successo: chi avesse <strong>in</strong> mano questa antologia potrebbe gustare dei piccoli gioielli non così<br />

21 A. Grabowski (red.), La liro de la Esperantistoj, Tümmel, Nürnberg, 1893.<br />

22 <strong>Un</strong>a testimonianza del figlio, <strong>in</strong>g. Sygmunt Grabowski, lo <strong>di</strong>ce buon conoscitore <strong>di</strong> una vent<strong>in</strong>a <strong>di</strong> l<strong>in</strong>gue; una<br />

tra<strong>di</strong>zione aumenta tale numero a trenta, probabilmente per il fatto che <strong>in</strong> una sua antologia figurano <strong>traduzioni</strong><br />

da altrettante l<strong>in</strong>gue, ma certamente varie <strong>traduzioni</strong>, ad esempio quelle da l<strong>in</strong>gue asiatiche, sono me<strong>di</strong>ate<br />

attraverso qualche l<strong>in</strong>gua-ponte.<br />

23 Secondo una tra<strong>di</strong>zione, confermata dal figlio, tra Grabowski e Zamenhof si è svolta la prima conversazione <strong>in</strong><br />

<strong>esperanto</strong> nel 1888. Tuttavia probabilmente alcune frasi, almeno <strong>di</strong> prova e <strong>di</strong> esercizio, Zamenhof le avrà<br />

scambiate già prima con i fratelli e il suocero, che si erano avvic<strong>in</strong>ati subito alla l<strong>in</strong>gua; la testimonianza<br />

probabilmente va <strong>in</strong>tesa come la prima conversazione piena con persona fuori della famiglia.<br />

24 Italianizzazione <strong>di</strong> un term<strong>in</strong>e <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong> che <strong>in</strong><strong>di</strong>ca una rima fatta tramite un suffisso. In particolare<br />

venivano considerate poco eleganti le rime nei verbi usando il suffisso -ad-: due voci verbali che non rimano,<br />

come, ad esempio, kantas (= io canto) e skribas (= io scrivo) vengono fatte rimare aggiungendo il suffisso -ad-,<br />

che <strong>in</strong><strong>di</strong>ca un prolungamento dell'azione, e costruendo così le forme kantadas (= io canto a lungo) e skribadas (=<br />

io scrivo a lungo). Poiché questo si può fare con tutti i verbi e con vari suffissi, tale rima costruita così<br />

banalmente è ritenuta da evitarsi. I versificatori primitivi <strong>in</strong>vece trovavano estremamente comoda per la rima<br />

questa potenzialità data dalla l<strong>in</strong>gua.<br />

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