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Un secolo di traduzioni letterarie in esperanto - Federazione ...

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isparmiare carta, il bollett<strong>in</strong>o <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione della FEI deve cessare. Nel 1938, a seguito<br />

delle leggi razziali, la FEI consiglia ai suoi membri ebrei <strong>di</strong> non r<strong>in</strong>novare la quota, onde poter<br />

<strong>di</strong>chiarare alle autorità che l'associazione non ha soci ebrei; <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile lavorare<br />

pubblicamente per l'<strong>esperanto</strong>, tenere corsi o congressi. Nel 1939, ancora con il pretesto <strong>di</strong><br />

risparmiare carta, vengono <strong>in</strong>terrotte le pubblicazioni della rivista italiana Esperanto.<br />

Parallelamente, il movimento subisce un grave colpo <strong>in</strong> Russia con le purghe stal<strong>in</strong>iane del<br />

1937. Gli esperantisti sono classificati come elementi pericolosi, cosmopoliti e antisovietici 102 ;<br />

molti vengono fucilati o condannati a lunghe pene detentive <strong>in</strong> Siberia.<br />

Le zone <strong>in</strong> Europa dove è ancora possibile pubblicare <strong>in</strong> <strong>esperanto</strong> com<strong>in</strong>ciano a restr<strong>in</strong>gersi.<br />

Nel 1939 esce <strong>in</strong> Olanda la traduzione <strong>di</strong> Fontamara <strong>di</strong> Ignazio Silone (tr. A. Angelo e V. van<br />

Scheepen, ed. Libroservo Federacio de Laboristaj Esperantistoj, Amsterdam). Sono<br />

significative le vicende vissute da quel libro, scritto orig<strong>in</strong>ariamente <strong>in</strong> italiano. Infatti la<br />

prima e<strong>di</strong>zione <strong>in</strong> assoluto fu la versione tedesca pubblicata <strong>in</strong> Svizzera (tr. Nettie Sutro,<br />

Verlag Operchtund Helbl<strong>in</strong>g, Zurigo 1933), che ebbe subito una ristampa fuori commercio<br />

esclusivamente per i soci della <strong>Un</strong>iversum Bucherei (Basilea 1934). Nel 1934 uscì la prima<br />

e<strong>di</strong>zione orig<strong>in</strong>ale italiana dell'emigrazione (Nuove e<strong>di</strong>zioni italiane, Parigi-Zurigo); la prima<br />

e<strong>di</strong>zione italiana <strong>in</strong> Italia ci sarà soltanto nel 1947 (ed. Faro, Roma; successivamente ed.<br />

Mondadori, Milano).<br />

A livello personale, nel 1938 si ha una defezione importante: quella <strong>di</strong> Bruno Miglior<strong>in</strong>i,<br />

vicepresidente dell'Accademia <strong>di</strong> Esperanto. L'annuario <strong>di</strong> tale Accademia ne registra<br />

semplicemente le <strong>di</strong>missioni, senza commento. In una lettera del 1954 al figlio <strong>di</strong> Giovanni<br />

Peterlongo, che voleva pubblicare la traduzione della Div<strong>in</strong>a Comme<strong>di</strong>a fatta dal padre, il<br />

Miglior<strong>in</strong>i spiegherà così la sua posizione:<br />

Preg. Ingegnere, ricordo bene che parecchi anni fa ho lette e apprezzate alcune pag<strong>in</strong>e della traduzione<br />

del compianto Suo padre. E Le sono ora grato <strong>di</strong> aver pensato a me per rivedere il testo e apporvi una<br />

prefazione. È doveroso per me farLe presente quale è il mio atteggiamento rispetto all'Esperanto dal<br />

1938 circa. Dopo aver partecipato attivamente al movimento per un quarto <strong>di</strong> <strong>secolo</strong>, ho dovuto<br />

constatare che esso era rimasto pressappoco allo stesso punto che 10, 20, 30 anni prima: un modesto<br />

movimento <strong>di</strong> alcune migliaia <strong>di</strong> entusiasti senza sensibile <strong>in</strong>fluenza sul mondo pratico. Pur rimanendo<br />

pienamente conv<strong>in</strong>to che una l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>ternazionale artificiale può funzionare bene e che l'Esperanto è<br />

perfettamente <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> rispondere ai pr<strong>in</strong>cipali requisiti <strong>di</strong> una l<strong>in</strong>gua ausiliaria, mi sono purtroppo<br />

anche persuaso che salvo che non <strong>in</strong>tervenga qualche fatto nuovo <strong>di</strong> importanza eccezionale non c'è<br />

probabilità che le cose mut<strong>in</strong>o <strong>in</strong> avvenire. Questo spiega come io mi sia <strong>in</strong>teramente ritirato da ogni<br />

azione <strong>di</strong> propaganda; ma d'altra parte non ho mai voluto compiere alcun atto che potesse recar danno<br />

all'opera dei samideani, con cui ho collaborato tanti anni e fra cui conto molti buoni amici. 103<br />

Motivazioni personali si uniscono a considerazioni <strong>di</strong> tensione <strong>in</strong>ternazionale. Le nubi che<br />

preannunciano la guerra fanno cessare improvvisamente Literatura Mondo come rivista nel<br />

1938, con molto materiale pronto per andare <strong>in</strong> stampa, e tra queste carte c'erano parecchi testi<br />

102 Per le persecuzioni subite dagli esperantisti sotto i vari regimi assolutisti, <strong>in</strong> particolare quello nazista e quello<br />

stal<strong>in</strong>ista, vd. U. L<strong>in</strong>s, La l<strong>in</strong>gua pericolosa, TraccE<strong>di</strong>zioni, 1990.<br />

103 Le motivazioni qui riportate del Miglior<strong>in</strong>i sono le stesse che hanno mosso, nei tempi più <strong>di</strong>versi, anche altre<br />

persone ad agire allo stesso modo. Il sopravvenire <strong>di</strong> impegni più pressanti, unito alla delusione <strong>di</strong> non vedere un<br />

rapido accoglimento generalizzato <strong>di</strong> una l<strong>in</strong>gua neutrale per le comunicazioni <strong>in</strong>ternazionali, ha <strong>in</strong> più d'uno<br />

causato il ritiro dal movimento. Altri <strong>in</strong>vece hanno trovato ancora motivazioni valide per proseguire con<br />

entusiasmo e de<strong>di</strong>zione la loro opera, e tali motivazioni fanno ancora presa su adepti appartenenti alle nuove<br />

generazioni, per cui il popolo <strong>esperanto</strong>fono, pur con alti e bassi <strong>di</strong>pendenti dai tempi e dai luoghi, non si è mai<br />

est<strong>in</strong>to e cont<strong>in</strong>ua la sua produzione culturale.<br />

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