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Sempre più <strong>in</strong>sistentemente, la f<strong>il</strong>osofia<br />
e la scienza sembrano coalizzati <strong>in</strong>sieme nel<br />
tentare di concepire una evoluzione futura<br />
dell’uomo, all’<strong>in</strong>terno di una figurazione meno<br />
imperfetta dell’attuale.<br />
L’ideale vagheggiato come f<strong>in</strong>e ultimo,<br />
consisterebbe nel potersi affrancare da tutte le<br />
limitazioni mortali (anzitutto cercando di<br />
bloccare o di <strong>in</strong>vertire <strong>il</strong> processo di<br />
<strong>in</strong>vecchiamento) e, <strong>in</strong>sieme, nell’espandere la<br />
propria coscienza e trasformarsi <strong>in</strong> <strong>in</strong>dividui<br />
più evoluti.<br />
I diversi movimenti che si ispirano a<br />
questo pr<strong>in</strong>cipio di base condividono <strong>il</strong><br />
presentimento che, <strong>in</strong> un futuro ormai<br />
prossimo, dovrà per forza di cose avvenire un<br />
“salto di specie”, dall’uomo attuale a un<br />
“dopouomo” più evoluto. Altrimenti, questo<br />
ritmo vertig<strong>in</strong>oso di crescita demografica,<br />
condurrà verosim<strong>il</strong>mente al collasso delle<br />
risorse planetarie (secondo alcuni scienziati,<br />
abbiamo già varcato <strong>il</strong> “punto di non ritorno”<br />
nel rapporto tra consumi umani e risorse del<br />
pianeta) e alla conseguente f<strong>in</strong>e dell’uomo.<br />
Dobbiamo <strong>in</strong> primo luogo renderci<br />
conto (e non solo sulla carta, ma nella prassi<br />
UMANITÀ “2.0”?<br />
Tommaso Iorco<br />
<strong>Madaat</strong> - www.kabbaland.com 26<br />
quotidiana) che l’umanità attuale non<br />
rappresenta affatto la soluzione, ma <strong>il</strong><br />
problema; pertanto, è necessario un qualche<br />
tipo di cambiamento che ponga def<strong>in</strong>itivamente<br />
f<strong>in</strong>e al pericolo letale che l’uomo costituisce per<br />
sé e per le altre specie viventi (animali, vegetali,<br />
m<strong>in</strong>erali) sul pianeta che abitiamo (e su altri<br />
eventuali pianeti verg<strong>in</strong>i: rendiamoci <strong>in</strong>fatti<br />
conto che, come già ammoniva Seneca, non<br />
serve a nulla cambiare luogo <strong>in</strong> cui si vive, se<br />
non si cambia anzitutto se stessi).<br />
In buona sostanza, risulta sempre più<br />
perentoria la necessità di espandere la vita<br />
cosciente nell’universo e di elevare <strong>il</strong> livello di<br />
coscienza umano per rispondere alle domande<br />
fondamentali dell’esistenza. Questo,<br />
pr<strong>in</strong>cipalmente e <strong>in</strong>nanzi tutto, per offrire una<br />
alternativa, radicale e concreta, sia al pensiero<br />
debole <strong>della</strong> decadenza postmoderna, sia alle<br />
posizioni dogmatiche delle religioni. E, <strong>in</strong><br />
ultimo, per permettere alla specie umana di<br />
emanciparsi dai propri limiti biologici<br />
(compresa la senescenza e, <strong>in</strong> ultimo, la morte)<br />
<strong>in</strong> modo da pervenire a uno stadio successivo<br />
dello sv<strong>il</strong>uppo <strong>della</strong> coscienza <strong>in</strong> progressiva<br />
evoluzione nel divenire cosmico.