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– entro il 2015, l’avatar robot umanoide
sarà così popolare come lo sono le
automobili oggi;
– 
entro il 2020, la copia robotica di un
essere umano sarà controllato a
distanza via BCI (Brain Computer
Interface);
– entro il 2025, saremo in grado, dopo la
morte, di trasferire un cervello in uno di
questi avatar;
– entro il 2035 questi androidi saranno
così avanzati che potranno supportare
anche la personalità di un essere
umano, incluso il sentimento di gelosia;
– infine, nel 2045, l’umanità avrà creato
avatar olografici in grado di portare la
nostra eredità oltre le stelle,
praticamente l’essere immortali. E’
nostro diritto di essere liberi e
immortali, sono pronto a dedicare tutta
la mia vita per realizzare questo
sogno“”.
Il progetto prevede la possibilità nei prossimi
decenni di trasferire un intero cervello umano
su un supporto digitale: basterà operare un
download della mente di un defunto in una
mente artificiale, per trasferire la sua
personalità in un cyborg. Trasferendo la mente
di un essere umano in un corpo meccanico, si
potrebbe consentire di vivere su altri pianeti,
soluzione auspicabile al conseguente
sovraffollamento che colpirà inevitabilmente il
nostro pianeta, a motivo dell'immortalità
raggiunta. Come spiega Itskov, “Gli ologrammi
possono dare molti vantaggi. Si può camminare
attraverso i muri, ci si può muovere alla
velocità della luce”.
Insomma, sembrerebbe, a sentire questi
scienziati, che queste ricerche avanzate
dovrebbero apportarci la soluzione a tutti i
nostri problemi eternamente insoluti.
Ma le cose stanno davvero così? Oppure
esistono anche delle probabili controindicazioni
di cui non si tiene conto o, semplicemente, non
ci vengono riferite? Quali potrebbero essere le
reali conseguenze dell'applicazione di queste
scoperte?
Da sempre l'umanità è stata attratta dal deside-
rio di infondere vita alla materia inanimata.
L'aspirazione a sentirsi come D-o, dal Gàn Eden
in poi, non si è mai estinta. Questo dilemma è
antico quasi quanto l'uomo.
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Nella mitologia ebraica è famosa la leggendaria
figura del Gòlem di Praga, un essere fatto di
argilla al quale i rabbini infondevano vita