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caratteristiche tecniche delle biomasse e dei biocombustibili - Enama

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PARTE 1 BIOMASSE ED ENERGIA CAPITOLO 1 CARATTERISTICHE TECNICHE DELLE BIOMASSE E DEI BIOCOMBUSTIBILI<br />

1.4.2.3 Mais ad uso energetico<br />

Originario <strong>delle</strong> zone a clima tropicale e subtropicale del continente americano, il mais (Zea<br />

mays L.) è stato importato in Europa ai tempi di Cristoforo Colombo. L’interesse verso questa<br />

coltura è notevole, come anche la sua diff usione a livello mondiale; in Italia la coltura è estremamente<br />

diff usa, in particolare al nord, nella aree agricole della Pianura Padana e Friulana.<br />

Oltre che per fi nalità alimentari, soprattutto legate al settore zootecnico, il mais si sta progressivamente<br />

imponendo anche come coltura energetica: in Italia il maggiore interesse viene<br />

rivolto verso l’utilizzo del mais insilato per la produzione di biogas; alcune iniziative sono rivolte<br />

verso l’utilizzo della granella quale biocombustibile in luogo del pellet di legno. A livello<br />

mondiale, invece, la principale destinazione energetica della granella di mais è la produzione<br />

di biocarburanti (es. produzione di bioetanolo negli Stati Uniti).<br />

Impianto e cure colturali<br />

Si tratta di una graminacea a ciclo fotosintetico C4, caratterizzata da una elevata capacità produttiva.<br />

Il mais è una pianta sensibile al freddo, specialmente durante i primi stadi di sviluppo, e<br />

presenta elevati fabbisogni termici: la temperatura minima di germinazione è di 10°C, mentre<br />

quella ottimale di sviluppo varia tra i 24-28°C, in funzione dello stadio vegetativo della pianta.<br />

Mal sopporta comunque le temperature eccessive, soprattutto nella fase di impollinazione.<br />

Il mais vanta basse esigenze pedologiche, ottimali sono comunque i terreni profondi, caldi,<br />

privi di problemi di asfi ssia radicale e ricchi in elementi nutritivi.<br />

Le esigenze idriche della coltura sono elevate e costituiscono il fattore limitante lo sviluppo di<br />

questa coltura, nonostante il basso coeffi ciente idrico (circa 300 kg di acqua per kg di sostanza<br />

secca) in relazione alla elevata produzione di biomassa (20 t s.s. implicano 600 mm di pioggia)<br />

ed al periodo di sviluppo della coltura (primaverile-estivo) caratterizzato da periodi poco piovosi<br />

e ed elevati tassi di evapotraspirazione (es. in Pianura Padana nel mese di luglio si stimano<br />

mediamente 7-8 mm al giorno di acqua persa per evapotraspirazione).<br />

La lavorazione tradizionale si basa sull’aratura a 25 cm per terreni sciolti e a 30-35 cm in terreni<br />

pesanti. Dopo l’aratura occorre affi nare il terreno con operazioni di erpicatura. L’epoca ottimale<br />

di semina si determina in funzione della temperatura media del suolo (almeno 10 °C) e<br />

della classe dell’ibrido utilizzato. La densità di semina dipende da vari fattori: indicativamente<br />

è maggiore per gli ibridi precoci (7-8 piante/m 2 ) rispetto agli ibridi più tardivi (5-6 piante/m 2 );<br />

se la destinazione è la produzione di insilato in genere si considera una pianta in più rispetto<br />

alla produzione di granella . La semina del mais viene fatta rispettando una distanza tra le fi le<br />

di 75 cm, con seminatrici pneumatiche di precisione.<br />

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