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Voci dal Congresso EDITORIALE Siamo in ritardo nella uscita del numero e, comunque, non mi sarà fac<strong>il</strong>e ringraziare lo stesso quanti si sono prodigati nella “traduzione” degli interventi. Partecipare al Congresso significa essere insieme a tante persone per molto tempo e non solo nei ritagli ante e post relazioni. Incontrarsi per le strade di Marsala, chiacchierare durante la visita tecnica ed in tutti gli altri momenti cui si sta insieme, ha rappresentato l’essere dello stare insieme. Dal sacro al profano si è parlato di tutto scambiandosi i più intimi e reconditi pensieri su tutti gli argomenti; politica, economia, ambiente e status professionale. Quello che va bene e quello che invece va modificato, quanto pesa e quanto è lieve. Anche confidenze personali e dunque a molti, anche assenti, sono fischiate le orecchie. Si sa, tutto <strong>il</strong> mondo è paese. Un tema ricorrente è stato quello pensionistico/ previdenziale sul quale ho registrato molte riflessioni, interessi e suggerimenti. Sorvolo sulla richiesta di restituzione in unica soluzione del proprio montante contributivo in quanto, se fosse accolta, verrebbe a mancare un p<strong>il</strong>astro su cui poggiano le casse di previdenza. Però <strong>il</strong> primo cruccio <strong>dei</strong> contribuenti meno giovani è quello di poter recuperare, in soldoni, solo dopo 20 anni quanto versato alla cassa e, solo dopo, cominciare a percepire la “pensione”. Non è <strong>il</strong> massimo delle aspettative! Sarebbe bello ma non è colpa di nessuno se <strong>il</strong> sistema contributivo non va bene, e non solo per i non più giovani, e questa proposta la ritengo un’iperbole più provocatoria che realizzab<strong>il</strong>e; magari si potrebbe considerare la restituzione solo di quanto si è versato quando l’importo mens<strong>il</strong>e della pensione è inferiore all’assegno sociale (che per <strong>il</strong> 2009 è stato pari a 409,05 euro al mese). Su questo, per ora una semplice riflessione allo studio di fattib<strong>il</strong>ità poi, con atti concreti, si vedrà. E saremo propositivi. Ho condiviso pienamente, invece, le riserve e dubbi sul diverso sistema di andare in pensione <strong>dei</strong> periti agrari rispetto ad altri professionisti, per esempio geometri e periti industriali (questi ultimi hanno anche una previsione alternativa a 57 anni a determinate condizioni) ed agli altri lavoratori gestiti dall’INPS (anche autonomi), e più specificatamente sulla mancanza di previsione per i periti agrari della “pensione per anzianità” ” e, non da meno la disparità di trattamento, in caso di maternità, tra le donne lavoratrici e le professioniste. L’assenza della previsione della pensione di anzianità cristallizza la posizione <strong>dei</strong> periti agrari che possono percepire la pensione di vecchiaia solo dal 65mo anno di età mentre i geometri, periti industriali ed i “lavoratori” generici possono andare in pensione di anzianità sin dal 57mo, 60mo anno di età. Oggi, in generale, le nuove regole vedono aumentare l’età pensionab<strong>il</strong>e a 60,61,62 anni per raggiungere (età + anni di contributi) quota 96/97/98 ma, per i periti agrari liberi professionisti, mancando la previsione, tutto resta fermo. Al momento della costituzione della nostra cassa <strong>il</strong> possesso del requisito degli anni di contribuzione era impensab<strong>il</strong>e, e quindi forse per questo è passata in secondo piano ma oggi, con <strong>il</strong> “riscatto degli anni pregressi”, è verosim<strong>il</strong>e che qualche Perito <strong>Agrari</strong>o possa aver cumulato <strong>il</strong> periodo richiesto e ritengo che, in ogni caso, sia una doverosa previsione per <strong>il</strong> futuro. Considerato che con l’attuale sistema contributivo <strong>il</strong> professionista riceve una pensione di vecchiaia pari ad una percentuale del proprio montante (sistema contributivo), anche con la pensione di anzianità non potranno mai crearsi pericoli di gestione della cassa di previdenza e dunque non si vedono ostacoli attuariali o mancanza di stab<strong>il</strong>ità <strong>dei</strong> conti. E’ necessaria subito la modifica del regolamento per <strong>il</strong> giusto adeguamento della condizione previdenziale <strong>dei</strong> periti agrari lib eri professionisti a quella di altri professionisti, <strong>dei</strong> lavoratori autonomi, e <strong>dei</strong> dipendenti pubblici e privati. Dicono che nel 2050 l’età media pensionab<strong>il</strong>e in Europa sarà vicina ai 65 anni ma, mi chiedo, ci interessa veramente quello che avverrà tra quaranta anni. Pensiamo ai periti agrari liberi professionisti di oggi che devono avere gli stessi diritti degli altri professionisti e <strong>dei</strong> “lavoratori”. Individualmente, forse perché <strong>il</strong> problema non ci ha ancora toccato, non abbiamo prestato sensib<strong>il</strong>ità a questa opportunità ma oggi, grazie ad una riflessione collettiva, l’ argomento deve essere approfondito e risolto, e su questo argomento è già stato coinvolto <strong>il</strong> Comitato Gestore <strong>dei</strong> <strong>Periti</strong> <strong>Agrari</strong>, tramite la modifica del regolamento delle prestazioni della Cassa di Previdenza, o con altro idoneo strumento <strong>il</strong> più veloce possib<strong>il</strong>e, che consenta ai <strong>Periti</strong> <strong>Agrari</strong> di beneficiare delle attuali previsioni di altri in modo si possa contribuire alla costruzione di un diverso futuro previdenziale per i giovani . di Andrea Bottaro E D IT O RIALE Perito <strong>Agrari</strong>o 2/2011 3