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Radu Mihaileanu<br />
o che passa<br />
Anna chiude definitivamente sposando,<br />
sul letto di morte, un amico che<br />
aveva spasimato per lei tutta la vita ma<br />
di cui lei, distratta da “altri” ma soprattutto<br />
dalla gioia di vivere, non s’era accorta.<br />
Ed è Bruno che organizza la cerimonia,<br />
che ritrova, dopo molti anni,<br />
l’amore per quella madre un po’ “matta”<br />
che (ed è una frase che ad un certo<br />
pronuncia) “gli ha rovinato la vita ma<br />
senza della quale...”.<br />
Il film è pieno zeppo di episodi<br />
grandi e piccoli che riescono a creare<br />
un’atmosfera familiare e sociale comune,<br />
in cui il privato rimanda al collettivo<br />
e viceversa ed è, come abbiamo<br />
detto, certamente questa aria di<br />
casa perduta che Virzì voleva ri-trovare<br />
e ri-costruire: c’ha azzeccato in<br />
pieno. Certo, si ride amaro, come nella<br />
miglior tradizione della commedia<br />
all’italiana, ma resta anche un fondo<br />
dolce di autenticità di rapporti che può<br />
essere ritrovato. Valerio Mastrandrea:<br />
“In trentotto anni di vita ho detto a mia<br />
madre ‘ti voglio bene’ due-tre volte.<br />
Comincerò a dirglielo tutti i giorni”.<br />
Quale miglior commento finale?<br />
Anche ne Il concerto, del francorumeno<br />
Radu Mihaileanu (quello del<br />
famoso “Train de vie”, 1998), si ride<br />
amaro, a conferma che, dentro e fuori<br />
d’Italia, c’è ben poco da ridere! E infatti,<br />
per cominciare: il regista, per fare<br />
questo bel film, ha dovuto ricorrere a<br />
ben quattordici fonti di finanziamento,<br />
francesi, belghe, italiane ecc. La storia:<br />
trent’anni fa, il più ammirato diret-<br />
Cinema e dintorni<br />
Il regista Paolo Virzì (a sinistra) con il cast del film “La prima cosa bella”<br />
tore d’orchestra del Bolscioi di Mosca<br />
è costretto a licenziare i suoi musicisti<br />
ebrei (quasi tutta l’orchestra) perché il<br />
signor Breznev diffida dell’intelligenza<br />
critica degli ebrei (un vizio che non<br />
morirà mai?). Lui rifiuta e così vengono<br />
cacciati tutti, e il direttore diventa<br />
l’uomo delle pulizie del teatro. Un<br />
giorno, per caso, trova l’invito di un<br />
teatro parigino a tenere un concerto e<br />
ne fa lo strumento di una raffinata vendetta:<br />
rimette insieme il vecchio gruppo<br />
e lo sostituisce alla nuova orchestra<br />
del Bolscioi. Tra mille traversie arrivano<br />
a Parigi e anche lì inconvenienti,<br />
pasticci, ebrei che fanno affarucci anziché<br />
andare alle prove, sketches comici,<br />
scontro di culture e chi più ne<br />
ha... Ma alla fine, quando i musicisti<br />
attaccano il “Concerto per violino e<br />
orchestra” di Ciaikovskij, una bellissima<br />
armonia (complice una bravissima<br />
violinista francese, interpretata da<br />
Mélanie Laurent, la protagonista del<br />
tarantiniano “Bastardi senza gloria”),<br />
con una storia “franco-rumena” alle<br />
spalle, lega pubblico e orchestra e...<br />
noi spettatori in sala!<br />
Sentiamo Radu: “Come in ‘Train<br />
de vie’ un gruppo di ebrei, per sfuggire<br />
alle deportazioni, organizza un treno<br />
in cui qualcuno recita la parte del<br />
prigioniero e qualcun altro quello del<br />
nazista, anche qui i protagonisti sono<br />
costretti a rubare le vite degli altri (‘Le<br />
vite degli altri’, bellissimo film tedesco<br />
sulla vita rigidamente ‘controllata’<br />
nella comunista Germania dell’Est,<br />
ndr)..., è quella che io chiamo l’impostura<br />
positiva, una pratica tipica della<br />
natura umana. Dopo tutto, far finta<br />
di essere un altro è quello che facciamo<br />
tutti, tutti i giorni. A volte rubia-<br />
mo le vite degli altri, altre volte peschiamo<br />
tra le mille facce del nostro<br />
carattere... Noi siamo il popolo di Jonesco<br />
e Cioran che, elaborato il dolore<br />
provocato dalla repressione, oggi è in<br />
grado di riprendersi la vita e di riderci<br />
su. Non trascurerei poi l’influenza che<br />
la cultura balcanica (si pensi al cinema<br />
di Emir Kusturica, ndr), orientale<br />
e slava hanno avuto su di noi e la<br />
grande tradizione teatrale che ha formato<br />
generazioni di bravi interpreti.<br />
Mescolate tutti questi ingredienti e<br />
avrete quel movimento culturale vivace<br />
e produttivo di cui Cristian Mungiu<br />
(Palma d’Oro al Festival di Cannes<br />
con “Quattro mesi, tre settimane e<br />
due giorni”, 2007 - ndr) si è preso carico.<br />
Sta lavorando con il governo per<br />
far sì che in Romania ci siano una politica<br />
culturale e una struttura produttiva<br />
capaci di sostenere questa nuova<br />
ondata di creatività. Certo, pesano ancora<br />
gli effetti tragici degli anni della<br />
dittatura di Ceausescu, la paranoia, la<br />
diffidenza, la paura di essere spiati in<br />
ogni momento, sapere che siamo stati<br />
infettati da questo male e che sarà difficile<br />
guarire. Forse è presto, ma sono<br />
certo che tra un po’ arriveranno anche<br />
film capaci di raccontare la nostra storia<br />
più recente. Così come il mio dieci<br />
per cento gitano aspetta l’opera di<br />
un regista rom che racconti le infinite<br />
persecuzioni di cui questo popolo è<br />
vittima. Problema che in Italia conoscete<br />
bene”.<br />
E già... Riflessione: a ciascuno il<br />
suo “sultano”, ieri ai rumeni la dittatura<br />
di Ceausescu, caduta, oggi agli<br />
italiani la democrazia autoritaria di<br />
Berlusconi, ancora in piedi e chissà<br />
quando...●<br />
<strong>Panorama</strong> 21