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novembre dicembre 2011 - Club Alpino Italiano

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» la scomparsa di bonatti<br />

della via aperta in solitaria invernale sulla parete Nord del Cervino,<br />

rispose: “Ti stimo molto e a te la darei, ma tu stai lavorando<br />

per una guida del CAI e per coerenza non te la dò”. Allora compresi<br />

che c’era l’ombra maledetta delle polemiche del K2 e del CAI,<br />

anche su chi non c’entrava. Divenne più semplice avere rapporti<br />

facili a Chamonix, dove Walter era molto benvoluto, non solo per<br />

le imprese, ma perché uomo signorile e generoso. Intanto i tempi<br />

cambiavano e Walter in patria divenne famoso presso il grande<br />

pubblico con i suoi servizi giornalistici. Ma nel cuore e in privato,<br />

alpinista restava. Così ci ritrovammo a progettare un viaggio<br />

esplorativo in Patagonia. Lui l’aveva conosciuta in un modo, noi<br />

anni dopo in un altro; tutti innamorati dei luoghi, ma reduci da<br />

delusioni nei rapporti umani dell’ambiente alpinistico. Alcuni mesi<br />

di viaggio, Walter, Rossana, Gino ed io, con pochi soldi ma senza<br />

vincoli. Rossana non passava inosservata: attrice ben nota in Argentina,<br />

quando la riconoscevano, ipotizzavano che anche Walter<br />

fosse attore, magari Alain Delon. L’alpinismo in Patagonia era allora<br />

un mondo di pochi, e del resto Walter si sottraeva al riconoscimento.<br />

Quando una sera non volle incontrare alcuni alpinisti<br />

argentini, chiudendosi in tenda, questi circondarono la misteriosa<br />

tenda, ed io colpevole di aver svelato il segreto dovevo assicurare<br />

che era vero, che era proprio lui, ma che era stanco, mentre i giovani<br />

che tanto avrebbero voluto conoscerlo di persona raccontavano<br />

di come si erano appassionati di alpinismo leggendo i suoi<br />

libri. In incognito, penetrammo nel Parco del Paine da escursionisti,<br />

nascondendo il materiale di scalata; il maltempo ci cacciò dalla<br />

Torre Nord e nessuno s’accorse del divieto burocratico infranto. Ci<br />

riuscirono altrove diverse ascensioni esplorative. Walter e Gino si<br />

scambiavano gli obbiettivi delle Olympus, discutevano di fotografia.<br />

Tutti costatavamo che gli anni e le avventure non avevano<br />

scalfito la nostra capacità di emozionarci dinanzi alla bellezza.<br />

Non abbiamo avuto fortuna nel tentare la lunga traversata per le<br />

creste del San Lorenzo. Siamo rimasti intrappolati dalla bufera per<br />

tre giorni, in una buca scavata nella neve sull’anticima. Nei nove<br />

giorni di assenza, Rossana ci aspettò con coraggio da sola senza<br />

poter comunicare, in un puesto sperduto. Quei giorni furono la<br />

perfetta condivisione di una grande avventura con un uomo grande.<br />

Walter disse a Gino, commosso, che con nessun compagno,<br />

dopo Carlo Mauri, si era sentito a proprio agio in montagna come<br />

con lui. In discesa, di fronte a un torrente impetuoso che Walter<br />

aveva già saltato con incredibile agilissimo balzo, non disse una<br />

parola di rimprovero al mio rifiuto di seguirlo: rifece il salto verso<br />

l’alto e allungammo così il percorso di qualche ora, benché l’avessi<br />

esortato a proseguire da solo per incontrare al più presto Rossana.<br />

Nei lunghi conversari, avevamo compreso i risvolti della vicenda<br />

K2, con lo strascico di amarezza patita. Così ho poi cercato, ma<br />

invano, di mediare una chiusura definitiva e dignitosa della vertenza<br />

con il CAI. Walter ha trovato in extremis giustizia giuridica.<br />

Un certo ambiente della montagna ha riconosciuto la realtà dei<br />

fatti solo quando ha ritenuto vantaggioso specchiarsi nel riflesso<br />

di una personalità retta, che non aveva ceduto alle derive mercantili<br />

dell’alpinismo. Alcuni atteggiamenti odierni mi appaiono più<br />

ipocrisie e opportunismi, che riconoscimento di giustizia dovuta.<br />

Con Walter non ne ho più parlato. Lui ha scritto la presentazione<br />

per la mostra dedicata a Gino, espressione di amicizia in un tipo<br />

di alpinismo al tramonto. Ci siamo visti un’ultima volta, come la<br />

prima, al Filmfestival di Trento. Una voce dal pubblico: “E’ vero<br />

6 | <strong>2011</strong> 10<br />

4» Settembre-ottobre 1969. Polinesia francese, Isole Marchesi: in esplorazione<br />

nei luoghi visitati da Melville (Isola di Nuku Hiwa)// 5» 1971. Nella Valle di Rio<br />

Tunél, verso il Passo del Viento// 6» Agosto-settembre 1969. Australia, Grande<br />

Barriera Corallina: tra le rondini di mare (Sterna fuscata) di Machaelmas Cay<br />

che la Metzeltin ha detto che con Bonatti andrebbe anche all’Inferno?”<br />

Lui si è schermito: “E’ un po’ che non la vedo…”. Mi faccio<br />

avanti, ci abbracciamo, e preciso che non credo all’Inferno ma<br />

che sulla Terra con lui andrei dovunque; poi un cenno scherzoso<br />

al suo rifiuto per attrezzi moderni e una promessa di rivederci che<br />

non mi è stato dato di mantenere.<br />

roberTo mAnTovAni - giornalista<br />

Era un eroe omerico, ma io lo sentivo soprattutto un amico. Conoscevo<br />

Walter da molti anni. Avevamo condiviso pensieri, idee,<br />

opinioni, qualche lavoro, un lungometraggio. I suoi primi libri li<br />

avevo letti che ero un ragazzino, e ricordo come fosse oggi il paginone<br />

del “La Stampa” che raccontava la sua scalata sul Cervino,<br />

nel febbraio del ’65. Poi erano arrivati i suoi reportage su Epoca,<br />

che in casa non arrivava ma che io riuscivo a sbirciare da qualche<br />

amico. Diventato adulto, gli avrei chiesto tante volte di raccontarmi<br />

le storie che aveva pubblicato. Quand’era ispirato, Bonatti<br />

era bravissimo a raccontare. Raramente mi è capitato di ascoltare<br />

qualcuno bravo come lui. La sua voce, i suoi gesti, il suo viso ti<br />

trasportavano dentro meraviglia e stupore.<br />

Alla fine del 2008, nella redazione di Alp, dove lavoravo, stavamo<br />

chiudendo un numero speciale dedicato a Bonatti. In quei mesi,<br />

con Walter ci siamo visti spesso. Una volta, a casa sua, c’erano<br />

anche due collaboratori della rivista, Franco e Carlo, due amici.<br />

Era la prima volta che sentivano dal vivo i racconti di Walter. Non<br />

ho mai visto due persone tanto attente a non perdere neanche una<br />

battuta.<br />

Credo che Walter lo sapesse di essere un bravo story teller, ma su<br />

questo suo talento non ci ha mai giocato. Non infiorava: ricordava.

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