» portfolio foglie d’autunno Alla ricerca dello haiku Testo di Amerigo Sivelli – Foto di Mario Vianelli 6 | <strong>2011</strong> 42 tra tutte le forme di poesia, lo haiku è quella che meglio riflette la natura. (James hackett, The Way of Haiku: An Anthology of Haiku Poems. 1969)
LA riviSTA 6 | <strong>2011</strong> 43 Poche forme poetiche hanno conosciuto una diffusione e uno sviluppo paragonabili a quelli dello haiku. Le origini del moderno haiku sono legate a una antica forma della poesia giapponese nota come tanka, affermatasi ampliamente nel corso dell’ottavo secolo. Essa era composta da un totale di 31 sillabe, disposte in unità 5,7,5 e 7, 7 sillabe. Il termine sillaba risulta tuttavia improprio, in quanto la poesia giapponese non utilizza le sillabe come unità di riferimento, bensì le more: si tratta, in questo caso, di unità tendenzialmente più piccole, per cui una sola sillaba può corrispondere a una, due o addirittura a tre more. Sulla base della struttura del tanka si sviluppò un’altra forma poetica più direttamente legata alla nascita dello haiku chiamata renga, che raggiunse una certa notorietà a partire dal nono secolo. Renga significa letteralmente “poesia concatenata”, poiché la composizione prevedeva l’aggiunta di strofe da parte di più poeti: spesso era il poeta più autorevole a iniziare la composizione fornendo i primi tre versi, rispettivamente di 5, 7, 5 more e il secondo poeta era chiamato a rispondere con due versi di 7 more ciascuno. In seguito era possibile aggiungere nuove coppie di strofe, in alcuni casi fino a raggiungere un totale di cento strofe. Nel diciassettesimo secolo incominciò ad affermarsi l’uso di comporre poesie formate esclusivamente dalla strofa iniziale di un renga, dunque con una struttura di solo 5, 7, 5 more. Queste nuove poesie di forma brevissima rappresentano l’odierno haiku, sebbene allora fossero note come hokku, che significa appunto “verso iniziale”. Lo haiku classico richiede, oltre alla struttura di 5, 7, 5 more, anche l’inserimento di un kigo, cioè una parola che denoti la stagione dell’anno. Tali kigo non sono però sempre intellegibili al lettore inesperto: la presenza della luna, se non modificata da altre indicazioni, è legata per esempio all’autunno: 枯枝に烏の止りけり秋の暮 Meigetsu ya ike o megurite yomosugara Oh, luna d’autunno! Girare intorno allo stagno una notte intera. (Bashō) Il canto del cuculo denota invece l’estate: ほととぎす声横たふ水の上 Hototogisu koe yokotau ya mizu no ue Il grido del cuculo passa attraverso…ah! …al di sopra dell’acqua. (Bashō) Un altro elemento particolarmente diffuso nella poesia haiku è l’utilizzo di particelle come ya o kana, che servono soltanto a separare o a concludere un enunciato, hanno cioè il valore di cesure. La nascita di un tipo di haiku svincolato dalle norme metriche e la diffusione di questa forma poetica al di fuori del Giappone hanno spinto a un costante e ripetuto interrogarsi da parte dei critici letterari in merito alla natura e alla definizione dello haiku. I poeti statunitensi e, in seguito, artisti di ogni parte del mondo hanno iniziato a comporre haiku, ognuno nella propria lingua e sulla base della propria concezione poetica. Afferma James Hackett, uno dei maggiori autori statunitensi di haiku: “Da tempo ritengo che il vero tesoro dello haiku sia il suo confrontarsi con il presente… proprio con il battito della vita stessa.” Soprattutto tra gli studiosi occidentali si è fatta strada l’idea per cui uno haiku sarebbe espressione di una intuizione zen, un momento di profonda consapevolezza, uno stacco nella nostra esperienza. La relazione con lo Zen resta tuttavia controversa. Lo haiku è anzitutto una poesia breve e fa della brevità la sua forza. La composizione non è mai piatta e narrativa, ma energica e centripeta. Spesso compaiono due fenomeni, la cui dinamica tende a essere la seguente: contesto > cesura > ingresso improvviso del secondo elemento. Soprattutto nel caso dello haiku moderno, tuttavia, abbondano le composizioni con un solo centro semantico. La natura in senso lato rappresenta senz’altro uno dei temi prediletti dai poeti di haiku, sebbene qualunque soggetto sia degno di essere trattato: la composizione si estende quindi anche al mondo umano e agli oggetti della vita quotidiana. E’ interessante notare come nello haiku i sentimenti vengano affrontati in maniera alquanto differente rispetto alla prospettiva occidentale: non si tratta mai di una celebrazione dell’individualità o della personalità, quanto piuttosto di una accettazione della condizione umana in tutti i suoi colori, proprio come se fossero le stagioni dell’anno. Gli haiku che seguono sono legati alla stagione autunnale, il periodo dell’anno in cui le foglie degli alberi cadono al suolo e la natura si ripiega su se stessa. Alcuni sono haiku tradizionali, perciò l’originale rispetta le norme relative alla metrica, altri appartengono invece alla corrente dello haiku libero, mentre l’ultima composizione esemplifica la tradizione americana.