novembre dicembre 2011 - Club Alpino Italiano
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LA riviSTA 6 | <strong>2011</strong> 67<br />
do disporre di un risultato immediato,<br />
però a parte il supporto sul<br />
quale si fissa l’immagine tutto è<br />
rimasto come un tempo. la gente<br />
si riempie la bocca di “mega<br />
pixel” non rendendosi conto che<br />
la qualità dei sensori non è altro<br />
che la caratteristica che si attribuiva<br />
alla pellicola. Quindi, se un<br />
tempo usavo una velvia 50 asa<br />
oggi utilizzo una fotocamera con<br />
un sensore da 22 mega pixel ma,<br />
come da questo raffronto pare<br />
logico, non mi basta una buona<br />
pellicola per fare una buona foto.<br />
com’ è sempre stato, al di là<br />
del soggetto che fotografa e di<br />
quello fotografato, le due cose<br />
fondamentali, ai fini qualitativi,<br />
sono la qualità dell’ottica, della<br />
luce e dei sensori o della pellicola.<br />
se poi parliamo di photoshop<br />
non è altro che la versione molto<br />
più avanzata di quello che era la<br />
vecchia camera oscura con tutti<br />
i suoi ‘trucchetti’ per intervenire<br />
sull’immagine.<br />
oggi anche un mediocre può<br />
raggiungere buoni risultati,<br />
mentre una volta lavorare bene<br />
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presupponeva grande passione in<br />
quanto l’impegno, sia di tempo<br />
che economico era notevole. ora<br />
con ‘due lire’ si può disporre già<br />
di buone attrezzature sia di produzione<br />
che di post produzione,<br />
ma come appare fin troppo evidente,<br />
purtroppo o per fortuna,<br />
questo non basta.<br />
come già accennavo prima, la<br />
mia passione per la fotografia<br />
risale a più di trent’anni fa ed è<br />
legata alla montagna. credo sia<br />
nata dal desiderio di portarmi a<br />
casa almeno la parte estetica di<br />
quello che vedevo e sentivo. dopo<br />
qualche anno è diventato un lavoro.<br />
per molto tempo ho dovuto<br />
accontentare i clienti cercando<br />
di far trasmettere all’immagine<br />
quello che loro avevano in testa,<br />
ora le cose vanno meglio, perché<br />
parte dei miei interlocutori si affidano<br />
a me anche per l’interpretazione<br />
del prodotto attraverso<br />
l’immagine.<br />
il mio soggetto preferito continua<br />
comunque ad essere la<br />
montagna, la montagna interpretata.<br />
punti di vista inusuali<br />
o condizioni di luce particolare,<br />
inquadrature diverse o tutto<br />
questo insieme. i cieli azzurri o i<br />
tramonti sono meravigliosi, ma<br />
da un paesaggio pretendo di più.<br />
una buona immagine deve essere<br />
irripetibile e spesso a dare questa<br />
unicità possono essere semplicemente<br />
le nuvole: le mie più belle<br />
foto sono nate da giornate molto<br />
variabili e spesso i miei soggetti<br />
sono stati modellati dalle<br />
luci della sera, (meno da quelle<br />
dell’alba solo perché sono un po’<br />
pigro), luci radenti che fanno vivere<br />
le forme. spesso ho scattato<br />
immagini spettacolari da punti<br />
di vista banali, passi dolomitici<br />
accessibili e comodi dove solamente<br />
il colpo d’occhio e l’ottica<br />
giusta ha fatto la differenza.<br />
altre volte invece l’immagine è<br />
stata frutto di grandi fatiche per<br />
raggiungere luoghi particolari<br />
e l’unicità è stata frutto di in<br />
questo. altre volte ancora, e non<br />
sono poche, ho buttato tempo,<br />
energie e soldi inseguendo idee<br />
mai più realizzate.<br />
come per l’alpinismo, rifiuto<br />
la tecnologia come elemento<br />
primario e sono molto lontano<br />
dalle conoscenze tecniche o<br />
modaiole che lascio ai fotoamatori:<br />
sigle e numeri che spesso<br />
nascondono soltanto incapacità.<br />
così continuo a lavorare con<br />
i vecchi sistemi e seppur usando<br />
attrezzature all’avanguardia mi<br />
convinco sempre di più che curiosità,<br />
gusto, inventiva e passione<br />
siano alla base di qualsiasi<br />
attività ben fatta.<br />
ora penserete: “Questo qua non<br />
ci ha detto niente…”. in parte è<br />
vero, se vi aspettavate le ricette<br />
magiche, ma parlare di fotografia<br />
spiegando rapporti fra<br />
diaframmi e tempi, o formule<br />
ottiche per spostare un piano<br />
di fuoco è come raccontare l’<br />
alpinismo con i nodi o con le<br />
istruzioni d’uso dell’ultimo discensore<br />
della camp. Quindi<br />
parafrasando, impariamo molto<br />
bene solo quei quattro ‘nodi’<br />
che ci servono e che già conosciamo.<br />
colleghiamo cuore e<br />
cervello. poi andiamo a fotografare.<br />
«<br />
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