» scienZA La foresta boreale, corona verde del pianeta ecosistema ricco e vario, è un vero e proprio patrimonio dell'umanità testo di Sergio Rossi - Università del Québec a Chicoutimi, QC, Canada L’emisfero settentrionale del nostro pianeta è cinto da una sterminata corona verde che si estende per oltre 2000 chilometri fra la tundra glaciale e le foreste temperate: la foresta boreale. Questo immenso ecosistema di climi freddi è considerato un 6 | <strong>2011</strong> 30 ambiente monotono e semplificato nelle componenti ecologiche, caratterizzato da poche specie vegetali ed animali. Eppure, la realtà non è sempre come ci viene raccontata. 1
LA riviSTA 6 | <strong>2011</strong> 31 1» Nella foresta boreale, le estati sono fresche e corte. Quando arriva, l’autunno accende letteralmente le chiome degli alberi colorando il paesaggio di mille colori. Saguenay-Lac-Saint-Jean, QC, Canada. Foto©H. Morin oriGine e diffUSione Durante il Pleistocene, circa 20.000 anni fa, le temperature medie annue erano più basse di 8-12°C rispetto a quelle attuali ed uno strato di ghiaccio di oltre 3.000 metri ricopriva quasi la metà del continente nordamericano ed eurasiatico. La trasformazione delle masse d’acqua in ghiaccio causarono un abbassamento dei mari fino a 200 metri, a tal punto che le isole britanniche apparivano unite alla terraferma. Il successivo riscaldamento del pianeta fece gradualmente recedere l’immenso ghiacciaio, consentendo agli alberi e alle piante che si erano precedentemente concentrate nelle parti più meridionali, di diffondersi verso nord. Le prime specie arboree colonizzatrici furono i pini e gli abeti del genere Picea (18.000 anni fa) e successivamente arrivarono le betulle e gli abeti del genere Abies. Fra i 12.000 ed i 9.000 anni fa, tutte queste specie coesistevano a sud del ghiacciaio che ancora ricopriva una gran parte del Canada. Intorno a 5.000 anni fa, il riscaldamento del pianeta si arrestò, delineando così definitivamente la composizione vegetazionale di quella che oggi è conosciuta come foresta boreale, dal nome del dio della mitologia greca Bòrea che rappresentava il vento del nord. Attualmente, la regione polare dell’emisfero settentrionale è cinta da una sterminata corona verde di oltre 2.000 chilometri, estesa fra la tundra glaciale artica a nord e le foreste temperate e le praterie a sud, in una zona compresa fra i 50° ed i 70° di latitudine, dalla penisola scandinava all’America settentrionale attraverso tutto il continente asiatico. Con i suoi 12 milioni di chilometri quadrati, questo ambiente rappresenta circa il 10% delle terre emerse e quasi il 30% delle foreste mondiali e costituisce uno dei più importanti ecosistemi forestali del pianeta: un vero e proprio patrimonio naturale dell’umanità. fLorA e fAUnA: come SoPrAvvivere AL freddo Vista dall’alto, la foresta boreale sembra un infinito tappeto di conifere esteso a perdita d’occhio. In realtà, queste sconfinate regioni continuano a meravigliarci per la loro straordinaria bellezza e ricchezza in componenti vegetali, che forniscono habitat e nutrimento agli animali di tutte le taglie, dai più piccoli microrganismi ai grandi mammiferi predatori. Nelle regioni boreali, gli inverni sono lunghi e freddi, ed alle maggioro latitudini decisamente bui, con un periodo disponibile per l’accrescimento piuttosto ridotto. Il terreno è ricoperto dalla neve per 6-8 mesi all’anno e nelle zone più fredde il permafrost impedisce il completo disgelo degli strati più profondi del suolo. A Ojmjakon, nella Siberia Orientale, la temperatura media annua si aggira intorno ai -16°C, con minime invernali che possono raggiungere i 70°C sotto zero. Per poter sopravvivere a questi fattori climatici estremi, la fauna e la flora si sono evolute adeguando le forme di crescita ed i ritmi vitali a questo ambiente, che all’occhio umano potrebbe apparire quantomeno poco accogliente. La foresta boreale è il regno delle conifere (abeti, pini e larici), le cui forme piramidali dei rami permettono di sopportare il peso della neve durante il lungo inverno. Solo il 25 % della copertura arborea è costituita da latifoglie a foglie piccole (betulle, pioppi, ontani e salici), associate in gruppi all’interno della foresta e riconoscibili anche da lontano per la chioma estiva verde chiaro o per i loro colori autunnali sgargianti. Le foglie aghiformi delle conifere sono ricoperte da spesse protezioni cerose che impediscono la perdita di acqua nei periodi siccitosi. Per quanto possa apparire contraddittorio che territori abbondantemente solcati da fiumi e laghi possano soffrire di stress idrici (il Canada da solo possiede il 20% delle acque dolci del pianeta), per diversi mesi all’anno il suolo è ghiacciato e l’acqua non è disponibile per le piante. I colori scuri della vegetazione facilitano l’assorbimento di calore dal sole per iniziare precocemente la fotosintesi clorofilliana in primavera. In inverno i tronchi mantengono poca linfa all’interno degli elementi di trasporto, spingendo l’acqua negli spazi intercellulari in modo da minimizzare il rischio di formazione di cristalli di ghiaccio che potrebbero danneggiare i tessuti vegetali e la sopravvivenza stessa della pianta. Il sottobosco è costituito da una miriade fra piante vascolari, muschi, licheni e funghi. La diversità in specie di questi ambienti è strettamente collegata allo spessore ed alla composizione della sostanza organica presente nel suolo che consiste principalmente in uno spesso strato muschio ed aghi di conifere in decomposizione. Se le piante possono evitare la stagione avversa interrompendo l’attività vegetativa, gli animali hanno dovuto adattare i loro ritmi naturali per sopravvivere all’inverno. Solo alcuni infatti, come gli orsi, rallentano il metabolismo e superano la stagione fredda in un profondo letargo mentre altri, come lince e coniglio, rimangono attivi tutto l’anno. Le oche e le anatre, dotate della capacità di effettuare lunghi spostamenti stagionali, volano verso sud alla ricerca di climi più miti. I castori, invece, mantengono una fervente attività nelle tane rosicchiando cortecce e rametti accumulati durante l’estate mentre renne e caribù scavano sotto la neve alla ricerca dello strato di licheni di cui sono ghiotti. Per sfuggire ai grossi predatori, la lepre delle nevi, che in estate esibisce un mantello marrone-grigiastro, diventa completamente bianca in inverno per mimetizzarsi con l’ambiente circostante. evenTi PerTUrbATori e dinAmiche di rinnovAZione La foresta boreale è soggetta a periodiche perturbazioni naturali come incendi e epidemie di insetti. Quando si verificano questi eventi, vengono colpite grandi superfici di territorio, e la vegetazione viene parzialmente o completamente distrutta. Le piante, tuttavia, hanno sviluppato efficaci meccanismi di rigenerazione a tal punto che, per alcune specie, la perturbazione naturale diventa necessaria per il completamento del ciclo di vita: nella foresta boreale quindi, il fuoco e gli insetti non significano solo distruzione, ma rappresentano un’occasione rinnovazione e rinascita. L’incendio è la perturbazione più importante e violenta. In Canada sono stati stimati 9.000 incendi all’anno mentre in Russia si verificano annualmente fra i 17.000 ed i 33.000 incendi che nel solo 1987 hanno bruciato oltre 15 milioni di ettari di foresta boreale (come confronto, la superficie forestale italiana è stata stimata a 8-9 milioni di ettari). Nel Québec (Canada), il 20% degli incendi è causato dai fulmini che si scaricano sul terreno ricco di aghi indecomposti di conifere. Le specie arboree hanno sincronizzato il loro ciclo vitale al periodico passaggio del fuoco sviluppando