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Edizione del 09/06/2013 - Corriere

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Rubrica<br />

di<br />

EnoGastronomia<br />

di Annito Abate<br />

email: annito.abate@libero.it<br />

blog: www.annitoabate.wordpress.com<br />

CORRI R<br />

Domenica 9 giugno <strong>2013</strong><br />

VitignoItalia: luci e ombre<br />

All’ingresso la distribuzione dei bicchieri con tanto di tracolla<br />

“griffata”, alle spalle una scenografia di luci e ombre “ammicca”<br />

al tema portante <strong>del</strong>la Manifestazione<br />

“A”, Sala <strong>del</strong>le Prigioni affollata di wine lovers; in primo piano<br />

la postazione <strong>del</strong>l’Irpina e blasonata “Cantina Di Marzo” di<br />

Tufo. Gli arredi tutti rigorosamente in materiali “sostenibili”<br />

Lungo il percorso, sotto uno splendido porticato di pietra e<br />

tufo si arriva alla Vigna Felix, l’enoteca regionale dove si degustano<br />

le etichette <strong>del</strong>le cinque Province <strong>del</strong>la Campania<br />

Sfoglio il catalogo di “VITIGNOITALIA vini al<br />

castello”, mi colpisce lo slogan di una pubblicità:<br />

“L’Italia è il primo esportatore di vino<br />

al mondo”, dove la singolare combinazione cromatica<br />

non sembra essere la chiave di lettura voluta:<br />

“L’Italia è di vino al mondo”, infatti, scritto in<br />

rosso, non ha un senso compiuto ma tutta la combinazione<br />

di colori, forse, ha significato come le<br />

ombre di un quadro disegnate dalla luce. Ammetto<br />

che quanto descritto è una criptica associazione<br />

mentale per la doppia sensazione provata alla<br />

manifestazione fatta di “chiari” e di “scuri”: la<br />

consapevolezza che c’è bisogno di ingranare una<br />

marcia in più e, contemporaneamente, di recuperare<br />

quanto di buono esiste e resta dentro come<br />

consolidata emozione. Che l’Italia sia il primo<br />

esportatore di vino al mondo non può che gratificare<br />

ma la consapevolezza che questo traguardo<br />

vuol dire appiattirsi sui gusti internazionali potrebbe<br />

far pensare.<br />

Che Vitigno Italia sia una manifestazione potenzialmente<br />

affascinante può tranquillizzare ma la<br />

consapevolezza che possa emergere una certa<br />

“stanchezza” preoccupa.<br />

Sono arrivato sul ponte lavatoio <strong>del</strong> Castel <strong>del</strong>l’Ovo<br />

di Napoli un tantino stressato, come un docente<br />

che comincia gli esami dopo aver scoperto che<br />

gli hanno rigato la macchina; mi sono sorpreso a<br />

vivere questa edizione <strong>2013</strong> di Vitigno Italia a due<br />

velocità, tra emozione e distacco.<br />

Non riesco ad uscire dall’ingorgo a “croce uncinata”<br />

che si è addensato intorno al Maschio Angioino,<br />

in macchina c’è <strong>del</strong> vino bianco che ha bisogno<br />

di potersi raffreddare per la prevista degustazione.<br />

Mi presento alla barra dei vari parcheggi “consultati”<br />

come un peccatore alle Porte <strong>del</strong> Paradiso: non<br />

c’è posto per me! Vago nel limbo d’asfalto tra via<br />

Nazario Sauro ed il Tunnel <strong>del</strong>la Vittoria alla spasmodica<br />

ricerca di un posto auto, “pettino”, una<br />

ad una, tutte le traverse, chiedo agli spacciatori di<br />

spazio veicolare ma nessuna striscia o vuoto sembra<br />

apparire da quello che ai miei occhi appare<br />

sempre più come un mare di lamiere variopinte.<br />

Scacciato dal Paradiso e rifiutato dal purgatorio infilo<br />

la via <strong>del</strong>l’inferno e mi addentro nelle viscere<br />

<strong>del</strong>la Napoli sotterranea e finalmente riesco a posizionare<br />

la mia trappola metallica; sostituirei un<br />

viaggio di mille chilometri con il dover parcheggiare<br />

nelle città impossibili.<br />

A piedi attraverso la suadente musica filodiffusa ed<br />

il tufo giallo scavato nei secoli, i passi si susseguono<br />

frettolosi, sui pavimenti resinati, verso l’uscita;<br />

finalmente sono fuori, evito di respirare all’imboccatura<br />

<strong>del</strong> Tunnel, non si sa mai, supero la sede de<br />

“Il Mattino”, imbocco una traversa ed infine sono<br />

sul lungomare, destinazione Vitigno Italia. Il clima<br />

è mite, finalmente sembra arrivata l’estate, la passeggiata,<br />

quindi, può diventare salutare come la<br />

sensazione di respirare quel soffio di iodio che viene<br />

su dal mare appena increspato; l’accumulo<br />

d’ansia per la fase traffico/parcheggio non è <strong>del</strong> tutto<br />

scemato e mi sorprendo a varcare l’ingresso <strong>del</strong>l’Evento<br />

con i sensi puntati sul verso sbagliato.<br />

G<br />

Questa sensibilità indotta mi porta a vivere con attenzione<br />

i particolari che mi circondano, quasi un<br />

puntiglio per quello che vedo; scorgo i dettagli che<br />

si sovrappongono come gli strati di una millefoglie<br />

fatta con la crema sbagliata: la mangi, anche con<br />

piacere, ma resta, nella bocca e nella mente, un<br />

aroma che volevi fosse altra cosa.<br />

La strada che si inerpica tra le pareti di tufo di Castel<br />

<strong>del</strong>l’Ovo è bellissima, illuminata da una luce<br />

calda ed invasa dal senso di mare che si scorge da<br />

più punti, laddove, un tempo, gli arcieri prima ed<br />

i cannonieri dopo, avevano il compito di difendere<br />

la citta<strong>del</strong>la.<br />

«Salirò tra le rose di questo giardino, salirò fino a<br />

quando sarò solamente un puntino lontano» penso<br />

al riff <strong>del</strong>la canzone di Daniele Silvestri ed alla<br />

mia mente che si estranea tra la gente in tema con<br />

le sensazioni che stavo provando: una folla silente<br />

che diventa un caos calmo, una sequenza di ossimori<br />

emozionali che, lungo il percorso, avvalorano<br />

la mia lettura di una manifestazione tra luci<br />

ed ombre, tra attrazione e repulsione. Nella Sala<br />

<strong>del</strong>le Prigioni “A” rifiuto una grappa (non posso cominciare<br />

da un distillato), scelgo invece un “Bianco<br />

di Martiena IGT”, fresca declinazione Toscana<br />

di trebbiano, malvasia e grechetto. Nella Sala <strong>del</strong>la<br />

Sirena “B” mi lascio tentare da un “tagliente” Pinot<br />

Bianco di Caldaro in Alto Adige. Nella Sala Italia<br />

“C” voglio degustare il nuovo Greco DOC Sannio<br />

di Fattoria La Rivolta (ho conservato un bel ricordo<br />

di quello <strong>del</strong>la scorsa annata).<br />

Nelle Sale “D” e “G” non riesco ad entrare, guardo<br />

i colophon all’ingresso ma il flusso spettrale <strong>del</strong>le<br />

ombre dei bevitori mi trattiene, non è assolutamente<br />

spocchiosa repulsione ma solo voglia di restare<br />

spettatore di una scena, tutto sommato, affascinante,<br />

resa ancora più attraente dalle luci di Napoli<br />

e <strong>del</strong> tramonto che, oltre il parapetto, si mischiano<br />

al mare all’orizzonte.<br />

Ma quest’anno c’è il “food”: formaggi, salumi, pasta<br />

e l’immancabile Mozzarella di Bufala Campana<br />

DOP, diventata ormai una “star” nel panorama<br />

enogastronomico; per questa edizione la “novità”<br />

è l’abbinamento con i vini e la possibilità di “mangiare”,<br />

oltre che “bere”.<br />

Quest’anno c’è il “progetto di sostenibilità ambientale:<br />

la “novità” è che si fa “riciclaggio” e che<br />

sedie e banchi di degustazione sono in cartone, devo<br />

dire anche abbastanza resistenti.<br />

Finalmente mi rifugio nel vino e nell’arte, tra i “Percorsi<br />

contemporanei <strong>del</strong> gusto creativo” dove l’AIS<br />

Napoli ha organizzato una bella e distensiva (finalmente)<br />

degustazione guidata di 4 coppie di vini<br />

abbinati ai 4 elementi per antonomasia: Terra,<br />

Acqua, Fuoco ed Aria. In abbinamento dipinti a tema.<br />

Prima <strong>del</strong> ritorno (non al futuro) mi concedo un’altra<br />

“novità”: al suono di un mandolino mi faccio<br />

una pizza … ma senza birra!<br />

E’ tardi ormai, riattraverso la Napoli sotterranea,<br />

sbaglio qualche uscita nel groviglio <strong>del</strong> parcheggio<br />

Morelli e finalmente posso tornare a casa; il traffico<br />

a quest’ora sembra dare tregua al mio sistema<br />

nervoso<br />

23<br />

ustoeacapo<br />

architetture <strong>del</strong> sapore<br />

Circa 200 le<br />

Cantine aderenti<br />

a “VITIGNOI-<br />

TALIA vini al castello”,<br />

IX Salone<br />

dei vini e dei<br />

territori vitivinicoli<br />

italiani a<br />

Napoli nella<br />

splendida location<br />

di Castel<br />

<strong>del</strong>l’Ovo. Il format<br />

è vincente?<br />

“I”, Antro di Virgilio, affiancamento <strong>del</strong> food al vino con la<br />

presenza <strong>del</strong> Pastificio “Fratelli Di Martino” e dei quattro<br />

principali consorzi di tutela dei grandi formaggi italiani Dop<br />

Il flusso spettrale <strong>del</strong>le ombre dei visitatori fa da primo piano<br />

alle luci di Napoli e <strong>del</strong> tramonto che, oltre il parapetto,<br />

si mischiano al mare all’orizzonte<br />

I “Percorsi contemporanei <strong>del</strong> gusto creativo”, titolo <strong>del</strong>la degustazione<br />

organizzata da AIS Napoli: 4 coppie di vini abbinati<br />

ai 4 elementi per antonomasia: Terra, Acqua, Fuoco ed Aria

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