ATTUALITÀ Acqua potabile a minor contenuto di deuterio L’Unione Europea non è ancora una “società del riciclo” Un gruppo di scienziati cinesi hanno sviluppato un metodo meno costoso e più ecologico per la produzione di acqua potabile a ridotto contenuto di deuterio. Il lavoro è stato pubblicato sul bisettimanale di ACS, Industrial & Engineering Chemistry Research. L’acqua naturale, spiegano Changgong Meng e Feng Huang, autori della ricerca, è ampiamente conosciuta come H 2 O ma in realtà è una miscela di H 2 O e di piccole quantità di D 2 O - circa 150 parti per milione (ppm), o qualche goccia di D 2 O in ogni litro d’acqua. L’acqua a minor contenuto di deuterio di solito contiene circa 125 ppm. Il deuterio, che ha come simbolo una “D” è un isotopo dell’idrogeno ed è spesso denominato “idrogeno pesante”. Gli autori citano varie fonti della letteratura scientica che mostrano come l’acqua contenente elevati livelli di deuterio, può avere effetti negativi sulla salute degli animali e delle piante, mentre quella impoverita di deuterio può essere utile nel trattamento di alcune patologie. I metodi attuali per rimuovere il deuterio dall’acqua tendono ad essere costosi, inefcienti o dannosi per l’ambiente. I ricercatori hanno descritto un nuovo metodo che aiuta a superare questi problemi e che potrebbe essere la base per la prima produzione su scala industriale dell’acqua impoverita di deuterio. Si tratta di un catalizzatore in platino che elimina rapidamente e in modo efciente il deuterio dall’acqua utilizzando una combinazione di temperature calde e fredde. Nei test di laboratorio, la nuova tecnica ha ridotto la quantità di deuterio in acqua da circa 145 a 125 parti per milione. L’acqua risultante è potabile e, secondo gli scienziati, potrebbe essere prodotta in grandi quantità a basso costo. La Commissione europea ha pubblicato una relazione sui risultati ottenuti dagli Stati membri nella prevenzione e nel riciclo dei ri uti. Secondo quanto affermato dalla relazione, la produzione complessiva di ri uti è tendenzialmente in aumento (nel migliore dei casi, in via di stabilizzazione) nella maggior parte degli Stati membri, ma ad un ritmo più lento della crescita economica. Negli ultimi dieci anni, la produzione di ri uti urbani si è stabilizzata su circa 524 kg pro-capite all’anno, sebbene nello stesso periodo i consumi domestici siano aumentati mediamente del 16%. Per ridurre la quantità di ri uti prodotti, in valore assoluto, si potrebbe pertanto fare di più. Il 25% del cibo acquistato dalle famiglie europee, per esempio, nisce nella spazzatura. Si potrebbe evitare di gettar via circa il 60% di questi ri uti, con un risparmio dell’ordine di 500 euro all’anno per famiglia (Wrap, www.wrap.org.uk). Esistono enormi differenze tra uno Stato membro e l’altro. I tassi di riciclo variano da pochi punti percentuali ad un massimo del 70%. In alcuni paesi lo smaltimento in discarica è virtualmente scomparso, in altri più del 90% dei ri uti viene ancora interrato. Gli obiettivi dell’UE in materia di raccolta e riciclo possono essere notevolmente migliorati incoraggiando l’introduzione di una combinazione degli strumenti economici e normativi utilizzati dagli Stati membri che registrano i risultati migliori. Per promuovere maggiormente il riciclo, inoltre, occorre rendere più coerenti la progettazione dei prodotti e le politiche in materia di ri uti. La relazione, inoltre, insiste sulla necessità di compiere sforzi continui per migliorare il coinvolgimento dei soggetti interessati e sensibilizzare i cittadini. I ri uti sono ancora al centro del 20% circa di tutti i procedimenti d’infrazione in materia di diritto ambientale. Come dimostrato dai recenti avvenimenti in Ungheria e in Italia, la piena attuazione delle norme in materia di ri uti è vitale per la tutela dell’ambiente e della salute. La nuova direttiva quadro sui ri uti, che avrebbe dovuto essere recepita entro il 12 dicembre 2010, non è stata ancora trasposta negli ordinamenti nazionali in molti paesi dell’UE. La nuova direttiva aggiorna e sempli ca il nostro modo di concepire la politica in materia di ri uti, ispirandola al concetto del “ciclo di vita”. Introduce una gerarchia vincolante a seconda del tipo di ri uti, stabilendo un ordine di priorità per il loro trattamento. Antepone la prevenzione al riutilizzo, al riciclo e alle altre modalità di recupero, relegando in fondo alla scala sistemi di smaltimento quali la messa in discarica. Obbliga in ne gli Stati membri ad ammodernare i loro piani di gestione dei ri uti e a predisporre appositi programmi di prevenzione entro il 2013, nonché a riciclare il 50% dei ri uti urbani e il 70% dei ri uti da costruzione e demolizione entro il 2020. 24 n.1 marzo 2011 ⊳ precedente successiva prima pagina stampa cerca
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