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Alla pioggia, quindi, dobbiamo la lenta<br />

preparazione del grande scenario in cui<br />

si sarebbe svolto il dramma della vita. Col<br />

passare delle ere geologiche le piogge hanno<br />

disgregato e disciolto i sali da terre emerse<br />

sempre differenti; i fenomeni vulcanici e i<br />

terremoti hanno alterato a più riprese il rapporto<br />

fra oceani, mari e continenti. E la grande<br />

protagonista di tutto è sempre stata la pioggia.<br />

…mezzo di trasporto per la vita<br />

Quando, circa tre miliardi di anni fa, sotto l’azione<br />

delle scariche elettriche e della radiazione<br />

ultravioletta, alcune molecole di ammoniaca, di<br />

ossido di carbonio e di vapore acqueo hanno<br />

cominciato a combinarsi nell’atmosfera dando<br />

luogo alla formazione dei primi amminoacidi, è<br />

stata la pioggia a trascinare queste molecole<br />

negli oceani che sono lentamente diventati il<br />

“brodo caldo primitivo” in cui si sono formate poi<br />

molecole sempre più complesse, le “basi” del<br />

DNA e le prime proteine. Le acque tempestose<br />

degli oceani hanno spinto queste molecole sulle<br />

rive delle terre emerse dove le nuove sintesi<br />

chimiche erano più facili ed è stata la pioggia<br />

che ha trascinato tali molecole di nuovo dalle<br />

terre emerse negli oceani. Fino a quando alcune<br />

molecole sono state in grado di riprodursi in<br />

forme ancora più complesse generando “la vita”.<br />

È stata poi la diversa composizione salina<br />

degli oceani e delle acque continentali che ha<br />

governato la specializzazione della vita nelle<br />

forme che chiamiamo animali e vegetali e ancora<br />

una volta le piogge, nel loro trascinamento<br />

continuo di molecole, hanno reso possibile<br />

l’interscambio fra organismi marini e terrestri.<br />

A mano a mano che la vita progrediva<br />

no a forme simili alle attuali, i mutamenti<br />

climatici hanno fatto sì che l’acqua delle<br />

piogge si solidicasse in ghiaccio e poi<br />

sciogliesse i ghiacciai allagando le pianure e<br />

trascinando di nuovo negli oceani i viventi.<br />

La forza delle piogge ha provocato le alluvioni<br />

che hanno coperto di terra antiche foreste e<br />

ammassi di animali i quali, nel corso di milioni<br />

di anni, si sono trasformati in carboni fossili,<br />

in petrolio e in metano; le piogge hanno<br />

provocato il trasporto di terre sulla supercie<br />

di antichi mari evaporati con il loro contenuto<br />

salino e si sono così formati i grandi giacimenti<br />

di sali sodici e potassici sotterranei a cui<br />

attingiamo ancora oggi. Le grandi alluvioni nel<br />

corso di milioni di anni hanno creato le grandi<br />

pianure fertili da cui oggi traiamo il cibo.<br />

L’acqua, le risorse e l’uomo<br />

Alla pioggia si devono, quindi, tutte le risorse<br />

naturali, inanimate e viventi; il vero grande<br />

“miracolo”, l’evento che desta meraviglia, sta<br />

nel fatto che la Terra, unica fra tutti i corpi<br />

celesti che conosciamo, si è piazzata, fra i<br />

vari pianeti solari, a una distanza “opportuna”<br />

per ricevere la radiazione solare che assicura<br />

alla Terra, grazie anche alla specialissima<br />

composizione chimica dell’atmosfera, una<br />

temperatura media superciale di circa 15 gradi<br />

Celsius, 285 gradi al di sopra della temperatura<br />

freddissima degli spazi interplanetari. È tale<br />

temperatura di 15 gradi che assicura l’esistenza<br />

dell’acqua allo stato liquido e quindi l’esistenza<br />

delle piogge, degli oceani, della vita.<br />

L’importanza terribile e meravigliosa della<br />

pioggia è stata così grande che ancora una<br />

decina di migliaia di anni fa alcune comunità<br />

umane avevano un “ricordo” di enormi piogge e<br />

alluvioni e tale ricordo è entrato nelle leggende<br />

e nelle religioni. Il popolo ebraico ha introdotto<br />

nella propria storia religiosa il “diluvio” come<br />

grande momento di allagamento di gran<br />

parte delle terre emerse, con punizione dei<br />

malvagi, e la salvezza di pochi individui “buoni”<br />

su una nave a opera di un dio benigno.<br />

Piccole comunità di primati sono migrati<br />

attraverso le terre emerse, piccole comunità<br />

si sono fermate qua e là sui continenti, poi,<br />

in tempi recentissimi, diecimila anni fa, alcuni<br />

si sono fermati come coltivatori e allevatori<br />

e si sono organizzati in orgogliosi imperi,<br />

spazzati via dalla storia e dalle alluvioni.<br />

E su tutto passa, indifferente agli umani<br />

orgogli e alle umane sventure, la pioggia<br />

che, al di là delle nostre potenze, continua<br />

indifferente a irrigare i campi, ad alimentare<br />

ghiacciai e umi, e torna al mare e dal mare<br />

l’acqua rievapora per generare altra pioggia.<br />

Da quella notte buia e tempestosa sono<br />

passati circa 40 milioni di secoli; gli umani<br />

hanno imparato moltissime cose sulle proprietà<br />

dell’acqua, sul ciclo naturale dell’acqua, sulla<br />

successione delle stagioni, su come quella<br />

massa di acqua che chiamiamo pioggia cade<br />

sugli oceani (300 mila miliardi di tonnellate<br />

all’anno), sulle terre emerse (100 mila miliardi<br />

di tonnellate all’anno), su questo piccolo<br />

paese che è l’Italia (300 miliardi di tonnellate<br />

all’anno); si sa quanta, dell’acqua delle piogge,<br />

rievapora e quanta torna al mare scorrendo<br />

sulla supercie dei continenti (40 mila miliardi di<br />

tonnellate all’anno), sulla supercie del territorio<br />

italiano (150 miliardi di tonnellate all’anno).<br />

Per restare al solo caso della piccola Italia, si<br />

sa abbastanza bene (pur con gravi carenze nei<br />

servizi meteorologici diffusi nel territorio) come<br />

le piogge sono distribuite, in media, nelle varie<br />

stagioni dell’anno, nelle varie regioni; poiché<br />

l’acqua “serve” ai bisogni umani, alle abitazioni,<br />

ai campi, alle fabbriche, eccetera (nella sola Italia<br />

più o meno occorrono 50 miliardi di tonnellate<br />

di acqua all’anno), in via di principio non è (non<br />

dovrebbe essere) difcile utilizzare le acque<br />

delle piogge a ni umani, raccogliere le acque<br />

quando le piogge sono abbondanti, trasferire<br />

l’acqua raccolta da una regione all’altra.<br />

E invece di ammirare le piogge e di chiedere<br />

alla loro acqua di aiutarci a soddisfare i nostri<br />

bisogni, ecco che, con la nostra arroganza,<br />

tagliamo, sui anchi delle valli, i boschi e la<br />

macchia e la vegetazione che attenuano la forza<br />

di caduta, erosiva, delle piogge, lasciamo senza<br />

manutenzione, invasi da depositi di detriti e riuti,<br />

i fossi e i umi lungo cui l’acqua si muove per<br />

tornare al mare, copriamo con cemento e asfalto<br />

e strade ed edici, e rendiamo impermeabili,<br />

i terreni attraverso cui l’acqua delle piogge<br />

vorrebbe entrare nel sottosuolo a ricaricare le<br />

falde sotterranee; e poi ci lamentiamo quando<br />

le acque irruenti invadono e dilagano nei campi<br />

e nelle città, quando scendono veloci verso il<br />

mare e sono fonti di alluvioni e frane. Dopo aver<br />

“perduto” l’acqua, quando era abbondante, ci<br />

arrabbiamo perché per qualche settimana la<br />

pioggia non cade, e poi siamo pronti a piangerci<br />

di nuovo addosso quando, nei mesi successivi,<br />

la pioggia più intensa allagherà altri campi e città,<br />

e via di questo passo, una stagione dopo l’altra.<br />

Dove è allora la nostra scienza? La nostra<br />

capacità di prevedere e prevenire? Perché<br />

non abbiamo approttato delle stagioni secche<br />

per sgombrare dagli ostacoli i ruscelli, i fossi,<br />

i torrenti e i umi, “sapendo”, di certo, che<br />

altra pioggia sarebbe venuta poco dopo?<br />

Perché abbiamo continuato a costruire nei<br />

luoghi in cui di certo, dopo pochi mesi, nuova<br />

pioggia cadrà e l’acqua troverà ostacoli nel<br />

suo cammino e si aprirà la strada verso<br />

il mare spazzando via tali ostacoli?<br />

Antiche popolazioni “incivili” adoravano il “genius<br />

loci”, la divinità benigna nascosta nelle sorgenti<br />

attraverso cui l’acqua delle piogge, dopo aver<br />

impregnato i terreni, sgorga in supercie,<br />

predisponevano il letto - il suolo, i torrenti, i<br />

umi - in cui la pioggia avrebbe cercato riposo<br />

e passaggio nel suo straordinario cammino.<br />

Ma noi siamo terrestri “civili”, adoriamo come<br />

divinità i computer e le automobili e i grattacieli e<br />

le piogge irridono la nostra miopia, muovendosi<br />

dal cielo, al suolo, al mare, al cielo, secondo<br />

leggi immutate da milioni di anni e prevedibili.<br />

Se fossi capace, farei un lm, intitolato<br />

“la pioggia”, da proiettare nei consigli<br />

comunali e nei parlamenti e nelle scuole,<br />

avente per protagonista unica proprio la<br />

pioggia che, senza parlare, con la stessa<br />

sua esistenza, spiega meglio di qualsiasi<br />

trattato di ecologia o geologia, i principi<br />

della pianicazione territoriale indispensabili<br />

per evitare in futuro alluvioni e siccità.<br />

n.1 marzo 2011<br />

93<br />

⊳<br />

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