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MONDO<br />

Kering rallenta, primo trimestre a +1%<br />

Il 2013 di Kering-Ppr si apre in salita. Dopo anni di crescita<br />

a doppia cifra il colosso del lusso accusa qualche segno di<br />

rallentamento dovuto principalmente alla flessione della<br />

divisione sport & lifestyle e alle perduranti difficoltà del mercato<br />

europeo. Il primo trimestre è terminato con un fatturato<br />

consolidato in aumento “solo” dell’1% a cambi correnti e<br />

del 3,1 a cambi costanti per un giro d’affari di 2,36 miliardi<br />

(nell’analogo periodo del 2012 la crescita era del 15%). In<br />

progresso le vendite del settore lusso, cresciute solo del 4,5%<br />

e del 6,4% a parità di cambi per un turnover di 1,5 miliardi<br />

di euro. La voce luxury ha performato bene soprattutto in<br />

Nord America e Giappone oltre all’area della Grande Cina. Il<br />

marchio di punta della maison, ovvero Gucci, ha aumentato<br />

le vendite del 2% a 865,9 milioni di euro (+4% a parità di<br />

cambi), Bottega Veneta del 5% (+8,8%) mentre la performance<br />

migliore spetta a Yves Saint Laurent (+16,9% a 127<br />

milioni). E se il lusso ha registrato una crescita a una singola<br />

cifra, la divisione sportiva di Puma ha addirittura registrato<br />

un’inversione di tendenza. Il marchio tedesco di abbigliamento<br />

sportivo ha subito un calo delle vendite del 4,8 per cento.<br />

Burberry supera le attese. Wholesale bye bye<br />

Burberry batte le attese degli analisti e chiude il secondo<br />

semestre con ricavi a 1,12 miliardi di sterline (pari a circa 1,3<br />

miliardi di euro) con una crescita delle vendite del 9 per cento.<br />

Lo sprint arriva dall’ultimo trimestre che ha regalato al colosso<br />

guidato da Angela Ahrendts un incremento dei ricavi dell’11%<br />

a 503 milioni di sterline (585 milioni di euro). A sostenere la<br />

crescita del gruppo inglese nel secondo semestre è stato, sul<br />

fronte distributivo, soprattutto il canale retail diretto che già<br />

rappresenta il 75% dei ricavi, dove le vendite di Burberry sono<br />

aumentate del 13% anche se per l’anno in corso ci si aspetta<br />

una crescita dei ricavi intorno al 5 per cento. Il canale wholesale<br />

permane in calo con un -3% registrato nel secondo semestre<br />

e, per la prima metà dell’esercizio fiscale 2013/2014, il gruppo<br />

prevede un calo del turnover sul questo fronte del 10% circa.<br />

Per il 2014 il gruppo si aspetta una crescita dei ricavi nonostante<br />

lo scenario rimanga difficile.<br />

Hermès, Conti d’oro, con “energia e ottimismo”<br />

Hermès centra un trimestre<br />

oltre le attese e, nel suo<br />

outlook per il 2013, parla di<br />

“energia” e “ottimismo”. I dati<br />

di vendite relativi ai primi tre<br />

mesi dell’anno confermano le<br />

aspettative, fatta eccezione per<br />

il mondo degli orologi, unico<br />

segno negativo per colta della<br />

Cina. Nel primo trimestre<br />

del 2013 i ricavi della maison<br />

francese sono aumentati del<br />

10% a 856,8 milioni, sopra le<br />

attese degli analisti che si erano<br />

fermati a quota 854 milioni.<br />

Nonostante la crescita sia<br />

legata a una forte domanda<br />

dei clienti asiatici (+17%,<br />

dato che esclude il mercato<br />

nipponico), la richiesta dei<br />

prodotti Hermès resta alta<br />

anche in altre regioni: le<br />

Americhe hanno aumentato le<br />

vendite dell’11%, il Giappone<br />

del 7% e perfino l’Europa ha<br />

segnoto un significativo +12<br />

per cento. E con una domanda<br />

che aumenta costantemente,<br />

compresi i prodotti di<br />

pelletteria e selleria (+7% nel<br />

primo trimestre di quest’anno),<br />

la maison ha annunciato<br />

investimenti in capacità<br />

produttiva. Aumenta anche la<br />

vendita di prodotti tessili e seta<br />

(+15%) come anche quella di<br />

profumi (+18%) sostenuti dal<br />

lancio della nuova femminile<br />

Jour d’Hermès. In rosso solo la<br />

divisione degli orologi, -5% a<br />

causa del rallentamento cinese<br />

all’inizio di quest’anno.<br />

Il Qatar continua lo shopping da Tiffany<br />

Il Qatar prosegue la scalata in Tiffany incrementando la sua partecipazione<br />

nel colosso statunitense dei gioielli. Attraverso il fondo<br />

sovrano Qatar Investment Authority (Qia), che solo un mese fa<br />

aveva portato la sua quota all’11,72% con l’acquisizione di 3,2<br />

milioni di azioni in più (vedi Pambianconews del 7 marzo), il<br />

Paese arabo ha aumentato l’investimento nel gioielliere di New<br />

York al 12,5 per cento. Tiffany nel quarto trimestre, terminato<br />

lo scorso 31 gennaio, ha riportato un rialzo dell’utile netto dello<br />

0,7% a 179,6 milioni di dollari, mentre i ricavi sono aumentati del<br />

4,1% a 1,24 miliardi di dollari. Per il 2013 l’azienda prevede una<br />

crescita dei ricavi del 6-8 per cento. Il Paese arabo, insomma, non<br />

si ferma. Le operazioni su Tiffany avvengono attraverso il veicolo<br />

istituzionale Qia che solo pochi mesi fa aveva stretto un accordo<br />

con l’italiana Cassa depositi e prestiti per focalizzare investimenti<br />

nel segmento lusso nel Belpaese. La conquista del gioielliere di<br />

New York era partita lo scorso anno, quando il Qatar era arrivato<br />

a detenere poco più del 5% del marchio di gioielleria, progressivamente<br />

aumentato al 7,83% a dicembre e all’8,7% nel mese di febbraio.<br />

Con questa scalata, il Qatar ha ampliato il suo vantaggio sul<br />

secondo azionista di Tiffany, il gruppo di investimento Vanguard<br />

rimasto al 5,75 per cento. Il fondo di investimento sovrano del<br />

Qatar detiene anche i magazzini Harrods e una quota del 12,8%<br />

nel gruppo Lagardère.<br />

24 pambianco MAGAZINE 7 maggio 2013

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