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Wine Lovers<br />

di Andrea Guolo<br />

Marco Caprai<br />

Arnaldo Caprai, il vino-immagine<br />

del cuore verde d’Italia<br />

Era quasi scomparso. Quando nel 1971 Arnaldo Caprai, imprenditore tessile<br />

specializzato nel cachemire, acquistò a Montefalco una tenuta agricola di pochi<br />

ettari, il Sagrantino in paese lo coltivavano in pochi: ne erano rimasti meno di<br />

dieci ettari, le cui uve davano un vino passito di modesta qualità. Oggi va di moda<br />

recuperare vitigni autoctoni, all’epoca no. Con il Sagrantino di Montefalco, che ha<br />

ottenuto la Doc nel 1982 e la Docg dieci anni più tardi, “Marco Caprai ha portato<br />

l’Umbria fuori dall’oscurità”, ha scritto qualche mese fa Brad Haskel sull’Huffington Post.<br />

Marco, figlio di Arnaldo, guida l’azienda di famiglia dalla fine degli anni 80. “Ho iniziato<br />

quando avevo 23 anni, ora ne ho quasi 50”, racconta Marco che fin da giovane aveva capito<br />

che il suo futuro non sarebbe stato tra lane e filati, ma tra uve e filari. Il Sagrantino, nelle due<br />

versioni Collepiano e 25 anni, non è certo l’unico vino prodotto da quest’azienda, cresciuta<br />

nel frattempo da 3 a oltre 150 ettari, per un fatturato che supera di poco i 6 milioni di euro.<br />

C’è il Rosso di Montefalco, ottenuto da uve di quattro vitigni (in prevalenza Sangiovese) e il<br />

Grechetto, l’Umbria Rosso (Sangiovese e Canaiolo) e il Nero Outsider, un Pinot Nero in purezza<br />

che viene venduto esclusivamente via internet (www.nerooutsider.it). “Ma il Sagrantino -<br />

afferma Caprai - è l’elemento di riconoscibilità più forte che ha l’azienda. Il nostro merito è<br />

stato quello di aver sviluppato l’intuizione sulle sue potenzialità attraverso ricerca, innovazione<br />

e grandi investimenti, dalla vigna alla comunicazione verso il consumatore”. Così il vino<br />

simbolo del cuore verde d’Italia oggi è conosciuto in tutto il mondo, dai mercati tradizionali a<br />

quelli emergenti. Caprai ha recentemente concluso contratti di distribuzione in Cina e Russia,<br />

ora si sta occupando dell’India e poi chissà ancora dove arriverà... “Vogliamo continuare ad<br />

essere il marchio di riferimento per la produzione umbra. Più che ad acquistare terreni in<br />

altre regioni, strategia sulla quale nutro grandi perplessità, per un’azienda dalla connotazione<br />

territoriale così forte come la nostra, cerchiamo di restare focalizzati su Montefalco e sull’ampia<br />

gamma di vini che può offrire l’Umbria”. L’azienda vitivinicola simbolo della “regione verde”<br />

per antonomasia non poteva che essere protagonista di un articolato progetto sostenibilità,<br />

che prevede la diminuzione del consumo di fitofarmaci e di risorse, l’implementazione di<br />

biodiversità e che ha contribuito a farle vincere il premio “Cantina europea dell’anno 2012” di<br />

Wine Enthusiast. Oggi Montefalco è diventato un modello di sviluppo internazionale e ciò è<br />

avvenuto anche grazie al vino e al suo turismo. “Eravamo 5-6 cantine, oggi siamo 90. C’erano<br />

250 posti letto, oggi circa 3mila. Il successo del vino è stata per Montefalco la dimostrazione<br />

di come, quando la crescita avviene in equilibrio con il territorio, possa determinare occasioni<br />

straordinarie di sviluppo”.<br />

25, riserva mito<br />

Perché si chiama “25” se la prima<br />

annata prodotta risale al 1993?<br />

Semplicemente perché questa<br />

riserva, un Sagrantino in purezza,<br />

viene messo in commercio dopo<br />

almeno tre anni di maturazione<br />

tra barrique e bottiglia. Di<br />

conseguenza, la sua prima versione<br />

fu degustata nel 1996, 25 anni<br />

dopo che Arnaldo Caprai acquistò<br />

la tenuta val di Maggio, nucleo<br />

originario dell’azienda attuale.<br />

Fu il risultato dell’innovazione e<br />

delle sperimentazioni effettuate<br />

in collaborazione con il professor<br />

Leonardo Valenti, storico<br />

consulente dell’azienda. La<br />

prima annata ottenne subito i “tre<br />

bicchieri” dalla guida del Gambero<br />

Rosso. Se ne producono all’incirca<br />

40 mila bottiglie ed è ideale in<br />

abbinamento con i tipici piatti di<br />

carne e selvaggina della cucina<br />

umbra; ottimo anche con tartufo<br />

nero e formaggi stagionati. Sentori<br />

di frutta rossa in confettura,<br />

vaniglia e tabacco, al gusto risulta<br />

equilibrato, possente e tannico. Il<br />

potenziale di affinamento va tra<br />

i 15 e i 20 anni. L’annata 2007 è<br />

in vendita on line nel sito di Peck<br />

(Milano) a 69 euro, che offre anche<br />

il formato 3 litri a 352 euro.<br />

7 maggio 2013 pambianco magazine 67

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