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Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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TOMO SECONDO, 259<br />

tiene vcflis ì & pars "jcflis > qnx terminatnr ad anguinm , dicitnr Fimbria . Quelle<br />

Fimbrie fi ponevano agli angoli <strong>del</strong>le verti « che per elfere aperte^<br />

avanti, e di dietm , facevan quattro Fimbrie. Ed è da notarli, che erano<br />

congiunte con bende, o lille di panno <strong>del</strong> medefimo colore, e conforme<br />

al Divino precetto nei "Numeri cap. 15". o. 58. <strong>del</strong> feguente tenore.<br />

Loq'iere filiis Ifrael ^ &• dice? ad fof , ut facìani fihi fimbri.is per av.gulos palliorum<br />

, poneraes in eis littas hiaciatjnas , E nota 1' Abulenle in Mattb. cap.21,<br />

che le Fimbrie fi ponevano nell' eitremità <strong>del</strong>le velli fu quattro angoli,<br />

né gii di qualunque velie , ma <strong>del</strong>le fuperiori , che Tallj fi chiamavano ;<br />

e quelle potevano elfere più grandi , e più piccole , a beneplacito di chi<br />

le tifava. I Farifei dunque anche per quella parte vani, ed Ipocriti, ufavano<br />

i predetti fiocchi più grofsi , e vifibili ; e quelle bende, o pezzetti<br />

di panno , più larghe, ed ampie di quello , che dagli altri fi foiTe colhunato<br />

;<br />

per il che vengono meritamente dal Redentore riprefi d' Ipocrisìa<br />

Ben ponderi dunque l* Uomo tutte le cofe , per non cadere in errore ;<br />

e ^'i per ifgraziata avventura in quello fiafi avvenuto , tolgafi il velo dagli<br />

occhi , mirifi in qual mala fituazione ritrovifi ; e fopratutto chi errò nella<br />

via <strong>del</strong>l' iniquità , ripromettendofi piaceri , apra ben toflo 1' occhio al<br />

Difinganno , e ravvifi , che fole miierie , folo precipizio è qnefta a lui per<br />

produrre , fé tolto da lei non fi diparte .<br />

FATTO STORICO SAGRO.<br />

VEdendofi profperato da Dio Ozia Re di Giuda figlio di Amafia in tutti<br />

i fuoi affliri, fi elevò in fu-oerbia , e fi credè giunto a termine di elfer<br />

degno d' incenfar con fua mano 1* altare <strong>del</strong> Signore . Azaria Sommo Pontefice<br />

con altri ottanta Sacerdoti Ci oppofero alla di lui volont.\ , rapprefentandogli<br />

etfcre quello ufficio riferbato a' foli Sacerdoti , cioè a' Figli di<br />

Aron , che erano conìecrati a fimile miniftero . Non fi commolTe Ozia , anzi<br />

sdegnofo , e minaccevole, tenendo in mano il fiero turibiie , accingevafi<br />

ad incenfare V altare . Ben toilo però , fuo malgrado , ebbe ad accorgerfi<br />

in quale inganno erafi precipitato ; poiché immediatamente al fuo temerario<br />

atto , fi avvidero i Sacerdoti <strong>del</strong> Signore , che in fronte gli nafceva<br />

fcabbiofa lebbra , e perciò lo coiirinfero a fuggirfene da! Tempio . Apri<br />

gli occhi <strong>del</strong>la mente Ozia a! fopravvenutoglì cailigo , ed affrettò egli<br />

lleffo la partenza dal ficro luogo , che troppo tardi conobbe avere co!la_j<br />

fua profun/ione profanato . Fino alla morte feguì ad elfer lebbrofo . TarA"<br />

tipomenon, Itb. 2, cap. 26.<br />

FATTO STORICO PROFANO.<br />

POlemone fu il più sfrenato Giovane , che in Atene viveife ; dato tutto<br />

alle gozzoviglie, a' tripudi , al laflb, alla lafcivia , altro non penfava<br />

, che vieppiù infamarfi ne' vizj . Tornandofene una volta da un banchetto<br />

5 in cui erafi tutta l' intiera notte 1 fino allo fpuntar <strong>del</strong> nuovo giorno<br />

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