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WHAT’S ON - FOCUS<br />

52 M C<br />

N.55<br />

Michele Calcaterra<br />

Sostenibilità<br />

significa più sicurezza<br />

Dall’inizio degli Anni Novanta<br />

si occupa di finanza sostenibile.<br />

Docente della Bocconi e vero<br />

esperto nel settore, ritiene che<br />

i titoli ad alto valore etico resistano<br />

meglio alla crisi economica<br />

di Simona Calvi<br />

Il curriculum parla da solo. Laureato<br />

in Economia aziendale all’Università<br />

Bocconi, professore nel programma<br />

MBA dello stesso ateneo, docente di<br />

Finanza aziendale nell’ambito dell’Istituto<br />

di Economia delle aziende industriali e<br />

commerciali. Ma Michele Calcaterra è<br />

anche di più. Accanto ad una brillante carriera<br />

in ambito finanziario e immobiliare, nel<br />

2000, con il professor Claudio Demattè, ha<br />

fondato E.Capital Partners Spa, una società<br />

che opera come advisor indipendente in<br />

attività di investment management per la<br />

progettazione e realizzazione di prodotti<br />

innovativi di gestione del risparmio come gli<br />

Oicr Sri ed i Benchmarck collegati – Ethical<br />

Index Managment Sistem - e, inoltre, è stato<br />

uno dei promotori del primo Osservatorio<br />

universitario sulle tematiche della finanza<br />

etica, Finetica, progetto in joint venture<br />

tra l’Università Bocconi e la Pontificia<br />

Università del Laterano. Con Sergio Lanza<br />

e Francesco Perrini ha pubblicato un libro<br />

dal titolo “Etica, finanza e valore d’impresa”.<br />

A lui abbiamo rivolto le nostre domande<br />

per comprendere cosa significa economia<br />

sostenibile, per capire su che linee di sviluppo<br />

si muove e se in un mercato caratterizzato<br />

da una grande instabilità, una speranza<br />

può arrivare proprio da un diverso modo di<br />

guardare all’economia. E la risposta sembra<br />

proprio che sia sì.<br />

Innanzitutto sgombriamo il campo da<br />

ogni possibile confusione. Quando si parla<br />

di finanza etica a cosa si fa riferimento<br />

esattamente?<br />

«Il termine etico può essere foriero di<br />

confusione. Preferisco riferirmi alla finanza<br />

sostenibile nell’ambito della quale si cerca di<br />

premiare l’eccellenza in termini di sostenibilità<br />

ambientale, sociale e di governance. I modelli<br />

di business, le aziende, che soddisfano dei<br />

requisiti di sostenibilità legati al paradigma<br />

ESG (Enviroment, Social, Governance),<br />

forniscono al mercato elementi di sicurezza e<br />

minore volatilità».<br />

Lei come è arrivato ad occuparsi di questo<br />

tema?<br />

«Ho iniziato ad occuparmi di finanza<br />

sostenibile agli inizi degli Anni Novanta in<br />

ambito universitario, all’università Bocconi,<br />

partecipando alla costituzione del primo<br />

Osservatorio universitario dedicato a queste<br />

tematiche, Finetica».<br />

Una definizione molto comune vuole che<br />

la finanza etica si rivolga soprattutto o<br />

comunque sia identificabile con persone<br />

dal forte credo religioso e ideale. Questo<br />

rispecchia la realtà in Italia e nel mondo?<br />

«In base a quanto più sopra affermato, il<br />

concetto di sostenibilità, più evoluto in termini<br />

finanziari rispetto a quello etico, sposa le<br />

filosofie di investimento di investitori che<br />

ricercano una bassa volatilità di portafoglio.<br />

Il rispetto di principi etico/morali che deriva<br />

da un concetto di esclusione settoriale alla<br />

base della costruzione di un portafoglio di<br />

investimento, invece, può essere più adeguato<br />

per quella categoria di investitori, come gli Enti<br />

religiosi, che desiderano evitare investimenti<br />

in settori in cui le aziende svolgono attività<br />

contrarie alla loro morale».<br />

Cosa significa selezionare gli investimenti<br />

in termini etici? E quali sono i criteri che li<br />

identificano come tali?<br />

«Data la definizione di finanza sostenibile,<br />

gli investimenti coerenti in tal senso sono<br />

quelli che soddisfano un rating minimo di<br />

sostenibilità, vale a dire gli investimenti<br />

in aziende con elevato profilo sociale di<br />

governance ed ambientale».<br />

Quali garanzie esistono oggi e quali controlli<br />

sull’effettiva eticità di un titolo su cui vado<br />

ad investire? Esistono rischi in questo senso e<br />

come si può evitarli?<br />

«Garanzie in senso stretto non se ne possono<br />

avere. Esiste, tuttavia, una categoria di operatori<br />

estremamente qualificati in grado di assegnare<br />

un rating di sostenibilità fortemente attendibile<br />

e che deriva da un paradigma di ricerca solido e<br />

verificabile».<br />

In Italia che percezione c’è del connubio tra<br />

eticità e finanza? Siamo un paese evoluto<br />

sotto questo profilo o dobbiamo ancora fare<br />

molta strada?<br />

«La finanza sostenibile comincia ad essere<br />

un punto di riferimento soprattutto per gli<br />

investitori istituzionali, ma non ancora per il<br />

mondo cosiddetto retail».<br />

Lei è uno dei più convinti sostenitori della<br />

necessità di creare un Benchmark etico<br />

europeo. Ci può spiegare il motivo e i<br />

benefici?<br />

«I benefici sono legati alla possibilità di misurare<br />

i ritorni finanziari e i livelli di rischio degli<br />

investimenti sostenibili. Benchmark sostenibili<br />

consentono di verificare, con adeguate serie<br />

storiche, un livello di rischio di portafoglio più<br />

contenuto rispetto ai portafogli tradizionali».<br />

Parliamo di crisi economica. Anche i titoli<br />

“etici” hanno subito gli scossoni del mercato?<br />

In caso affermativo quali e perché?<br />

«Tutte le aziende sono colpite dalla crisi.<br />

Diciamo che quelle con livelli di rating ESG<br />

elevato, dimostrano un livello di volatilità più<br />

contenuto perché il mercato le percepisce come<br />

più solide».<br />

La Brianza è una terra ricca di imprese tra<br />

cui numerose di grande eccellenza. Crede<br />

che sia un terreno fertile per diffondere una<br />

nuova cultura di investimento o, nel caso<br />

di aziende di piccole e medie dimensioni, di<br />

responsabilità sociale più diffusa?<br />

«La Brianza, come tutti i distretti industriali,<br />

deve essere un punto di riferimento per la<br />

diffusione della cultura della responsabilità<br />

sociale. Essere attenti al paradigma ESG,<br />

conviene. Ed il mercato premia la coerenza con<br />

migliori performance».<br />

WHAT’S ON - FOCUS<br />

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