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8 attualità
il Salvagente/23 dicembre 2010-6 gennaio 2011
“MANCA UN’ALTERNATIVA...”
stretta attualità. Il Berlusconi che scende
in campo nel 1994 propone a un’Italia disgustata
da Tangentopoli e in piena crisi
economica un nuovo miracolo italiano:
meno Stato, meno burocrazia, meno tasse
per tutti. Tradotto: meno regole. Il berlusconismo
è un fenomeno che ha lavorato
nel profondo di questo paese. Ha modificato
le prospettive e l’agenda dei temi. Oggi
però è lo stesso cardine del berlusconismo,
quel “meno regole”, che viene messo
in discussione. In una fase di profonda crisi,
politica, istituzionale ed economica, le
regole servono eccome, altrimenti il patto
tra gli italiani, tra società e istituzioni, va
definitivamente in frantumi.
Le elezioni anticipate sembrano però lo
sbocco naturale a questa crisi politica…
Dobbiamo però essere consapevoli di
una cosa. Con le prossime elezioni non si
decide solo il nuovo governo ma anche il
prossimo presidente della Repubblica.
Vede che quel ruolo di garanzia potrebbe
essere a rischio
Negli ultimi venti anni, siamo stati salvati
da tre capi dello Stato, Scalfaro,
Ciampi e Napolitano, che, per cultura e
formazione, nascono con la Resistenza e
con la stessa Repubblica. Il prossimo inquilino
del Quirinale non solo potrebbe
avere una “biografia” ben diversa ma essere
espressione di una cultura che in
questi anni, a essere buoni, ha solo esaltato
i vizi di questa nazione.
La soluzione da qualcuno viene indicata
in una santa alleanza da Vendola a Fini passando
per Bersani e Casini. Può ancora funzionare
una coalizione anti-berlusconiana
C’è bisogno di un’alleanza larga ma che
non sia espressione di questa nomenclatura.
Per essere più chiari non c’è bisogno
di un patto politico puro e semplice
che metta insieme uno schieramento che
VIETNAM A MONTECITORIO:
TUTTE LE VOTAZIONI A RISCHIO
C
on tre voti di scarto, per Silvio Berlusconi
la Camera si potrebbe trasformare in
un vero e proprio Vietnam. Ecco le votazioni
più a rischio in arrivo a gennaio quando riapriranno
i lavori di Montecitorio.
Mozione di sfiducia per il ministro Bondi.Presentata
dal Pd contro il titolare dei Beni culturali,
che dopo i crolli di Pompei, è accusato di
aver trascurato il patrimonio artistico italiano.
Mozione di sfiducia per il ministro Calderoli.
Proposta dall’Idv, in quanto il titolare del dicastero
per la Semplificazione avrebbe cancellato
la norma sulla “associazione di carattere
militare con scopi politici” per favorire alcuni
militanti leghisti.
Mozione per il pluralismo in Rai. Depositata
dal Fli, rischia di compattare l’intera opposizione
contro la gestione del Tg1 di Augusto
Minzolini.
Proposta di modifica costituzionale per l’abolizione
delle Province. Presentata dall’Idv, la
cancellazione di questi enti locali è considerata
un tabù per la Lega mentre per Futuro e libertà
ha rappresentato un terreno di scontro
con il Pdl, reo, secondo i finiani, di aver tradito
il programma elettorale.
Mozione sul sistema fiscale.Firmata
da Pier Luigi Bersani. Il tema potrebbe
rappresentare una spina nel
fianco per un governo che, dal 1994
a oggi, ha sempre promesso di ridurre
le tasse. Senza successo, visto
che l’Italia è il terzo paese in Europa
con il più alto carico fiscale.
Infine a gennaio la Corte costituzionale
potrebbe decidere sul “legittimo
impedimento”. L’affossamento
di questa legge potrebbe essere il
“casus belli” per le dimissioni di Silvio
Berlusconi.
va da Vendola a Fini. Non reggerebbe, come
ha dimostrato l’Unione di Prodi, che
pure era molto meno disomogenea. Credo
invece che sia utile individuare una
squadra, una rosa di nomi, espressione di
una cultura politica ampia, che restituisca
la voglia a questo paese di ricominciare
a camminare.
Il Palazzo è troppo autoreferenziale e la
società profondamente sfiduciata
Non cadrei in questo errore. Larghi
strati del nostro paese si sentono ancora
ben rappresentati dal “Palazzo” e l’asse
Berlusconi-Bossi è ancora in grado di
vincere una competizione politica.
Eppure i cittadini esprimono sempre più
insofferenza per i propri rappresentanti e
forse per questo stesso sistema istituzionale.
La politica non appare più in grado di
tenere insieme questo paese…
Il cittadino non si fida più tanto dei condottieri
e non ha fiducia nella propria capacità
di poterli cambiare. In realtà, questa
legge elettorale di fatto fa sì che a “nominare”
i parlamentari siano soltanto i
segretari dei partiti. Detto questo però bisogna
che l’opposizione sia in grado di ridare
fiducia al paese.
In queste condizioni, come si rimette in
piedi un patto tra gli italiani
I partiti dell’opposizione dovrebbero fare
tutti un passo indietro dando spazio a
competenze riconoscibili e a persone in
grado di parlare al più ampio schieramento
politico-culturale possibile. La proposta
agli italiani deve essere chiara e precisa:
ripartiamo sul terreno delle regole
condivise. Serve un Parlamento che tuteli
l’opposizione, una riforma della giustizia
per i cittadini, una Rai liberata dai partiti,
il rilancio dell’istruzione pubblica,
una nuova politica che metta al centro il
tema del lavoro. Un’idea di futuro che riparta
dall’abc di una sana democrazia. ●