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IDEALI ED OBIETTIVI DEL GERIATRA OSPEDALIERO<br />
Palleschi M.<br />
EDITORIALE<br />
Geriatria 2009 Vol. XXI; n. 2 <strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> 51<br />
Primario Geriatra f. r. Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata; Presidente Onorario e Fondatore S.I.G.Os.<br />
Sono del parere che la Medicina debba recuperare<br />
in pieno alcuni valori tradizionalmente considerati<br />
preminenti nella nostra professione (solidarietà,<br />
disponibilità, rettitudine, considerazione<br />
della persona, ecc.).<br />
Avendo avuto mio padre medico, ricordo il<br />
grande rispetto che si aveva per la Medicina,<br />
paragonata quasi ad una missione.<br />
La scelta su un’attività per definizione rivolta<br />
a salvare vite umane minacciate da malattie ed a<br />
lenire le sofferenze, era già da sola indicativa di<br />
una personalità incline a perseguire obiettivi di<br />
alto valore etico ed umano.<br />
Non si può non rimanere sconcertati di fronte<br />
alla situazione odierna nella quale i medici vengono<br />
chiamati con una venatura di sconsiderazione<br />
o addirittura di disprezzo “camici bianchi”.<br />
Sulla responsabilità di questa caduta di consensi,<br />
l’analisi dovrebbe essere molto articolata,<br />
mi limito a dire che una parte di questa responsabilità<br />
va riservata ai medici stessi.<br />
Se il possesso di alcuni requisiti morali ed una<br />
personalità permeata di caratteristiche solidaristiche<br />
sembrano essere la premessa indispensabile<br />
per esercitare degnamente la professione del medico,<br />
tutto questo lo è ancor di più per il Geriatra,<br />
che presta la sua opera a favore di persone considerate<br />
le più fragili, le più improduttive, le più<br />
emarginate e persino avvertite come le meno grad<br />
e v o l i . Questo atteggiamento solidaristico del<br />
geriatra si manifesta anche con orientamenti clinici<br />
peculiari, come la spiccata contrarietà all’istituzionalizzazione,<br />
in relazione alla valorizzazione della<br />
conclusione della vita nel proprio ambiente, con i<br />
p ropri familiari, con i propri ricord i .<br />
Il prof. Antonini, il padre della Geriatria italiana,<br />
non molto tempo prima della morte, in un’intervista<br />
al giornalista che gli chiedeva il suo parere<br />
sulla lungodegenza, rispondeva: “È la tomba<br />
della medicina”.<br />
So bene, con tutto il rispetto per la figura del<br />
P rof. Antonini, che le generalizzazioni sono sempre<br />
discutibili, inoltre mi rendo conto di quante valide<br />
obiezioni potre b b e ro essere rivolte a questa aff e r-<br />
mazione, ma non si può non sottolineare come<br />
questa espressione non sia casuale, ma sia in piena<br />
sintonia con le scelte professionali peculiari che<br />
hanno caratterizzato l’attività del prof. A n t o n i n i .<br />
Io non credo che il Geriatra debba possedere<br />
doti morali diverse da quelle degli altri medici.<br />
S a rebbe una presa di posizione inaccettabile,<br />
oltretutto perché fa parte della tradizione medica<br />
più antica l’acquisizione di valori umani ed etici<br />
di grande rilevanza. Oltre al famoso giuramento<br />
di Ippocrate, voglio qui ricordare la stupenda preghiera<br />
di Maimonide<br />
La preghiera del medico<br />
di Mosé Ben Maimoun<br />
(Maimonide – 1135/1204)<br />
Signore, fa’ che la mia<br />
mente sia sempre limpida<br />
e illuminata al letto del<br />
paziente, fa’ che nessun<br />
pensiero estraneo mi<br />
distragga. L’erudizione e<br />
l’esperienza mi siano<br />
sempre di guida e il mio<br />
lavoro sia sempre sereno.<br />
Perché grandi e nobili<br />
sono queste conoscenze<br />
scientifiche, volte a<br />
mantenere la salute e la<br />
vita delle Tue creature.<br />
Allontana da me il<br />
preconcetto ch’io possa<br />
sapere ogni cosa. Dammi<br />
la forza, la voglia e<br />
l’opportunità di ampliare<br />
sempre questo mio sapere.<br />
Oggi posso scoprire cose<br />
che ieri non avrei<br />
nemmeno sospettato<br />
perché l’arte è grande e la<br />
mente umana non si<br />
stanca di apprendere.<br />
Fa’ sì che nel paziente<br />
veda solo l’uomo. Tu, o<br />
generoso, hai scelto me<br />
per vegliare sulla vita e<br />
sulla morte delle Tue<br />
creature. Ora mi appresto<br />
alla mia visita.<br />
Stammi vicino in questo<br />
arduo compito sì che possa<br />
riuscire bene. Perché<br />
senza il Tuo aiuto l’uomo<br />
non riesce nemmeno nelle<br />
piccole cose.