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Marzo - Aprile - Sigot.org

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52 Geriatria 2009 Vol. XXI; n. 2 <strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong><br />

In sostanza, da sempre nell’ambito del pensiero<br />

medico vi sono state implicazioni di grande<br />

spiritualità.<br />

Il Geriatra però, a parte le motivazioni di caratt<br />

e re più specificamente professionale, di cui dirò<br />

subito dopo, ha una sensibilità del tutto particolare<br />

verso i valori della memoria storica, dell’autorevolezza<br />

della persona anziana, dell’esperienza,<br />

della persona indipendentemente dalla sua capacità<br />

produttiva e dalla sua prestanza fisica.<br />

Qualche altra considerazione rivolgo all’aspetto<br />

professionale, o meglio agli obiettivi ed alle<br />

aspirazioni che contraddistinguono la vita, la personalità<br />

e l’attività del Geriatra.<br />

Quale può essere il fattore decisivo di carattere<br />

professionale-attitudinale ad orientare verso la<br />

Geriatria<br />

Personalmente più invecchio, più benedico la<br />

scelta che ho fatto decenni or sono. Sono inoltre<br />

sempre più convinto che la nostra disciplina non<br />

possa essere intrapresa per ragioni di opportunità.<br />

Sarebbe un’opzione disastrosa, della quale ci<br />

si pentirebbe amaramente.<br />

Forse per recepire tutta la grandiosità della<br />

Geriatria e comprendere le motivazioni del Geriatra<br />

è bene ripensare a com’è nata.<br />

La parola Geriatria fu impiegata per la prima<br />

volta da Ignatz Leo Nascher in un lavoro pubblicato<br />

sul New York Medical Journal del 21 agosto<br />

1909. Questo autore era un medico austriaco,<br />

naturalizzato americano, che cominciò ad interessarsi<br />

delle peculiarità dei malati anziani.<br />

Nel 1914 scrisse un libro “Geriatrics”, la cui<br />

p refazione, fatto molto curioso, fu scritta da<br />

Abraham Jacobi (1830-1911), che molti considerano<br />

come il fondatore della Pediatria.<br />

Nascher, sempre più interessato alle malattie<br />

degli anziani, prese iniziative a favore di questi,<br />

sia sul piano clinico, che su quello sociale. Ma l’idea<br />

di una branca spcialistica dedicata alla clinica<br />

dei vecchi naufragò del tutto.<br />

Si dovettero aspettare alcuni decenni. Nel 1935<br />

la dott. ssa Warren divenne responsabile di un<br />

reparto per cronici, fatto di per se stesso insignificante.<br />

Ma interessandosi alle problematiche dei<br />

malati anziani cronici, la dott. ssa Warren intuì e<br />

comprese sempre meglio quello che, anche dopo<br />

70 anni, buona parte dei medici non ha recepito<br />

interamente.<br />

Di fronte allo spettacolo di uomini ridotti ad<br />

uno sfacelo psico-fisico, la dott. ssa Warren ritenne<br />

che il quadro clinico complessivo solo in parte era<br />

conseguenza diretta delle alterazioni riferibili alla<br />

presenza di malattie cronico-invalidanti, mentre<br />

per una quota significativa era il risultato di<br />

danni provenienti da una impostazione errata e<br />

quindi evitabili o comunque suscettibili di<br />

miglioramento.<br />

Cominciò così ad assisterli e a sottoporli ad<br />

una gestione (valutazione prevalentemente funzionale,<br />

partecipazione del malato, mobilizzazione,<br />

ecc.) inusuale per l’epoca.<br />

Alcuni dei pazienti migliorarono a tal punto<br />

che poterono addirittura ritornare al pro p r i o<br />

domicilio!<br />

Nel frattempo la dott. s s a Wa r ren (1) ed altri<br />

Autori (Howell, ecc.) (2-4) pubblicarono alcuni<br />

lavori innovativi sull’assistenza all’anziano e venn<br />

e ro istituiti diversi reparti specialistici di Geriatria.<br />

Un’indagine ministeriale successiva mise in<br />

evidenza che gli Ospedali meglio funzionanti nel<br />

loro complesso erano proprio quelli già provvisti<br />

di un reparto di Geriatria.<br />

Da allora la Geriatria si è imposta in varie zone<br />

del mondo, con realizzazioni importanti, ma sicuramente<br />

non proporzionate alle enormi potenzialità<br />

della nostra disciplina (5).<br />

Le resistenze sono state e sono ancora enormi,<br />

per cui alcuni colleghi di fronte alle rilevanti difficoltà<br />

e alla scarsa convinzione iniziale di base<br />

hanno preferito trasferirsi in altri reparti e/o servizi.<br />

Questo stillicidio dei trasferimenti dalla<br />

Geriatria ad altre unità operative è continuato, ma<br />

è decisamente diminuito negli ultimi anni, secondo<br />

il mio parere per la maggiore “geriatricità” dei<br />

geriatri stessi.<br />

Se dovessi rivolgere il pensiero ai colleghi che<br />

hanno rinunciato alla loro disciplina per debolezza<br />

o per scarso entusiasmo di partenza o a quelli<br />

che sono rimasti ai loro posti, anche di rilievo, ma<br />

che sono delusi, frustrati, ecco se dovessi interrogarmi<br />

a fondo sulle motivazioni esistenziali e professionali<br />

di questi amici, che giudizio, che conclusioni<br />

potrei trarre<br />

Una prima conclusione riguarda l’esistenza di<br />

una grave frustrazione di chi ha scelto questa strada,<br />

senza entusiasmo, senza particolari motivazioni,<br />

ad eccezione di quella della sistemazione. Si è<br />

trattato di una scelta terribilmente sbagliata.<br />

A qualche collega in pensione che mi ha maggiormente<br />

messo a parte di queste riserve, ho<br />

detto: “Non ci potevi pensare prima!”<br />

In sostanza il Geriatra deve essere motivato a<br />

svolgere la sua peculiare attività, deve essere convinto<br />

che la sua metodologia anti-invalidante non<br />

si riassuma in una o due sedute giornaliere di<br />

cinesiterapia, che la sua prevalente attività di corsia<br />

sia rivolta a identificare, e quindi a rimuovere,<br />

tutti i fattori in grado di incidere sfavorevolmente<br />

sull’autonomia del malato anziano.<br />

La più grave tragedia esistenziale che si possa<br />

verificare nella vita di una persona è la più o meno<br />

completa dipendenza.<br />

La convinzione di dare un contributo fondamentale<br />

ad evitare questa temibilissima condizione<br />

clinica, è una delle gratificazioni più rilevanti<br />

della vita del geriatra. Ovviamente la coscienza

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