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56 Geriatria 2009 Vol. XXI; n. 2 <strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong><br />
le UTI sia sensibilmente minore nei sistemi di drenaggio<br />
chiusi (cioè raccolta delle urine in contenitori<br />
non comunicanti con l’esterno) e sterili rispetto<br />
ai sistemi aperti. Nel primo caso il catetere ed il<br />
contenitore delle urine non vengono mai scollegati,<br />
riducendo le possibilità di penetrazione dei<br />
germi nel sistema, mentre nel secondo la connessione<br />
viene interrotta ogni qualvolta è necessario<br />
svuotare la sacca.<br />
Potenziali punti di ingresso per i batteri sono<br />
lo spazio fra il meato uretrale e la superficie esterna<br />
del catetere, la giunzione tra catetere e tubo di<br />
collegamento alla sacca e quella fra quest’ultimo e<br />
la busta di raccolta (2).<br />
Sono stati descritte, a tal proposito, diverse<br />
modalità attraverso cui i micro rganismi possono<br />
t r a r re vantaggio dal cateterismo al fine di re a l i z z a-<br />
re uno stato infettivo. Infatti, esso favorisce, innanzitutto,<br />
il trasporto in vescica di micro rg a n i s m i<br />
p resenti in uretra e il loro sviluppo aggrava successivamente<br />
la colonizzazione batterica uretrale, specie<br />
nel sesso femminile, ne aumenta l’adesività batterica<br />
delle cellule epiteliali della vescica.<br />
I n o l t re, esso può causare, allo stesso tempo,<br />
una flogosi meccanica e chimica da corpo estraneo<br />
della mucosa uretrale e vescicale o andare incont<br />
ro a difficoltoso svuotamento da cristalluria provocata<br />
da batteri ure a s i - p roduttori. La durata del<br />
cateterismo, cioè il periodo di tempo durante il<br />
quale il catetere viene mantenuto in situ, è sicuramente<br />
il fattore di rischio più importante. Una<br />
volta posto in sito il catetere, l’incidenza quotidiana<br />
della batteriuria è pari al 3-10%. La maggior<br />
parte dei pazienti è batteriurica a partire dal 30°<br />
giorno di cateterismo, epoca che convenzionalmente<br />
è stata scelta per separare il cateterismo di<br />
b reve durata (short term) da quello di lunga durata<br />
(long term) (3). Lo spettro dei possibili patogeni<br />
varia a secondo del tipo di cateterismo. In quello a<br />
b reve termine (< 30 gg) in genere i micro rg a n i s m i<br />
chiamati in causa sono Escherichia coli, Klepneumoniae,<br />
Proteus mirabilis, Pseudomonas<br />
a e ruginosa; in quello a lungo termine (>30 gg)<br />
vengono riscontrati più frequentemente Pro v i-<br />
dencia stuartii, Proteus mirabilis, Escherichia coli,<br />
M o rganella m<strong>org</strong>anii (4). In generale la batteriuria<br />
è inevitabile e risulta avere una prevalenza del<br />
90% nei cateterismi a lungo termine contro il 15%<br />
di quelli a breve termine.<br />
Il tempo di comparsa è, tuttavia, diverso: a<br />
partire dal 4° giorno nei sistemi aperti e oltre il 30°<br />
giorno in quelli non comunicanti con l’esterno (5).<br />
Quindi, il cateterismo uretrale, per quanto manovra<br />
utile ed in molti casi necessaria, rappre s e n t a<br />
allo stesso tempo una possibile fonte di rischio per<br />
il paziente stesso, spesso di notevole rilevanza in<br />
modo particolare nel soggetto anziano, il quale<br />
spesso presenta associate diverse morbilità.<br />
Per quanto riguarda le complicazioni potenziali<br />
a cui vanno incontro i soggetti da cateterizzare ,<br />
o l t re a quelle più strettamente traumatiche corre l a-<br />
te alla introduzione del catetere stesso, sicuramente<br />
di maggior rilevanza sono quelle infettive, in<br />
modo particolare per coloro che sono destinati a<br />
cateterismo per un periodo di tempo pro l u n g a t o .<br />
È possibile, dunque, osservare diversi quadri<br />
quali batteriemia, febbre, calcolosi, fino alla pielonefrite<br />
acuta e cronica con secondaria insufficienza<br />
renale o alla sepsi urinaria.<br />
Le infezioni delle vie urinarie costituiscono una<br />
delle situazioni cliniche di più frequente riscontro<br />
nella pratica medica quotidiana, in modo particol<br />
a re in ambito nosocomiale dove rappresentano gli<br />
stati infettivi con maggior incidenza. Nell’infezione<br />
ascendente i micro rganismi colonizzano<br />
prima la regione periuretrale e quindi l’ure t r a ,<br />
la vescica ed eventualmente, se presente re f l u s s o<br />
v e s c i c o - u reterale, la pelvi ed il parenchima re n a l e .<br />
Nei sogetti anziani risultano compromessi, inoltre ,<br />
alcuni meccanismi locali di difesa come l’aumento<br />
del pH vaginale nella donna (consegue colonizzazione<br />
della vagina da parte di Gram-negativi), la<br />
diminuzione dell’efficienza dell’emuntorio re n a l e<br />
( p e rdita di fattori contribuenti alla sterilità delle<br />
urine quali elevata osmolalità, acidità, azoto), delle<br />
s e c rezioni acide prostatiche e del contenuto urinario<br />
di proteina di Tamm-Horsfall.<br />
In età avanzata sono inoltre frequenti situazioni<br />
come la vescica neurologica, il cistocele o l’ipertrofia<br />
prostatica che compromettono il completo<br />
svuotamento vescicale (6).<br />
Nel corso della vita il 10% della popolazione<br />
risulta affetto almeno una volta da infezione delle<br />
vie urinarie con un rapporto maschio/femmina di<br />
1/10 ed incidenza variabile nelle diverse età. È stato<br />
stimato come il cateterismo uretrale sia in grado di<br />
a c c re s c e re questo rischio di circa 20 volte, ed ancora<br />
di più se condotto con modalità non idonee.<br />
Le UTI sono sostenute principalmente da batteri<br />
Gram negativi, ma anche da batteri Gram<br />
positivi, virus, miceti, micoplasmi, protozoi e altri<br />
m i c ro rganismi specifici (bacillo tuberc o l a re ,<br />
gonococco, actinomiceti) (7).<br />
Diversa è l’eziologia delle forme insorte a domicilio,<br />
dette comunitarie, da quelle che compaiono in<br />
ospedale o nosocomiali. Nelle prime l’80% dei casi<br />
è sostenuto da Escherichia coli, seguito da Ent<br />
e robacteriaceae (Proteus, Klebsiella, Entero b a c t e r ) ,<br />
Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus sapr.<br />
Nelle nosocomiali invece il 50% dei casi è attribuibile<br />
ad Escherichia coli, l’altro 50% al gruppo KES<br />
(Klebsiella, Entero b a c t e r, Serratia), Pseudomonas<br />
a e ruginosa, Citro b a c t e r, Providencia, Entero c o c c h i ,<br />
Stafilococchi, Ureaplasma e Candida sp. soprattutto<br />
per la presenza di fattori favorenti, in modo part<br />
i c o l a re ii cateterismo (8).<br />
Infatti, i micr<strong>org</strong>anismi raggiungono l’apparato<br />
urinario nella maggior parte dei casi attraverso