Numero 1 - IPASVI - Roma
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vinità. I templi o i locali a loro annessi<br />
furono i primi esempi d’ospedali. Tornando<br />
alla nostra distinzione se il malato<br />
è altro lo è in quanto emblema presente<br />
della crisi della presenza e oggetto/corpo<br />
da manipolare ma anche da evitare. Il<br />
malato stesso perde il suo status e deve<br />
accettare di essere manipolato “a fin di<br />
bene”, ma chi può manipolare? Chi ne<br />
ha facoltà? L’operatore specializzato. In<br />
occidente questo è il personale sanitario<br />
che risulta quindi culturalmente autorizzato:<br />
ad infrangere delle regole di riservatezza,<br />
ad invadere aree personali<br />
non normalmente valicabili. Però facciamo<br />
attenzione anche l’operatore<br />
viene connotato per questa promiscuità<br />
con il malato, con l’altro, con l’impuro e<br />
quindi tranne il medico di cui abbiamo<br />
già detto è probabile che gli altri operatori<br />
possano da una parte essere socialmente<br />
autorizzati a qualcosa di speciale<br />
ma allo stesso tempo rischiano di essere<br />
associati e degradati a manipolatori dell’impuro.<br />
Il corpo quindi non è solo oggetto ma<br />
veicolo di uno status e su questo aspetto<br />
dovremmo inserire un più ampio ragionamento<br />
sulla sua valenza e sulla valenza<br />
della malattia e della cura in un più<br />
ampio orizzonte.<br />
Il corpo ha una valenza culturale centrale<br />
in molte culture e la manipolazione del<br />
corpo è modo e forma d’espressione, autoespressione<br />
e manifestazione del sociale.<br />
Il corpo si forma, si modella, si costruisce,<br />
non solo nella forma estetica, ma anche<br />
in quella sociale, le modificazioni del<br />
corpo sottolineano i passaggi di età, di<br />
status e mostrano noi stessi.<br />
I canoni stessi di bellezza cambiano e risultano<br />
culturalmente indotti, secondo le<br />
necessità le idee e le motivazioni delle<br />
società che li elaborano, il classico<br />
esempio del pavone, che mostra la sua<br />
coda per richiamare l’attenzione su di se<br />
della femmina è un modo per mostrare<br />
quanto siamo sani e idonei alla riproduzione<br />
ed è una tecnica di utilizzo del<br />
corpo.<br />
L’associazione sano bello è peculiare,<br />
può cambiare l’idea di bello, ma i due<br />
concetti sono di solito indissolubili. Per<br />
mostrare il corpo, non solo a scopo riproduttivo,<br />
ci sono vari modi definiti in<br />
maniera non inappropriata tecniche. Le<br />
concezioni riguardo alla manipolazione<br />
del corpo sono relative ai percorsi culturali<br />
di ogni gruppo. Una profonda<br />
differenza la troviamo tra l’occidente e<br />
molte culture d’interesse etnologico. Il<br />
contatto con popolazioni che normalmente<br />
eseguivano manipolazioni del<br />
corpo atte a modificarne l’aspetto,<br />
furono contatti traumatici. In realtà<br />
molte di queste culture proprio perché<br />
culturalmente indotti a credere nella<br />
Antiacidi, italiani<br />
da record<br />
Le tasche degli italiani sono piene di pillole<br />
antiacido. E questa la fotografia che emerge<br />
da uno studio italiano che ha coinvolto diverse<br />
università e che evidenzia come le cattive<br />
abitudini alimentari, l’ansia e lo stress spingano<br />
circa un terzo della popolazione nazionale<br />
a fare un uso spesso eccessivo degli<br />
antiacidi. La ricerca, pubblicata sulla rivista<br />
“Dimagrire”, è stata condotta su oltre mille<br />
italiani fra i 20 e i 60 anni. Il 41% degli intervistati<br />
ha affermato di soffrire frequentemente<br />
di disturbi digestivi, contro un 25% che<br />
dice di soffrirne raramente o mai. Tra i sintomi<br />
più diffusi, l’acidità di stomaco (64%), il<br />
senso di pesantezza (57%), l’alito pesante<br />
(52%), il mal di testa (48%) e la sonnolenza<br />
(41%). Inoltre, per il 27% degli intervistati<br />
questi disturbi crescono quando si mangia<br />
fuori o si è nervosi (24%). La ricerca traccia<br />
inoltre l’identikit degli antiacido-dipendenti:<br />
generalmente maschi, età media sui 40 anni,<br />
manager o liberi professionisti che di fronte ai<br />
disturbi collegati alla cattiva digestione non<br />
esitano a ricorrere al farmaco (31%). I veri<br />
dipendenti (un caso su due) non escono mai<br />
di casa senza digestivo. E anche il bicarbonato<br />
occupa un posto di rilievo nella classifica<br />
dei “dipendenti” con il 26%, mentre il 17% di<br />
questi preferisce consumare una limonata<br />
calda.<br />
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