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Numero 1 - IPASVI - Roma

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umanizzazione del corpo, figlio di uno<br />

stato di natura, lo modificavano per distinguersi<br />

dagli animali che questa capacità<br />

non avevano. Il corpo poi in<br />

molte culture ha una sacralità o almeno<br />

un’aurea d’intoccabilità, specie quello<br />

della donna. Il controllo sulla produttrice<br />

di produttori passa anche dall’inaccessibilità<br />

del suo corpo e dall’ingabbiamento<br />

della sua socialità.<br />

Quando le società si svilupparono in<br />

maniera legata ai concetti di proprietà,<br />

di trasmissibilità delle risorse da una generazione<br />

all’altra, la certezza della discendenza<br />

diveniva cruciale. Quindi la<br />

creazione culturale di tabù e di ritualità<br />

rispetto alla parte di socialità che riguarda<br />

i rapporti tra i sessi coinvolge<br />

anche la corporeità.<br />

Per tornare però alla linea di partenza il<br />

legame tra salute bellezza esposizione e<br />

manipolazione dei corpi riporta alle considerazioni<br />

sul corpo malato.<br />

Il corpo malato è al contrario di quanto<br />

detto fin’ora da nascondere da non mostrare<br />

in quanto palese dimostrazione di<br />

debolezza, proprio perché non mostra<br />

salute, ma esteriorizza in pubblico la crisi<br />

della presenza la già citata messa in discussione<br />

dell’esserci nel mondo ma oggi<br />

ancora di più anche l’esserci in bilico<br />

ponte tra due status.<br />

L’autopercezione stessa del soggetto riguardo<br />

al proprio corpo cambia, la dicotomia<br />

corpo / mente nello stato di malattia<br />

si accentua; il corpo, cosa altra,<br />

limita non consente la vita normale che<br />

la mente vorrebbe avere, si separa la cartesiana<br />

concezione tra res cogitans e res<br />

extensa, trovando terreno fertilissimo<br />

nelle concezioni cristiane e non solo.<br />

Le idee di mortificazione della carne e in<br />

genere del mondo materiale è trasversale<br />

a molte filosofie e questo stravolge<br />

i concetti perché in questo caso il<br />

corpo mortificato deve essere esposto e<br />

mostrato proprio perché prova della negazione<br />

della materialità.<br />

La centralità del corpo, al di la dell’idea<br />

che ne sottende la gestione, rimane peculiare<br />

in tutte le culture e quindi la gestione<br />

stessa dello status di malattia<br />

assume tramite esso caratteristiche peculiari<br />

e distintive.<br />

Nella visione occidentale legata alla biomedicina<br />

l’idea di salute non comprende<br />

in modo totalizzante la realtà dell’individuo.<br />

Si evidenzia la realtà dell’organo, il rapporto<br />

tra causa ed effetto un legame tra<br />

agente e corpo ma la totalità olistica dell’unione<br />

corpo mente è ancora lontana,<br />

la ricongiunzione della separazione cartesiana<br />

tra res cogitans e res extensa<br />

lungi dall’essere ricomposta.<br />

In realtà non sarebbe neanche sufficiente<br />

per una visione completa dell’individuo<br />

perché è indispensabile aggiungere<br />

il contesto ambientale e culturale<br />

che insiste sulla singolarità dell’individuo.<br />

L’idea di salute è tutt’altro che univoca,<br />

noi ci rifacciamo alla definizione dell’OMS<br />

ma essa è un a sintesi che solo<br />

nelle ultime revisioni ha inserito il lato<br />

psico- sociale della vita come elemento<br />

fondante e peculiare della salute stessa.<br />

Anche questo, in fondo come ogni elemento,<br />

ha una determinazione culturale<br />

non possiamo non considerare l’esistenza<br />

delle “culture bound sindrome” cioè di<br />

quelle patologie o meglio sindromi culturalmente<br />

ordinate. Esempi sono sicuramente<br />

i comportamenti socialmente devianti<br />

delle donne del corno d’africa, o la<br />

più vicina Taranta. In effetti, si crea una<br />

sintomatologia che giustifichi un comportamento<br />

non consono con gli<br />

standard culturali delle società d’appartenenza<br />

e, di fatto, quindi la malattia<br />

assume un ruolo sociale rilevante che,<br />

però ha una sintomatologia chiara e<br />

anche clinicamente rilevante ma con<br />

un’eziologia non riferibile al campo della<br />

biomedicina ma a quello del comportamento<br />

culturale.<br />

Di contro anche l’idea stessa della salute<br />

è dipendente dalla concezione culturale,<br />

in alcune realtà l’unità del tutto, il<br />

mondo reale e quello soprannaturale,<br />

l’uomo e il divino, sono concepiti in una<br />

giustapposizione una discrasia tra i due<br />

mette in crisi la realtà del singolo e<br />

alcune volte anche della società in cui<br />

vive quindi prima della malattia è necessario<br />

come cura ristabilire l’ordine tra le<br />

parti del tutto.<br />

Questo concetto ha portato anche un’evoluzione<br />

nelle società d’interesse etnologico,<br />

là dove abbiamo un contatto con<br />

gli occidentali si è cominciato ad avere<br />

una differenziazione nell’utilizzo degli<br />

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