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scarp de' tenis Il mensile della strada - Caritas Torino

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il reportage“cuore grande di Napoli”, che si sommaal “cuore grande degli italiani”. I colori el’esuberanza tutta napoletana erano statipreceduti dalla visita <strong>della</strong> <strong>Caritas</strong> diBolzano: con metodo e precisione tipicamente“austro-ungarici” sono entratie hanno chiesto di cosa c’è bisogno, si sonocomplimentati per l’ordine e la tenutadel magazzino e poi sono ripartiti. Eancora: il passaggio dei vicini e simpaticiromagnoli dalla <strong>Caritas</strong> di San Marino-Montefeltro con Moris, responsabile <strong>Caritas</strong>e capo scout, che insieme a due giovaniin pantaloncini e fazzolettone al collohanno scaricato un pulmino di succhidi frutta, scatolame vario e altre derrate,prima <strong>della</strong> foto per documentare leoperazioni di consegna e <strong>della</strong> partenzaper il ritorno nella Romagna solatìa. E altricarichi giungono da Genova, Cremona,Brescia, Padova...E ancora non è finita. Da Montevarchiil parroco porta con sé alcuni giovanidell’oratorio e qualche animatore e siinforma se per le prossime settimane c’èbisogno di aiuti in termini di presenza fisicaal magazzino. È questo il bello <strong>della</strong>solidarietà: si annulla la differenza tra chidà e chi riceve e ci si rende conto di esserein una determinata situazione, tuttaparticolare, che non tiene conto in alcunmodo di quello che si è, ma solamente diquello che si fa. Per gli altri. .Suzzara«Nel campo problemi sospesi,speriamo almeno nell’edilizia...»La situazione tornando lentamente alla normalità. E,paradossalmente, per alcuni il terremoto può trasformarsi in un’opportunità.L’associazione San Lorenzo di Suzzara, creata dalla diocesi di Mantova edalle parrocchie <strong>della</strong> zona, funge da centro ascolto per quattro comuni(oltre a Suzzara, Pegognaga, Monteggiana e Gonzaga), un bacino di circa40-45 mila abitanti. «Prima del terremoto seguivamo circa il 2% <strong>della</strong>popolazione – spiega il presidente, Bruno Staffoli –. In pratica venivanoda noi circa 400 persone a settimana, con le richieste più varie, e noigarantiamo risposte base: docce, cibo, vestiario e mobili; per tutto il resto(prestiti, assistenza legale e finanziaria) ci appoggiamo ad altri servizipromossi dal centro diocesano. L’utenza media era formata da famigliestraniere, praticamente senza reddito (o con reddito saltuario) con minimodue figli. Ma poi c’è stato il terremoto...».E così, in pratica, spiega Matteo Amati, responsabile del Centro Casadell’associazione, «la stragrande maggioranza delle persone che seguivamosono finite nei campi <strong>della</strong> Protezioni civile e <strong>della</strong> Croce rossa. Noi siamointervenuti nei campi, rispondendo a richieste particolari, soprattutto perquanto riguarda gli alimenti per bambini, il vestiario e l’animazione. Mamolto è nelle mani <strong>della</strong> Protezione civile, che in un certo senso ha preferitogestire tutto da sola». Ora, però, con la chiusura dei campi, il nodo di chinon ha più una casa si aggiunge a quello di chi già non l’aveva. «Di fatto –continua Amati – le persone hanno vissuto un periodo di sospensione deiproblemi. Chiusa la fase <strong>della</strong> prima assistenza, la drammaticità di certesituazioni è tornata a farsi sentire. Chi era in affitto ha difficoltà a reperireuna nuova abitazione. Chi invece viveva in una casa di proprietà si ritrovaeconomicamente destabilizzato. L’unica consolazione è che le aziendeda noi non hanno avuto danni e che, verosimilmente, nella fase del dopoterremoto sarà incentivato il comparto edile, in cui molti nostri assistitipossono sperare di trovare lavoro...».che ne sarà dei vulnerabili?prima presentavano problemi sociali. Sono i più deboli: i comuni da soli non ce la fannoInterventi <strong>Caritas</strong>, ecco come donareGli interventi <strong>della</strong> rete <strong>Caritas</strong> si protrarranno nelle aree terremotate peranni, a sostegno dei bisogni sociali delle comunità.Ecco come donare; indicazioni più precise sui siti internetwww.caritasitaliana.it e www.caritas.it<strong>Caritas</strong> Italiana Causale: Terremoto Nord Italia 2012• c/c postale n. 347013• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, RomaIban: IT 29 U 05018 03200 000000011113• UniCredit, via Taranto 49, RomaIban: IT 88 U 02008 05206 000011063119<strong>Caritas</strong> Ambrosiana Causale: Terremoto Emilia Romagna 2012(offerta detraibile o deducibile fiscalmente)• c/c postale n. 13576228 intestato a <strong>Caritas</strong> Ambrosiana ONLUS• Credito Artigiano, intestato a <strong>Caritas</strong> Ambrosiana OnlusIban: IT16P0351201602000000000578subito sfruttato la nostra organizzazione– continua Cavallari –, utilizzando la retedei centri di ascolto e dei servizi di accoglienzadislocati nel territorio. Diocesi eparrocchie si sono unite per promuoverequesti centri, affidati in gestione a onlus.Nello specifico abbiamo mobilitatola San Lorenzo, con base a Suzzara, e laSan Benedetto, con base a Quistello. Inostri operatori e i volontari, essi stessicolpiti dal sisma, si sono subito adoperatiin favore delle persone costrette a lasciarele propria casa. In pratica abbiamoaffiancato, e in alcuni casi ancora lofacciamo, come a Quistello e a San Giacomodelle Segnate, la Protezione civile ela Croce rossa nell’assistenza agli sfollati,andando a colmare eventuali carenzeluglio - agosto 2012 <strong>scarp</strong> de’ <strong>tenis</strong>.19

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