10.07.2015 Views

scarp de' tenis Il mensile della strada - Caritas Torino

scarp de' tenis Il mensile della strada - Caritas Torino

scarp de' tenis Il mensile della strada - Caritas Torino

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>scarp</strong>milanoQuesto significa che potenziare o depotenziarequesto settore di interventi èuna responsabilità politica ben precisa.«<strong>Il</strong> problema dei fondi nel corso deglianni si sta facendo sempre più sentire– continua Zappa –, al punto che alcunescelte (leggi lo sviluppo dell’affidofamiliare, strumento assolutamente efficace,sia chiaro) spesso sono motivatedalla carenza di fondi pubblici, anzichéda una convinzione educativa: l’affido,per esempio, garantisce costi molto minoririspetto a una comunità di accoglienza.Ma un progetto di affido non significaparcheggiare un minore in unafamiglia e lavarsene le mani, bensì costruirgliattorno un progetto in grado diintervenire anche e soprattutto sulla famigliadi origine, per favorire il rientro. Epoi ci sono casi per cui l’affido non funzionao non basta, e si devono aprire leporte delle comunità».Leggerezza senza progettiNelle comunità di accoglienza glistandard qualitativi e quantitativi sonocresciuti moltissimo durante gli anni. Ei costi per i comuni sono bloccati da anni,ma stanno diventando sempre piùinsostenibili, per le casse esangui deglienti locali. «Dato l’affievolirsi dei trasferimentidallo stato – conclude Zappa –l’invio in comunità di un minore, a menoche ci sia un provvedimento da partedel tribunale, rischia di non essere attivato.Oggi sempre più si assiste a interventi“leggeri”, la cui leggerezza non èdettata dalla progettualità, ma dalla necessitàdi spendere poco. Quello che serveè invece riaffermare l’importanza dilavorare sulla tutela, per garantire dirittiadeguati a tutti e, cosa altrettanto importante,affrontare spese sociali minoriin futuro, quando i ragazzi avrannoraggiunto la maggiore età. Interventi diqualità su un minore e la sua famiglia richiedonocosti importanti, ma hannospesso esiti positivi in tempi medio-brevi.Intervenire in maniera “leggera” esenza le dovute figure professionali significafar affondare l’intervento, con ilrisultato che il minore è costretto a rimanerein comunità fino al compimento<strong>della</strong> maggiore età, con maggiori oneriper il comune e più fatiche per lui. Occorreridefinire le priorità e le garanzieessenziali. E rendere effettivo per ognibambino e ragazzo il diritto a una buonacrescita». .L’interventoMarelli (Cnca): «Non ci arrendiamo,si tratta del futuro dei nostri figli»«Quando parliamo di tutela parliamo di diritto esigibile. E dovremmoparlare di diritto esigibile e di tutela dei minori non solo quando ci si trovadi fronte a un provvedimento da parte di un tribunale, ma pensare a un sistemadi politiche sociali che sia in grado di prendersi cura anche <strong>della</strong> famigliad’origine, sostenendo percorsi di autonomia. Non bisogna arrivare, comesuccede spesso oggi, quando la situazione è compromessa». É un fiumein piena, Liviana Marelli, coordinatrice dell’area infanzia, adolescenza e famigliedel Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza (Cnca). «Si deve parlaredi un insieme di politiche e di azioni in grado di rendere esigibile il dirittoda parte del minore di crescere in famiglia, a partire dalla propria, così comeè sancito dalla legge 149 del 2001 e dalla convenzione di New York, ratificatadall’Italia e quindi legge anch’essa».<strong>Il</strong> ragionamento non fa una piega: non si deve parlare solo di interventiriparativi, occorre invece ragionare su come rendere disponibile azioni garantiteper tutti. «Non dobbiamo commettere l’errore di credere – continua Marelli –che questi interventi riguardino solo i figli di qualcun altro. Sono tutti figli nostri,<strong>della</strong> comunità locale. Dobbiamo essere in grado di garantire a loro,e quindi anche a noi, un mondo e una società attenta ai bisogni dei bambini.In quest’ottica tutto ciò che ruota attorno al mondo dei bambini – la scuola,la famiglia – deve essere visto come qualcosa da tutelare e proteggere. Unasocietà che si dice civile deve partire da questa assunzione di responsabilità».Quello che accade oggi è però che sempre più spesso la tutela viene vistacome il compito di qualcuno: il tribunale, i servizi sociali, il comune... «Significapartire con il piede sbagliato – prosegue Marelli –, perché senza una chiarapresa di posizione e un’assunzione di responsabilità da parte <strong>della</strong> società civilequelli che dovrebbero essere diritti garantiti diventano non chiaramentedefinibili. Insisto: la tutela va garantita dallo stato e dalla sue diramazioni.Perché lo stato siamo noi e che società può essere quella che si dimenticadei propri figli? Bisogna evitare storture come quelle che accadono oggiin Lombardia dove, con l’introduzione dei voucher e <strong>della</strong> dote, viene menola titolarità pubblica dell’intervento. Perché se è vero che la libera scelta èun valore, è altrettanto vero che, per essere tale, deve essere “accompagnata”e ragionata. Saltare a piè pari presa in carico e corresponsabilità è assurdoanche sul versante economico: gli interventi riparativi costano sempre di più».Quella che occorre, insomma, è un’inversione di tendenza. «Se noi pensiamoalle politiche sociali come a un semplice costo – dice ancora Marelli –, alloraè evidente che l’unica soluzione, soprattutto in tempi di crisi, è tagliare econtenere la spesa. Noi partiamo dal presupposto contrario, nella convinzioneche l’Italia può crescere solo se cresce l’entità e la qualità del welfare.Riducendo le politiche sociali a costo, a elemosina, ad assistenzialismo, si negail diritto. Perché l’assistenzialismo si basa sulla discrezionalità di chi assiste:ti garantisco quanto posso e finché posso a patto che curi chi voglio ioe con questi metodi. Non è la <strong>strada</strong> da percorrere: o si decide insieme conla compartecipazione o non esiste via d’uscita. Perché il sociale è motore disviluppo e crescita. La povertà minorile in italia è tra le più alte in Europa:combatterla potrebbe diventare una misura economica fondamentale.Comuni e Anci si stanno muovendo bene, ma la loro voce resta inascoltata».L’importate, dunque è non confondere l’elemosina con il diritto di cittadinanza.«La mancata definizione dei livelli essenziali di assistenza – conclude Marelli –permette impunemente che questo avvenga. Se nulla è garantito, ognuno faquello che vuole. Su questo punto si deve giocare la battaglia da parte <strong>della</strong>società civile e del terzo settore, che devono essere in grado di fare rete suquesti temi, nella convinzione che sono una priorità per il paese».luglio - agosto 2012 <strong>scarp</strong> de’ <strong>tenis</strong>.31

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!