tro, che vale la pena acquistarne un pezzoa pochi euro e giocarci».E questo è tutto: pochi acquirenti epochi euro di guadagno. Ma intantoMarie con la sua bancarella ci deve vivere,perché non ha un altro lavoro:«Riesco giusto a pagarmi le bollette –confida –, ma di fatto posso definirmipovera». E come lei ce ne sono tanti,tante storie e tanti profili diversi, in quelpopolo variegato e inafferrabile di chi fadel proprio artigianato il suo mestiere, ilsuo strumento di sussistenza. Persone,insomma, che non hanno una bottega,ma che vivono vendendo oggetti da lorocreati nei mercatini per <strong>strada</strong>, sfruttandola loro passione e la loro abilità,puntando tutto sull’originalità del prodotto,frutto di fantasia e manualità.Difficile fare una mappaCapire quanti sono in Italia non èun’impresa tanto facile. Numeri precisi,in realtà, non ce ne sono. Una cosa infattiè parlare dei venditori ambulantiche hanno una bancarella e vendonooggetti acquistati dai grossisti, un’altrainvece è parlare di quelli che la merce“se la fanno” da soli, con le loro mani,usando la loro testa, il loro talento, e poila vendono. Entrambe le categorie vivonofacendo le fiere e i mercati. Ma solola seconda crea, inventa, pensa, quasi“partorisce” l’idea di un nuovo oggetl’inchiestaCreartL’orgoglio di Alan l’hobbista:«Lo stipendio “paga” la passione»<strong>Il</strong> suo accento ancora marcatamente americano funziona allaperfezione per insistere con enfasi su un concetto che ripeterà per tuttal’intervista: «Noi non siamo artigiani, anzi noi non li sopportiamo proprio,gli artigiani. Perché si fingono hobbisti creativi e invece sono solocommercianti che comprano gli oggettini dai rivenditori cinesi e li piazzanosul mercato come se fossero i loro». <strong>Il</strong> signor Alan, 69 anni, ex direttoremarketing <strong>della</strong> Levis, è l’inventore di Creart, l’associazione che raccogliequalcosa come 600 iscritti, tutti hobbisti, che partecipano alle sessanta trasagre, fiere e feste di paese sparse ogni anno tra la provincia di Lecco eMilano . «Vorrei spiegare meglio che cosa intendo per hobby – precisaAlan –: un’occupazione che riguarda casalinghe, operai e qualunque altrolavoratore, che la sceglie però come passione. Con lo stipendio primariosi mantiene la passione, insomma, non il contrario: non è la bancarella chefornisce un guadagno per vivere. Chi la vive in questo modo è un cosiddettoartigiano, e non è proprio la categoria che più amiamo...».Creart nacque nel 1997 a Imbersago, paesino sull’Adda lecchese, quandola Pro Loco organizzò un mercatino di antiquariato. Ebbe un enormesuccesso, arrivarono 132 piccoli stand, da lì si decise di portare la“creatività” fuori dal contesto di quella festa a tema. «Gli hobbisti creativifanno di tutto – spiega Alan –: bigiotteria, decoupage, cucito, pizzi, ricami,oggetti in ferro, vetro, borse, dipinti, modellismo, scultura, borse in pelle.Ma li fanno con le loro mani, con la calma e la tranquillità di chi ha giàun reddito e nell’artigianato esprime una passione. Secondo noi, chi dicedi fare l’artigiano e di vivere vendendo le sue creazioni, in realtà le compragià pronte in via Settembrini a Milano (<strong>strada</strong> dove ci sono moltissimigrossisti cinesi di qualunque chincaglieria e oggetto, ndr)». Alan continuaspiegando il motivo di tanto fastidio: «Gli artigiani delle bancarelle fannoconcorrenza sleale ai negozianti, l’hobby invece è creatività, passione,amore non legato al denaro».Agli hobbisti non serve tirare su i soldi per vivere, ma solo quelli chebastano per comprare la materia prima, che serve per ricominciare a creare.C’è chi nel week end tira su 50 euro, chi invece nulla; dipende anchedalla fortuna, ma più che altro alle sagre si partecipa per il gusto di stareinsieme. Come quando, sulla sponde del fiume o tra le colline brianzole,Creart organizza il suo mercatino. Alan lo si trova sempre, con il suo hobbydi organizzare gli hobbisti. E il puntiglio di espellere quelli che scopre nonessere i veri autori dei loro prodotti.to da esporre, sperando che colpiscal’interesse dei passanti e addirittura neapra il portafoglio, convincendoli acomprarla. Ma distinguere le due categorie,sfogliando i dati ufficiali, non è facile:«Sul registro imprese non è possibileindividuare chi tra i venditori ambulantiproduca in modo artigianale glioggetti che vende – spiega AntonellaBarberis <strong>della</strong> Camera di commercio diMilano –; nelle statistiche compaionotutti come commercianti ambulanti.L'unico dato che riusciamo a individuareè quello degli ambulanti che vendonoarticoli di bigiotteria e chincaglieria,attività spesso molto artigianale».Concentrandoci quindi su questidati, ecco che cosa viene fuori: la cittàitaliana in cui se ne sono registrati di piùè la multiculturalissima Palermo con1.453 venditori, seguita da Napoli con941, da Lecce con 712, da Milano con453 e Salerno con 415. Altissima la percentualedi stranieri extracomunitariche si dedicano a questo tipo di commercio;abbastanza complicato capirese si tratti quindi di semplici rivenditorio di veri e propri artigiani.Marco Accornero, segretario generaledell’Unione commercianti <strong>della</strong>provincia di Milano, amplifica il tema,facendo un’ulteriore divisione, introdu-luglio - agosto 2012 <strong>scarp</strong> de’ <strong>tenis</strong>.23
cendo una nuova sfumatura nella categoriadegli ambulanti “creativi”.Tra hobbisti e artigiani«Io direi che ne esistono due: gli hobbistie gli artigiani – spiega –. Gli hobbistisono coloro che hanno hobby manuali,fanno ricami, decoupage, dipingono suceramica, trasformano insomma la loroabilità non professionale in uno strumentodi guadagno. Partecipano a sagree mercatini, feste patronali e iniziativedi paese, hanno il loro banchetto e vendonoil frutto del loro lavoro, ma nonhanno una partita Iva. Si tratta per lo piùdi casalinghe, pensionati, persone chehanno già un primo lavoro, ma che usanoquesto per arrotondare». In pratica,queste persone non hanno un’abilitàeccelsa, altrimenti l’avrebbero trasformatanella loro prima, unica e principalefonte di reddito, ma hanno una passionee la sfruttano per farci qualche soldo,ma soprattutto per il piacere diesporne i prodotti. Legalmente, dunque,sono hobbisti, ma in realtà vendonoanche loro e sono un po’ sul filo <strong>della</strong>legalità. «Fanno un po’ di concorren-La carica degli hobbisti nelle fiere di paese:«Bello vendere. Di più ricevere i complimenti»Se piove a dirotto le persone non escono di casa. Se è variabile le personemagari se la rischiano, ma sono sempre sul chi va là, poco propense a rilassarsidavanti a una bancarella, con l’ombrello al gomito e il naso rivolto all’insù.Conoscere la psicologia del passeggiatore da mercatino a un certo puntodiventa fondamentale per chi, come hobbisti e artigiani, vende i propri oggettinelle sagre di paese. Serve a sapere quanti e quali affari ci si può aspettareda una giornata, se gli incassi saranno alti oppure a zero. Anche se questo nonè essenziale per tutti. Vale infatti la distinzione fondamentale: gli hobbisti hannogià un lavoro e usano la bancarella per arrotondare, gli artigiani ci devonocampare. Gli hobbisti magari sono pensionati o casalinghe, a volte operai oimpiegati, con un’abilità che diventa il loro secondo lavoro, ma il primo obiettivoè esporre le proprie creazioni, dare sfogo alla passione; racimolare qualcosa èsolo lo scopo ulteriore. Ben vengano insomma i soldi, ma se non vengono nonmuore nessuno. Tiziana Fedeli abita a Pioltello (Milano) e fa lavoretti di cucito:copertine per bimbi, tovaglie, bavaglini, magliettine. «C’è sempre interesseintorno alla mia bancarella – confessa –, ma le vendite sono basse». FrancaRanzenigo, anche lei di Pioltello, dipinge a mano piastrelle con facce di cani egatti: «Se lo facessi come unica professione non arriverei a pagare le bollette –rivela – ma sono un’hobbista e già è tanto ricevere complimenti. Quando lamanifestazione è bella, è organizzata bene, quando sono venute tante persone,vado a casa contenta». Anna Perelli invece vende vasi di cristallo, bracciali,collanine, anelli, spille. Abita a Canonica d’Adda e ha sempre un buon giro dicuriosi intorno al suo tavolino. «Spesso accade che per tutta la fiera nonsucceda niente, non si venda – dice –. E poi, all’improvviso, all’ultimo momento,qualcuno decide di comprare...».Montascale Stannah.Per le tue scale,scegli il meglio.Siamo gli specialisti dei montascale.Per la tua tranquillità scegli la competenza del n° 1 al mondo,garantita da oltre 500.000 clienti e da più di 16 anni dipresenza in Italia. Amiamo il nostro lavoro e con impegno epassione mettiamo a tua disposizione la nostra esperienza.Progettiamo su misura per te e la tua casa.Per darti il massimo <strong>della</strong> sicurezza, <strong>della</strong> praticità d’uso e deldesign, costruiamo uno a uno i nostri montascale a misura<strong>della</strong> tua casa e delle tue esigenze.800-818000Chiamata gratuitaLun-Sab 8.00/20.00www.sta nnah.itAbbiamo la più ampia gamma di modelli.Solo con noi hai la libertà di scegliere il montascale che più tipiace, tra 7 modelli e 70 diverse combinazioni. Stannah offresoluzioni diverse e personalizzate per tutte le esigenze e tuttele tasche.Abbiamo una garanzia in più: il servizio!Con Stannah hai un’assistenza certa, veloce ed efficace,in tutta Italia. Dal primo contatto a dopo l’installazione, ciimpegniamo a essere sempre al tuo fianco.Persone di cui fidarsi. Dal 1867.