98 ― N. Reggiani, Dalla magia alla filologia1. I problemi del passaggio dal rotolo al co<strong>di</strong>ceL’agile <strong>volume</strong>tto contenente i testi <strong>di</strong> Irigoin, arricchito da un cospicuo corredoiconografico, ripercorre la storia bibliologica greca, romana e bizantina attraversoun’originale scansione che in<strong>di</strong>vidua in quattro gran<strong>di</strong> centri – Atene, Alessandria,Roma, Costantinopoli – altrettanti momenti car<strong>di</strong>nali dell’origine e dellosviluppo delle forme librarie. L’articolazione geo-culturale non appare immotivata,giacché il libro antico è stato contrad<strong>di</strong>stinto, nella sua lunga e problematicatrasformazione, da una serie <strong>di</strong> peculiarità <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendenti sia dalle con<strong>di</strong>zionigeografiche che dai contesti culturali <strong>di</strong> riferimento.Ad Atene si concretizza infatti la co<strong>di</strong>ficazione del rotolo papiraceo (biblos)quale standard librario dell’antichità tardoclassica 2 , che troverà la propria apoteosinel mondo ellenistico che in Alessandria d’Egitto vede la quasi in<strong>di</strong>scussa capitaleculturale. Il mondo romano, dal canto suo, fornisce gli spunti per la “rivoluzione”scrittoria del co<strong>di</strong>ce pergamenaceo, la cui ere<strong>di</strong>tà è raccolta dall’Orientegreco, che la restituirà, in massima parte intatta, al nostro Rinascimento. Ma letappe segnalate così vistosamente dall’Autore (ogni città dà il titolo ad un capitolo<strong>di</strong>stinto, corrispondente ad ognuna delle originarie conferenze) costituisconodei punti <strong>di</strong> rottura nella storia del libro antico, oppure quest’ultima può esseredefinita come una vicenda lineare, in cui poter riconoscere, al massimo, <strong>degli</strong>sno<strong>di</strong> significativi?Il punto <strong>di</strong> svolta decisivo (“the most momentous development in the historyof the book until the invention of printing” 3 ) è segnato, naturalmente, dal passaggiodal rotolo al co<strong>di</strong>ce quale supporto scrittorio preferenziale. Una volta lasciatala teoria “meccanicistica” dell’abbandono del rotolo per le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lettura e<strong>di</strong> costi <strong>di</strong> produzione 4 , la comprensione <strong>di</strong> questo fenomeno era stata monopoliz2 Cfr. P.Thessaloniki, IV sec.a.C. (“Papiro <strong>di</strong> Derveni”); P.Berol. inv.9875, IV sec.a.C. (parte <strong>di</strong> rotololibrario con il testo dei Persiani <strong>di</strong> Timoteo) (Figg. 9-10); BLANCK 2008, 158-9. Sul papiro <strong>di</strong> Timoteocome standard librario ateniese, cfr. TURNER 2002, 6-9; vd. anche infra sulla cultura e<strong>di</strong>toriale ad Atenedalla fine del V sec.a.C.3 ROBERTS/SKEAT 1987, 1.4 Cfr. SKEAT 1976, 35-6; ROBERTS/SKEAT 1987, 45-53.
Papyrotheke 1 (2010) ― 99zata dalle schematiche <strong>di</strong>cotomie “rotolo vs co<strong>di</strong>ce” = “papiro vs pergamena”,con minime variazioni sul tema, che miravano essenzialmente a fare del protocristianesimoil milieu socio-culturale d’origine della “forma”, materiale e mentale,del codex, che costituiva, secondo questo modello, la polemica alternativa al <strong>volume</strong>npagano, oltretutto caricata <strong>di</strong> peculiari significati sacrali 5 . La pergamena <strong>di</strong>tra<strong>di</strong>zione orientale sarebbe venuta a sostituire il papiro egiziano, e con la nuovaimpaginazione sarebbe stato molto più agevole consultare e citare brani e versetti,nonché unire più “libri” a formare un corpus unitario <strong>di</strong> testi sacri, possibilmenteortodossi 6 .È stato Guglielmo Cavallo ad allargare l’orizzonte fino a comprendere il quadrod’insieme della società e delle sue trasformazioni nella Tarda Antichità, in cuiil codex <strong>di</strong>veniva il simbolo del riscatto culturale <strong>di</strong> una classe “me<strong>di</strong>a” che avevaconquistato il potere politico ed economico. In questo modo, il primo Cristianesimo,nel cui àmbito è indubitabile il grande successo della forma del co<strong>di</strong>ce (“theearly Christian obsession with the codex” 7 ), veniva ad essere un parziale tassello<strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> maggiore portata 8 che, muovendo dall’uso scolastico/privato<strong>degli</strong> appunti su “tavolette rilegate”, lignee e cerate (tabulae) 9 (Figg. 3-4) ovvero5 È la celebre ipotesi <strong>di</strong> C.H. Roberts relativa agli “appunti” dell’evangelista Marco, che sarebbero statiredatti sui blocchetti pergamenacei per appunti così <strong>di</strong>ffusi a Roma (vd. infra) e quin<strong>di</strong> replicati inun’imitazione anche formale e strutturale del venerato originale (ROBERTS 1954, passim; SKEAT 1976,28-9; ROBERTS/SKEAT 1987, 54-7)6 Sulla storia delle osservazioni relative al rapporto fra co<strong>di</strong>ce e Cristianesimo (già dal 1902 col Kenyon,seguito dal Gregory nel 1907, culminando negli anni Trenta con il rinvenimento dei co<strong>di</strong>ci papiraceiChester Beatty fino all’opera del Roberts del 1952), si veda la rassegna presentata da SKEAT1976, 24-8, con le principali obiezioni alle prime interpretazioni. Sempre lo Skeat (ibid., 28-30) presentale due ipotesi che costituiscono l’elaborazione più alta in relazione a questo problema, riprese esviluppate poi da ROBERTS/SKEAT 1987, 35-74 (oggi <strong>di</strong>sponibile con aggiornamenti in KRAFT (ed.) 2008,[[35-74]]), in polemica con le obiezioni del Cavallo (vd. infra); recentemente, ancora, SKEAT 1994pone l’adozione del co<strong>di</strong>ce in rapporto alla creazione del canone neotestamentario. Per un inquadramentoriassuntivo si rimanda a MCCORMICK 1985, che è la recensione del <strong>volume</strong> <strong>di</strong> Roberts e Skeat.Va segnalato che tuttora l’ipotesi “cristiana” viene utilizzata per spiegare l’ascesa del co<strong>di</strong>ce, anchesenza tener presenti le osservazioni <strong>di</strong> Cavallo, come in WINSBURY 2009, 25-6.7 MCCORMICK 1985, 154.8 Cfr. CAVALLO 1994, 619-22 e 645-7.9 Cfr. GMAW 2 4 (London, British Library, Add. MS. 34186(1)), II sec.d.C. (tavoletta cerata con esercizio<strong>di</strong> scrittura). Per esempi più antichi cfr. le due tavolette illustrate alla pl. I <strong>di</strong> ROBERTS/SKEAT 1987,dal Petrie Museum <strong>di</strong> Londra (III sec. a.C.). Si ricorda che la stessa parola codex deriva da caudex,“tronco d’albero”, in specifico riferimento alle tavolette lignee cerate (cfr. Sen. Dial. 10 = Breu.Vit.
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