54 ― I. Bonati, Forme e contenitori <strong>di</strong> incenso nei papiristinato ad accogliere la scorta <strong>di</strong> incenso in attesa che i granuli, attraverso un cucchiaino,vengano posti a bruciare nel turibolo (detto anche thymiaterium, incensorium,fumigatorium) per le fumigazioni durante i rituali 40 .Il vocabolo λιβανοθήκη, dunque, potrebbe essersi formato e specializzato perdesignare la teca per l’incenso adoperata nelle chiese, anticipando quel processolinguistico ben rappresentato dai papiri che, soprattutto dopo il IV secolo, porta ilvocabolario greco ad una straor<strong>di</strong>naria fioritura, e che si manifesta sovente conneoformazioni create a partire da ra<strong>di</strong>ci già note, in specie ricorrendo a suffissi o– come in questo caso – per composizione 41 .Di conseguenza, l’appartenenza della voce alla sfera <strong>degli</strong> instrumenta sacraparrebbe suggerire l’ipotesi che la lista <strong>di</strong> P.Oxy. VI 978, fino ad ora non assegnataa nessun àmbito specifico, sia contestualizzabile in ambiente religioso.Il singolare destino <strong>di</strong> questo termine, che compare in modo apparentementeisolato in un papiro del III secolo, per poi scomparire dalle testimonianze e riaffioraresoltanto in un glossario posteriore <strong>di</strong> sei secoli, insinua il sospetto dellavasta quantità <strong>di</strong> ciò che si è perduto, sia per quanto concerne la messe dei documentipapiracei, sia per quanto attiene il patrimonio lessicale antico, non noto daaltre fonti, che in essi riemerge.I papiri ci conservano elementi altrimenti scomparsi nel naufragio del tempo.Tuttavia la documentazione pervenutaci non è che una porzione <strong>di</strong> un contestopiù ampio che soltanto future scoperte e il progresso <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> permetterà senon <strong>di</strong> integrare, almeno <strong>di</strong> accrescere.In questo caso, la presenza <strong>di</strong> λιβανοθήκη nei tar<strong>di</strong> Hermeneumata può esserein<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una per noi insospettata, né comprovabile, <strong>di</strong>ffusione e vitalità del vocabolo,perlomeno in quella sfera specifica – ecclesiastica e liturgica – nella qualesembra essersi formato. Pertanto, se la parola è stata glossata insieme ad altre,simbolo <strong>di</strong> prosperità, rappresenta la Chiesa, il cui pilota è Cristo – simboleggiato nella croce dell’albero–, e conduce i fedeli, come in un porto, alla salvezza eterna.40Così per esempio si legge nel Dizionario della lingua italiana dell’Accademia della Crusca (vol. V, p.335, Padova 1829): “‘navicella’ si <strong>di</strong>ce anche ogni sorta <strong>di</strong> vaso fatto a foggia <strong>di</strong> nave, e specialmentequella in che nelle chiese tiensi l’incenso”.41Cfr. DARIS 1995, 78-9; MONTEVECCHI 1998, 76-9.
Papyrotheke 1 (2010) ― 55quali ἀρόματα odores e λιβανοτόϲ turiflos (CGL III 302,14-5 Goetz) 42 , noncertamente peregrine, si può supporre che essa fosse meno rara e desueta <strong>di</strong> quantoa noi oggi appare 43 .E questo non è altro che un esempio, come i precedenti che abbiamo trattato,dell’apporto delle fonti papiracee alla ricostruzione <strong>di</strong> molteplici aspetti, non ultimiquelli linguistici e storico-economici, dell’Antichità greco-romana.ISABELLABONATIUniversità <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Parmaisabella.bonati@nemo.unipr.itBibliografiaI. ANDORLINI (2007), Prescription and Practice in Greek Me<strong>di</strong>cal Papyri from Egypt, inZwischen Magie und Wissenschaft. Ärzte und Heilkunst in den Papyri aus Ägypten, eds.H. FROSCHAUER, C. RÖMER, Wien, 29-33.A. AVANZINI (ed.) (1997), Profumi d’Arabia. Atti del convegno, Pisa 1995, Roma.E. BATTAGLIA (1989), ‘Artos’. Il lessico della panificazione nei papiri greci, Milano.W. BELARDI (1969), Gr. κόλλιξ (Hippon. 39,6 D. 3 , etc.), “Athenaeum” 47, 25-9.I. BONATI (2011), Il contributo dei papiri alla definizione d'uso <strong>di</strong> bikos e kollourion, in Testi42Si noti peraltro come nei due casi citati, che nella forma classica presentano ω e non ο (ἀρώματα,λιβανωτόϲ), sia evidente la scomparsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione quantitativa e qualitativa nel trattamento <strong>di</strong> questevocali, già attiva nella lingua dei papiri dall’età tolemaica.43Quanto si è qui solo accennato sarà oggetto in futuro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti. Una revisione del papiro,con aggiornamenti sulle ricerche in corso, verrà presentata in occasione della V Giornata <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><strong>Papirologia</strong> “E<strong>di</strong>ting Papyri On Line. Classificazioni testuali e questioni lessicali”, Parma, 20-21 aprile2011.
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