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Vittorio Gagliardi - Euromerci

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S P E C I A L E S I S T E M A I N T E R M O D A L EArduo usare il treno…Alla Confindustria di Ancona si è dibattuto di logistica, di porti einterporti, di intermodalità: emerse tutte le attuali criticità.di Carlotta ValeriAd Ancona, presso la sede dellaConfindustria, si è discussoun problema non di facile soluzione:“Logistica e sistemainterportuale italiano: l’intermodalitàcome opportunità del territorio”. Nonvi è dubbio, lo dimostrano paesi comela Svizzera, l’Austria, la stessa Germania,che l’intermodalità sia “un’opportunità”in termini sia di salvaguardiaambientale sia logistici.Il problema è che bisogna“farla” e, invece, in Italia è statanegli ultimi anni virtualmente“azzerata”, così come sista riducendo lo stesso trafficoferroviario. L’Unione europeasi era illusa che la ferrovia sarebbecresciuta con la liberalizzazione,ma ciò in Italia nonè avvenuto, perché le liberalizzazionifunzionano automaticamentese a disposizione deiprivati si pongono asset “ricchi”,che possono produrremargini e non è certamente il caso deltrasporto cargo via rotaia (ammessoche lo sia per quello passeggeri, almenosull’alta velocità). Tornando al dibattitodi Ancona, Roberto Pesaresi, presidentedella sezione Trasporti e Logisticadella Confindustria del capoluogo marchigiano,nonché presidente dell’interportodi Jesi, non si è nascosto le difficoltàche si incontrano nel cercare di“fare intermodalità” e non solo, perchéle criticità sorgono nel nostro paese anchese si vuole “fare logistica”. “C’è unPorto di Ancona con l’arco di Traianoproblema culturale, bisogna capire cheil trasporto e la logistica hanno un pesosignificativo sul costo finale di un prodotto.Un loro sviluppo, una loro modernizzazionesignificano maggiorecompetitività per le imprese”. Se questoè il punto di partenza, il camminoverso l’intermodalità è davvero complicato.Pesaresi, parlando dell’interportodi Jesi, ha affrontato proprio questa“complicazione”: “Noi abbiamofatto tutto il possibile, abbiamo attrezzatol’interporto, lo abbiamo disegnatocome una piattaforma logistica efficiente,multimodale. Cosa che è statariconosciuta a tutti i livelli, anche quelliistituzionali. Ma siamo solo una componentedel sistema, abbiamo fatto lanostra parte, altri devono fare la loro. Inprimo luogo, l’intermodalità deve diventaremeno costosa e più efficiente”.Secondo Pesaresi, un passo importantesi sta realizzando a livello territoriale,e anche per cercare di raggiungere“masse critiche” di merci da trasportare,con le intese che si stanno realizzandocon la Regione Umbria, per costruireun asse territoriale che s’inseriscanel network comunitario con l’allungamentofino ad Ancona del corridoioAdriatico/Baltico. L’argomento è statoripreso da Tito Vespasiani,segretario generaledell’Autorità portuale diAncona: “Nel nostro territorioabbiamo vissutouna dissociazione tra lescelte di politica infrastrutturalee quelle dellalocalizzazione industriale,con il risultatoche i ‘nodi’ penalizzanole imprese dato che sonoloro distanti, invece diaiutarle. È stato sempretrascurato il problema dicraere una ‘connettivitàdiffusa’, che invece per poter utilizzareil treno è di fondamentale importanza.Parimenti viviamo una schizzofreniagestionale da parte del governo chesovvenziona, in un modo o nell’altro,sia l’autotrasporto, e qui investe tantifondi, sia la ferrovia cargo, senza scegliere,senza capire quello che deve fare,ciò che deve privilegiare. Così diventadifficile pensare di rafforzare l’intermodalitàanche verso il porto, cosa cheinvece sarebbe rilevante perchè, attraversosinergie e organiche connessioni44

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