S P E C I A L E S I S T E M A I N T E R M O D A L EIl Cim di Novarascommette sul treno“Dovremo essere pronti in maniera strutturata quando sarà apertoil Gottardo. Occorre poi risolvere l’aspetto dei collegamenti con ilresto del paese”, dice il manager dell’interporto Ruggerone.di Carlotta ValeriUMBERTO RUGGERONEAfine maggio, gli azionisti diCim spa hanno approvato ilbilancio dell’esercizio 2012dell’interporto novarese. Nonostantela crisi, l’attività del centro interportualeha prodotto effetti positiviin termini sia di fatturato (che ha superatoquota 6,9 milioni di euro) sia di utile(oltre 105 mila euro). Entrambe questevoci sono state in crescita del 2% inconfronto al 2011. Da un punto di vistaoperativo, i risultati del terminal intermodalehanno registrato un andamentonegativo del traffico complessivo: leUti movimentate hanno segnato unaflessione del 5,42%. Un dato questo cheva, però, letto con attenzione, in quantoè stato anche frutto dei cali dei trafficiderivati da prolungate interruzioni sulladirettrice nord-sud,in primo luogo sull’assedel Sempione e del Gottardo,dovute a interventidi manutenzione sia programmatisia straordinari,causati questi ultimi da franeche hanno dirottato i trasportisu altre direttrici. L’interporto,inoltre, sta lavorando per larealizzazione del Piano industriale approvatoa fine ottobre 2011 che ha dettatole linee di sviluppo della strutturanovarese al 2019. Affrontiamo proprio ildiscorso del “futuro” e dell’intermodalitàin un’intervista con Umberto RuggeroneResponsabile sviluppo e gestionedell’interporto.SULLA BASE DEL PIANO INDUSTRIALE, INPARTICOLARE, COME SI STA MUOVENDOOGGI L’INTERPORTO?❚ Stiamo lavorando per potenziare, cosìcome previsto, appunto, dal Piano, lenostre “tre anime”: intermodalità, logistica,servizi. In primo luogo, per lo sviluppodell’intermodalità, che è e devecontinuare ad essere il nostro “fiore all’occhiello”,stiamo lavorando a un potenziamentodelle strutture terminalisticheattraverso un duplice intervento:l’incremento delle capacità del terminalCim e la realizzazione di un secondo terminala Novara Boschetto. Qui abbiamogià una struttura,ma il progettoprevede uni m p o r t a n t ep o t e n z i a -mento, checi permetterà di realizzare,anche attraverso il supportodella Regione Piemonte e in accordo conil Gruppo Fs, un terminal che avrebbe adisposizione un’area di 150/160 milametri quadrati e dotata di binari da 600metri. Analogo è il potenziamento delterminal Cim: il suo layout attuale, 170mila metri quadrati di aree disponibilicon sette binari operativi da 600 metri,verrà potenziato con l’acquisto di quattrogru a portale in sostituzione delle attualidieci reach stackers. Quindi, il nostroobiettivo è quello di raddoppiare iltrasporto intermodale. Credo che perraggiungerlo i “numeri” ci siano, così comele potenzialità del mercato. Starà anoi lavorare con gli operatori per tradurretutto ciò in realtà. Sulla seconda nostra“anima”, ossia la logistica la situazioneè più complessa…A COSA SI RIFERISCE?❚ Dalla recente indagine della Uir sullasituazione interportuale italiana, risultache siamo tra i primi interporti nazionalisotto molteplici aspetti, ma non perquello della logistica. Infatti, abbiamo48
“Nei grandi porti italiani occorre sveltire i tempi burocratici e caricare itreni direttamente in banchina, evitando costose manovre”, nota Ruggeronesolo 70 mila metri quadrati di magazzini,mentre altri interporti presentanonumeri a tre cifre. Sulla base di un accordocon tutte le istituzioni interessate,dal governo al comune e alla provincia,e con la condivisione di Ferrovie e Satap,abbiamo indetto, insieme alla camera dicommercio, un “concorso di idee” sucome allargare le nostre disponibilità dispazi, non solo logistici, in maniera armonicacon l’ambiente circostante inun’ottica di sistema che preveda ancheil coinvolgimento delle realtà limitrofeesistenti, un sistema che abbiamo definitoa "piattaforme connesse" . Il concorsoè stato fatto, ne sono stati valutati irisultati, verrà ora redatto un masterplancontenente le linee guida per l’attivazionedegli strumenti urbanistici adeguati.Al termine di questo processo,avremo la possibilità di triplicare i nostri“spazi”, portandoli per fasi da 70 a 200mila metri quadrati.MANCA LA TERZA “ANIMA”, COME LEI LEHA CHIAMATE, QUELLA DEI SERVIZI. COSAAVETE IN MENTE?❚ Sappiamo tutti cosa serve per far crescereun interporto, ossia un’infrastrutturache deve essere una “città dellemerci”. Realizzeremo tutto ciò che serveper divenire sempre più un grande “aggregatore”di traffici, offrendo alle persone,alle aziende, ai mezzi e alle merci, all’internodell’area interportuale, tuttoquanto può essere utile, anche con proposteinnovative.TORNO AL DISCORSO IN-TERMODALITÀ. DALLESUE PAROLE CAPISCO CHEÈ OTTIMISTA, MA LA SI-TUAZIONE DEL SETTOREIN ITALIA NON SUSCITAQUALCHE, DICIAMO,“PREOCCUPAZIONE”?❚ Questo è un altro discorsoe molto più ampio. Noi stiamooperando per essere validi interlocutorisull’asse fondamentale di traffico nordsud.I nostri traffici sono internazionaliper il 95%. Da anni su CIM si attestanonumerose coppie di treni al giorno daRotterdam e dal nord Europa. Inoltre,ormai sta divenendo imminente l’aperturadel tunnel del Gottardo. Ciò significache arriveranno treni dalla Svizzerapiù lunghi e più pesanti e sempre piùnumerosi perché, dopo l’apertura dellanuova linea ferroviaria, nella Confederazionechiuderanno, per lunghi lavori,il valico stradale. Noi dovremo esserepronti a fronteggiare tale situazione estiamo facendo il possibile per esserlo,in primis presentando una “catena” giàstrutturata che valorizzi l’area tra Piemontee Lombardia a vantaggio anchedei porti liguri. Certo poi c’è il problemadella “rete”, ossia dei nostri collegamentivia ferrovia con il resto del paese.In altre parole, c’è il problema dello sviluppodell’intermodalità e del sistemalogistico nazionale. Qui entrano in ballodiverse componenti, come ad esempioquella culturale. In Italia, si fa grande faticaa condividere le potenzialità in terminidi sviluppo e di occupazione cheoffrono l’intermodalità e la logistica.Con questo aspetto facciamo i conti anchenoi. Altro problema è rappresentatodall’esigenza di superare dove possibile,oppure gestire, il “nanismo”, la polverizzazione,che caratterizza l’offertastrutturale e anche infrastrutturale delnostro paese, penso alle strutture interportualima anche portuali. Spazi angusti,bassi fondali, la ferrovia lontana dallebanchine e vittima di un’infernale ecostoso sistema di manovre: questa è lasituazione che contraddistingue tantiscali anche importanti. Se non si affrontanoe superano questi limiti è impossibilecompetere, così come è impossibileavere un’intermodalità efficiente. Occorreaffrontare i problemi con realismoe serietà. I mega progetti sovente sonochimere. Può quindi risultare più efficaceconcentrarsi sulle grandi potenzialitàche sono ricavabili dalle sinergie edalla valorizzazione delle competenzespecialistiche. Voglio dire: dobbiamoper forza contenderci a pochi chilometridi distanza uno sporadico cliente(che giustamente sfrutterà la nostra debolezza)oppure possiamo affrontare ilmercato a livello internazionale proponendoun sistema infrastrutturale e diservizi d’eccellenza con dimensioni rilevanti?Pensiamo poi a quanto si potrebbefare in termini di performanceintervenendo sulle barriere non fisichema burocratiche. Oltre alle criticità cheprima indicavo infatti sono altrettantopenalizzanti quelle derivanti da procedureferruginose, come talvolta sonoquelle di alcuni enti. Mentre noi ci “accartocciamo”su queste difficoltà ormai“storiche”, altrove, penso ancora all’Olanda,hanno piani ambiziosi per liberareulteriormente le procedure doganali,il tutto in aree operative (una retedi terminali marittimi, intermodali,poli logistici e centri servizi) estese perdecine e decine di chilometri. Insommasono certo che qualcosa di meglio potremmofare. Noi ci stiamo provando,sempre cercando interlocutori che condividanoi nostri obiettivi, anche perchèfare “battaglie” da soli più che velleitarioè inutile.■GIUGNO 49