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P. I. T. - Isole Minori - Rete Pari Opportunita

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idrotermali e fumaroliche, ma nel passato ha dato luogo a numerose eruzioni di tipo prevalentementeesplosivo, l’ultima delle quali avvenuta tra il 1888 e il 1890. L’edificio vulcanico attivo è il Cono di LaFossa, un vulcano di tipo esplosivo, il cui stile eruttivo più recente è caratterizzato da violente esplosioni,con formazione di flussi piroclastici (emulsioni gas-particellato fine incandescente) che scorrono ad altavelocità lungo i fianchi del cono con notevole potere distruttivo (attività vulcaniana). Nella storia eruttivadi Vulcano sono stati tuttavia registrati, in epoca preistorica, episodi attribuibili a un altro stile eruttivo,con crisi esplosive di ben maggiore magnitudo rispetto a quelle più recenti: si tratta di eruzioniidromagmatiche caratterizzate dall’interazione, con effetti esplosivi devastanti, tra il magma e l’acquadella falda sottostante l’edificio vulcanico. Questo tipo di attività idromagmatica comporta un rischio daflussi piroclastici molto energetici, capaci di superare la barriera morfologica della Caldera della Fossa edi invadere, con effetti distruttivi, la zona di Vulcano Piano. Lo scenario di massima pericolosità potrebbeverificarsi in seguito a un forte evento sismico, che potrebbe fungere da innesco favorendo il contatto trail magma in risalita e il sistema idrotermale adiacente, determinando così l’inizio di una crisi esplosivaparossistica. La zona a maggiore urbanizzazione dell’isola (Vulcano Porto e aree limitrofe) èestremamente vulnerabile a entrambi i tipi di eruzione: in caso di evento eruttivo anche di bassa energia,l’abitato verrebbe distrutto, e in caso di evento estremo l’invasione di flussi piroclastici coinvolgerebbegran parte dell’isola, con ripercussioni anche nella vicina isola di Lipari. Le uniche aree parzialmentesalvaguardate in questo caso sono la parte meridionale del Piano e il versante esposto a sud est dell’isola.L’attività vulcanica contribuisce ad arricchire le acque marine di sostanze come l’acido solfidrico el’anidride carbonica che, a livello locale, possono modificare le caratteristiche chimico-fisiche delle acquecome a Lipari, Panarea e Vulcano dove sono presenti anche sorgenti sulfuree e fumarole.Oltre al pericolo vulcanico eoliano, anche il pericolo sismico ha un certo rilievo nelle aree insulari minori.Nella Sicilia orientale, il pericolo sismico è dato dalla conformazione sismo-tettonica dello Stretto e dallapresenza di numerosi vulcani, attivi e inattivi. Per quanto riguarda la Sicilia occidentale, la complessitàstrutturale del settore e le particolari caratteristiche della sismicità (con pochi eventi di elevata magnitudoe danni e avvertibilità lungo le zone costiere) non permettono di individuare singoli lineamentisismogenetici, quanto piuttosto di definire aree sorgenti legate alle faglie del Sistema Sud-Tirrenico o allestrutture distensive off-shore che con direzione E-O delimitano la catena costiera.Per tenere sotto costante controllo le zone che potrebbero essere oggetto di eventuali eventi catastrofici,soprattutto al fine della protezione civile (vulnerabilità degli edifici ed esposizione del popolazione), lasorveglianza sismica è gestita e attuata a scala nazionale dall'INGV che ha sviluppato e potenziato neglianni la <strong>Rete</strong> Sismica Nazionale Centralizzata (RSNC), in grado di fornire le informazioni necessarie perattivare le procedure di Pronto Intervento che seguono all’evento calamitoso. Si tratta di una retesismometrica con 90 stazioni, strutturata attraverso un sistema di sensori collegati in tempo reale al centrodi acquisizione dati dell’INGV di Roma in grado di localizzare con una certa precisione tutti gli eventisismici di magnitudo significativa. Le stazioni ubicate nelle <strong>Isole</strong> <strong>Minori</strong> siciliane sono 4.18

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