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sommario - Fondazione | Alexander Langer | Stiftung

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l’urgenza di prendere coscienza di questa realtà.“Situazioni di compresenza di comunità di diversa lingua, cultura, religione,etnia sullo stesso territorio saranno sempre più frequenti, soprattutto nelle città(…). La convivenza plurietnica, pluri-culturale, pluri-religiosa, pluri-lingue,pluri-nazionale… appartiene dunque e sempre più apparterrà alla normalità,non all’eccezione. Ciò non vuol dire che sia facile o scontata, anzi. Ladiversità, l’ignoto, l’estraneo complica la vita, può fare paura, può diventareoggetto di diffidenza e di odio (…). Le migrazioni sempre più massicce e lamobilità che la vita moderna comporta rendono inevitabilmente più alto iltasso di intreccio inter-etcnico e inter-culturale, in tutte le parti del mondo.(…) Per la prima volta nella storia si può – forse – scegliere consapevolmentedi affrontare e risolvere in modo pacifico spostamenti così numerosi dipersone, comunità, popoli, anche se alla loro origine sta di solito la violenza.(…) Ma non bastano retorica e volontarismo dichiarato: se si vuole veramentecostruire la compresenza tra diversi sullo stesso territorio, occorre sviluppareuna complessa arte della convivenza. (…).” 17Convivere è vivere nel proprio tempo, con i propri contemporanei, senza esclusione erimozione: <strong>Langer</strong> già giovanissimo aveva chiara quest’idea, sapeva distinguere ilvivere consapevole, il comprendere, dal lasciarsi vivere, dal trascorrere il tempo daspettatori: avvertiva cioè la necessità di “un’ immersione onesta nella storia” e di porsiin condizione di poter “interpretare i segni dei tempi”:“Chi voglia tentare oggi di comprendere la cultura contemporanea e le grandiquestioni del presente, deve abituarsi a trovare adeguate chiavi diinterpretazione. Ciò che serve è soprattutto un’immersione onesta nella storia.(…) E’ per questo motivo che oggi a ciascuno di noi è richiesta una sensibilitàstorica del tutto particolare, la capacità di guardare alla STORIA vera, quelladegli avvenimenti presenti. Solo chi è in grado di leggere e interpretare i‘segni dei tempi’ è anche capace di comprendere se stesso, i suoi simili, ilmondo in cui viviamo, e di intervenire su di essi in modo efficace e al passocoi tempi. Chi oggi pensasse di poter trascurare questi segni, non solo siprecluderebbe ogni possibilità di creare una qualsiasi cultura autentica e perciòvalida, ma rimarrebbe probabilmente spettatore inerte del proprio tempo,viaggiatore straniero nelle terre del presente.” 18In un’intervista rilasciata nel 1992, <strong>Langer</strong> inoltre ribadiva che:“[Credo che] siano da apprezzare quei modelli, apparentemente deboli, in cuinon si rivendica che uno stato o un partito incarnino un ideale forte; uno diquegli ideali che incarnino di più una sapienza del vivere, delle condizionivivibili.” 1917Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 295-296.18Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 38-39.19Edi Rabini, (a cura di), op. cit., p. 249.14

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