Concludo le riflessioni quanto mai “sciolte” sul decalogo, con ampi prestiti ai pensieridi altri autori, cercando di disegnare in queste ultime righe, quello che <strong>Langer</strong> harappresentato per l’approccio interculturale.Egli è stato un protagonista d’interculturalità, fin dalla più tenera età, e poi un cultoreesperto della materia, seminando e dando sapore alle relazioni e agli scambi relazionali.Dopo aver arricchito di senso e significato il valore della relazione e dellecontaminazioni linguistico-culturali, egli ha coltivato amicizie e curato spazi ovunquenel mondo, dando fecondità ad iniziative nascenti e creando i presupposti per lacreazione di nuove. Fra i primi ha colto la relazione inscindibile tra relazioni efficaci trai popoli, pace, giustizia, rispetto delle culture e della terra.Il “viaggiatore leggero” è stato profeta di piccole e grandi iniziative, coltivate con unpensiero agile, critico e aperto, costantemente in itinere.Come tutti i profeti <strong>Langer</strong> ha portato su di sé il peso dell’incomprensione edell’impotenza di fronte agli eventi della storia. Come scrisse dopo il suicidiodell’amica Petra Kelly, è troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce acompiere.Sono profondamente convinta che il suo contributo, soprattutto quello contenuto nellaraccolta di scritti a cura di Edi Rabini spesso citata, debba essere rivisitato e postocome “sale e lievito” nella contemporaneità.62
INFINE, L'INCONTRO DESIDERATOCaro Alex,spero che passerai sopra a queste righe che tentano lontanamente di dire di te, e mi rivolgerai un sorrisopaziente e compreso. Anzi, curioso.Più di ogni altra cosa, spero di non aver appiccicato alla tua persona aggettivi, pensieri e interpretazioniin cui non ti ritrovi, e pure di non aver dimenticato troppe delle tue qualità più importanti. D'altronde cisono stati un’infinità di amici che son riusciti a tratteggiarti con profili impagabili...Vedi bene che questo lavoro su di te è una macedonia di cose in cui mi ci metto pure io, con la mia storiapersonale, a dire “sì, ecco, Alex aveva ragione, tant’è che anche io…, tant’è che Tizio ha detto e Caio haribadito…” e giù citazioni di autori scolastici e non.Sai, è una prova finale…Ma io confido troppo nella tua umanità, nei tuoi carismi umani, per farmi sopraffare dal senso diinferiorità e inadeguatezza: voglio parlarti e darti voce.Sento che me lo consenti.Mi pare di vedere che posi lo zaino, metti il soprabito sulla spalliera della sedia della cucina, rivolgi unsorriso tenero a mia madre cercando di intercettare il suo sguardo ormai perso e ti avvicini alla miaseggiola. Taci qualche secondo e poi mi chiedi.Mi dicevi di quella ricerca a scuola sulle tradizioni dei tappeti nel mondo…?Mentre mi rivolgi queste domande, sento il ticchettio dei tuoi pensieri, stai mettendo in pausa quel chestavi facendo prima, valuti quanto tempo ti rimane prima del treno delle 16 per Firenze, cerchi diricordare a che ora è quello dopo; quindi apri una finestra su un nuovo incontro, quello con me.Il mio nome, il mio lavoro, i miei interessi, le cose che ho fatto, la mia faccia, stanno per introdursi nellacomplessità dei tuoi pensieri.Sto per entrare nel cerchio caldo di Alex.Dunque Alex, scusa, ma sono davvero emozionata. Ho davanti a me una figura che riassume in sé tutti ivalori in cui credo di più. Li incarni in un modo luminoso e tranquillo, modesto, bello in sé.Pensa, quando ho visto su You Tube i filmati con cui ti hanno ripreso, ho cominciato ad amare la linguatedesca… Così dura, così secca, non mi era riuscito nemmeno di studiarla questa lingua. Con te invece, èaccaduto il miracolo!Devo ringraziare Franca Zambonini, la giornalista, che per prima mi ha parlato di te. Sono andatasubito in libreria a cercare la raccolta di Edi Rabini - generoso Amico tuo – per leggerti. Ti ho trovatoalla “Libreria Terzo Mondo”, guarda un po’ i casi della vita… Antonio, uno dei librai eccentrici dellaTerzo Mondo, per la prima volta dopo tanti anni che la frequento non mi ha guardato come si fa con unoscarafaggio. E’ un tipo strano, un intellettuale introverso e un po’ scontroso. Da allora, quando entro inlibreria mi viene appresso e mi saluta. Sarà che dopo aver comprato il primo volume, ne ho ordinati altriotto da regalare… Bella la foto in copertina di San Cristoforo…traghettatore di speranza.Sai, credo che sia scattato subito qualcosa dentro di me per te, per via anche di quella roba checondividiamo, quella cosa che alcuni chiamano ‘male oscuro’.Eppure, si può donare davvero completamente solo ciò che non si ha, mi ha detto una monaca tantotempo fa.E non puoi sognare se non diventi parte di quello che sogni, parole tue.Cercare il bello del mondo, nei ripostigli, negli anfratti, nelle crepe dei muri, nei misteri umani è per noiridurre la massa di angoscia che ci sovrasta e che, come una spada di Damocle pende sulle nostre vitevero? E’ bello perché si trovano semi di giustizia, sorrisi di bimbi, uomini e donne di coraggio, siscovano sorgenti preziose anche nelle discariche urbane … “dai diamanti non nasce niente / dal letamenascono i fior” dice De Andrè.E tutto questo è quello che ci consola, ci aiuta a vivere, a lottare contro la nostra mortifera malinconia.Sorridi appena e inclini il capo.Sei forte e fragile insieme, il tuo sguardo sa confortare il dolore altrui, ma non il tuo.Non vorresti proprio che c’incamminassimo per questo sentiero, vero? Sei molto più pudico di me.Dicevo che ti ho conosciuto dalla penna di Franca Zambonini, che ti incontrò nel 1991 a Tirana e ti amòsubito, fulminata dal tuo modo di essere così straordinariamente diverso da tutte le persone primaconosciute.Eri allora già Parlamentare Europeo, osservatore alle prime elezioni libere d’Albania.Di giorno giravi tra i seggi, la sera aprivi un banchettino davanti al tuo albergo; si faceva una fila lungalì, perché le persone, i cui familiari si erano imbarcati sulle carrette del mare alla volta dell’Italia e di63
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