4. RIFLESSIONI POST-RICERCA4.1 Pensieri sparsi nati dall'immersione nel decalogo.Ho appena finito di affrontare l’ultimo nodo del decalogo. Su due tavoli, una scrivania etre scaffali riposano volumi zeppi di segnalibri e note, ritagli di decine di articoli diquotidiani, riviste, appunti e fascicoli di seminari sul tema interculturale cui hopartecipato negli ultimi cinque anni. Il tutto in un ordine precario, che si scombina ognivolta che cerco qualcosa che ritengo sia interessante da rivedere per contribuire a questolavoro di scrittura. L'ordine logico propostomi da Umberto Eco 100 si sfalda ogni voltache metto mano a schede e appunti: le sue virtuose schede bibliografiche, cui ho tentatodi ispirarmi, sono state attivate solo per alcuni testi. Sono una incorreggibile disordinata.Rileggendo questo lavoro (prova finale, mi sia concesso, che brutto termine...) mirendo conto che prevalgono nettamente i riferimenti letterari, esperienziali e di tagliogiornalistico rispetto a quelli scientifici. Ciò deriva dalla mia formazione che è stataprima concreta, nei gruppi di volontariato di base e solo poi teorica, con unafrequentazione universitaria particolarmente tardiva (mentre scrivo la mia età ha giàoltrepassato il mezzo secolo). La forma mentale che ho acquisito parte dalla realtà, e poiriconduce l’esperienza all’interno di uno o più quadri teorici. Il mio lessico è moltoancorato ai contesti dei gruppi di base, concreto, semplice, legato all’esperienza. Forseper questo motivo ho sempre apprezzato particolarmente quei professionisti capaci diutilizzare un linguaggio accessibile, poco “di settore” e che, pur lontano daisemplicismi, può raggiungere efficacemente la maggior parte delle persone.Restando in tema universitario, vorrei esprimere il mio compiacimento circa le ultimedecisioni intraprese dalla Facoltà di Scienze della Formazione. Il preside di facoltà,Prof. Ivo Lizzola ha annunciato fra le altre iniziative, che l’indirizzo interculturale delcorso triennale di Scienze dell’Educazione (con cui dovrei essere licenziata) verràsoppresso: le competenze in materia d’intercultura sono trasversali alla formazione deglieducatori, pertanto ogni curricolo darà l’opportuno spazio al tema. Anche questo è unsegno di attenzione e di sensibilità alla realtà contemporanea: “La convivenza plurietnicasarà la norma più che l’eccezione” asseriva <strong>Langer</strong> nel 1994 nel primo punto delsuo decalogo.100Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea. Le materie umanistiche, Milano, Bompiani, 2005.52
4.2 Autori e legamiDurante la stesura del lavoro di ricerca ho individuato con piacere i legami stretti fra<strong>Langer</strong> e molte figure conosciute e da me apprezzate: ho ritrovato un po’ la storia dellamia formazione: il pensiero dei primi nonviolenti, i religiosi di frontiera, da Don Milaniai teorici latinoamericani della teologia della liberazione 101 , le istanze politichefondative di Lotta Continua, la resistenza attiva, i temi ecologici e di sostenibilità, lagiustizia e la redistribuzione delle risorse...In <strong>Langer</strong> ho ritrovato riassunti tutti i temi ele istanze in cui ho creduto e credo tutt’ora. Il tutto coerentemente assunto e da luitestimoniato in un modo autentico e originalissimo.101La teologia della liberazione è una discussa riflessione teologica iniziata in America Latina con laConferenza Episcopale di Medellin nel 1968 in Colombia. Essa tende ad evidenziare i valori diemancipazione sociale e politica contenuti nel messaggio cristiano. Fra i principali teorici di questacorrente vi furono Gustavo Gutierrez, Helder Camara e Leonardo Boff. Secondo Gutierrez la vera e pienaliberazione implica quella politica e sociale, con l'eliminazione delle cause di povertà e ingiustizia; laliberazione umana intesa come emancipazione dall'emarginazione e dall'oppressione e la liberazioneteologica, vale a dire la liberazione dall'egoismo con il ribaltamento della relazione con Dio e con ogniessere umano.53
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