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sommario - Fondazione | Alexander Langer | Stiftung

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3.10 Le piante pioniere della cultura della convivenza; gruppi misti inter-etnici.Siamo giunti all'ultimo punto del decalogo. Pare un'affermazione ovvia, dopo lasequenza degli altri nove, eppure non è così:“Un valore inestimabile possono avere in situazioni di tensione, conflittualità oanche semplice coesistenza inter-etnica, gruppi misti (per piccoli che possanoessere). Essi possono sperimentare sulla propria pelle e come in un coraggiosolaboratorio pionieristico i problemi, le difficoltà e le opportunità dellaconvivenza inter-etnica. Gruppi inter-etnici possono avere il loro preziosovalore e svolgere la loro opera nei campi più diversi: dalla religione allapolitica, dallo sport alla socialità del tempo libero, dal sindacalismoall’impegno culturale. Saranno in ogni caso il terreno più avanzato disperimentazione della convivenza, e meritano pertanto ogni appoggio da partedi chi ha a cuore l’arte e la cultura della convivenza come unica alternativarealistica al riemergere di una generalizzata barbarie etnocentrica.” 90Ho citato nella premessa la mia esperienza di volontariato in qualità diinsegnanted’ italiano per adulti stranieri presso l’associazione L’Arcobaleno. Questa esperienza harappresentato per me un interessante laboratorio sia per quanto concerne l’integrazionelinguistica che quella a carattere interculturale. Sin dall’inizio nella mia classe 91 hocercato di favorire il più possibile la conoscenza reciproca, attraverso i raccontiindividuali e l’ascolto reciproco; il gruppo classe si è così costruito attraverso unprogressivo avvicinamento interpersonale. Sono stati questi gli strumenti con cuiintrodotto le prime basi della lingua e del contesto socioculturale italiano. I primiincontri degli studenti della mia classe sono iniziati con le presentazioni di ogni singoloallievo. Gli esercizi linguistici tesi all’apprendimento dell’italiano, sono stati fatti apartire dalle reali esperienze dei migranti facendo esercizio sulla formulazione deisingoli vissuti, dando spazio alla nostalgia di casa, alle fatiche e alle speranze legate alvivere in un paese straniero. In questo contesto il mio ruolo di insegnante è stato quellodi “mediatore e traduttore di mondi” che ascoltava, favoriva la comprensione senecessario, coglieva spunti per valorizzare la cultura di cui era portatore ogni studente,mettendo in luce comunanze e peculiarità con la cultura autoctona. L' adesioneempatica verso le storie personali, ha dato modo di irradiare solidarietà e comprensionea tutto il gruppo classe, con un’azione circolare e partecipata, in grado di dare fiducia e90Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 302-303.91Nella mia classe, anno scolastico 2007/2008, sono confluiti una quarantina di studenti, già parzialmenteparlanti la lingua italiana, e con una scolarizzazione estremamente diversificata, tutti bisognosi diapprendere velocemente, soprattutto per necessità di inserimento lavorativo.ho47

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