liberarci dal pensiero unico, oggi la crisi può finalmente aprire di nuovo le menti. Sitorna alla complessità.” 85 Edgard Morin per sottolineare la sua affermazione, cita ilpoeta tedesco Friedrich Holderlin: “Laddove cresce il pericolo, cresce anche lasalvezza” 86: l'attuale disordine mondiale, quindi, può forse essere positivamentegenerativo. Il pensiero di Friedrich Holderlin citato da Edgard Morin mi conduce alleCittà invisibili di Italo Calvino: l'autore fa dire a Marco Polo:“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che ègià qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Cisono due modi per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettarnel’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo èrischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saperriconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e darglispazio.” 87Ho riportato queste citazioni per affermare che, a mio parere, la dichiarazione universaledei diritti umani, e quindi un’autentica e pacifica uguaglianza fra gli uomini deverinascere dal basso, espressione di una società civile che per essere tale deve crescereculturalmente, provocare e organizzarsi in movimenti che possano imporsi nelle sedipolitiche istituzionali.Per quanto riguarda il mio vissuto, durante l’impegno giovanile in un gruppo divolontariato sociale locale fin dagli anni '80, ho maturato la sensibilità nei confronti deitemi della nonviolenza, del consumo critico, e della finanza etica. Nonostantel’attivismo, le iniziative erano estemporanee e frammentarie: a quei tempi lacomunicazione avveniva con canali più poveri e inefficaci di oggi. Il “ciclostilato” eral’arma principale con cui ci si muoveva e con cui si facevano circolare le notizie. Soloalla fine degli anni 90 vede la luce la “Rete Lilliput per un’economia di giustizia” il cuimanifesto è in appendice alla pagina 72. Posso affermare che la Rete fasistematicamente riferimento ai principi ispiratori di <strong>Langer</strong> e praticandoli, ha costruitouna sua prassi. Essa cerca di far interagire e collaborare le piccole ma numeroseesperienze locali che nel nostro paese si oppongono alle disuguaglianze nel mondo eadottano un nuovo modo di agire, basato sulla opzione fondamentale della nonviolenza85Anais Ginori, “La crisi occasione straordinaria ci libererà dal pensiero unico”, La Repubblica,29/12/2008.86Ibidem.87Italo Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972, p. 170.44
e su un nuovo metodo di scelta da sperimentare: il consenso 88 fra le varie realtà in gioco.Oggi la Rete di Lilliput è una rete laica formata da persone, nodi, organizzazioni e reticollegati e coordinati tra loro, che è riuscita a superare la fase della semplice resistenza.I componenti della Rete si impegnano per una economia di giustizia e solidarietà, peruna politica orientata al disarmo, per un modello di difesa popolare nonviolenta e per lagestione nonviolenta dei conflitti; per il recupero della solidarietà sociale e perl’interazione paritetica delle culture. La Rete cercando di praticare il metodo delconsenso, sperimenta l’orizzontalità, la leadership diffusa, i metodi partecipativi;persegue la coerenza tra mezzi e fini, tra forma e contenuto; propone una prospettiva divita basata sul recupero delle relazioni umane e di un rapporto armonioso con la natura.Gli aderenti alla Rete di Lilliput, familiarmente si autodefiniscono “lillipuziani”:propongono il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita, un modello diversodi gestione integrata del territorio, delle risorse naturali (acqua, energia e materia) e deibeni comuni, basato sulla partecipazione, sulla consapevolezza dei limiti delle risorse esulla riduzione dell’impronta ecologica; perseguono il cambiamento delle regole chegovernano le istituzioni finanziarie ed il commercio internazionale. Nella sua microefficacia,partendo dal basso e nella quotidianità, questo stile risponde appieno al nonopunto del decalogo di <strong>Langer</strong>: bandire ogni forma di violenza.In ultimo vorrei ricordare, a proposito del nono punto del decalogo, il “Corpo Civiledi Pace Europeo”, organismo che venne inserito come strumento d’azione specificodell’UE per la prevenzione dei conflitti, soprattutto grazie all’iniziativa di <strong>Langer</strong>, cheaveva riflettuto ed elaborato proposte alternative concrete all’uso della forza armata alloscopo di intervenire per prevenire e gestire i conflitti, in particolare durante la crisidell’ex Jugoslavia.Durante l’attività di parlamentare europeo, <strong>Langer</strong> aveva partecipato a numerosemissioni in rappresentanza dell’UE e a seguito di queste esperienze maturò il progetto88 Il” metodo del consenso” o processo decisionale consensuale, è un processo decisionale di gruppo, cheha come obiettivo quello di pervenire ad una decisione consensuale, cioè che non sia solo l'espressionedell'accordo tra la maggioranza dei partecipanti, ma che integri nella decisione anche le obiezioni dellaminoranza. Il Consenso è di solito definito sia come l'accordo generalizzato su una decisione che ilprocesso per arrivare a tale accordo. Sebbene non sia di uso comune rispetto ad altri processi decisionali,come ad esempio quello basato sulla maggioranza in uso nelle assemblee legislative parlamentari, ilmetodo del consenso è utilizzato da una grande varietà di gruppi nel mondo. Usano o hanno usato ilmetodo del consenso, confessioni religiose come i Quaccheri, organismi economici come i PolderOlandesi, entità storiche come la Lega Anseatica, organizzazioni anarchiche come Food Not Bombs evari Infoshops, molte organizzazioni non governative e persino intere nazioni come la Nazione Irochesedei nativi americani.45
- Page 1 and 2: SOMMARIOIl “TENTATIVO DI DECALOGO
- Page 3 and 4: Il “TENTATIVO DI DECALOGO PER LA
- Page 5 and 6: desiderio autentico di scoperta ver
- Page 7 and 8: 2. INTRODUZIONE2.1 Un’istantanea
- Page 9 and 10: Balducci 8 . Dopo aver abbracciato
- Page 11 and 12: mandato agli elettori, e con esso l
- Page 13 and 14: 3. TENTATIVO DI DECALOGO PER LA CON
- Page 15 and 16: Nelle società occidentali si viene
- Page 17 and 18: l’attenzione al rischio che:“(
- Page 19 and 20: genere), pur se affidate ad un' ine
- Page 21 and 22: 3.4 Etnico magari sì, ma non a una
- Page 23 and 24: conflitto. Consentire e favorire, i
- Page 25 and 26: sulla nazionalità, perché hanno c
- Page 27 and 28: diventare un nemico acerrimo (…)
- Page 29 and 30: necessarie perché essacontinui ad
- Page 31 and 32: scoperta del sacro.In Val Vertova,
- Page 33 and 34: “(…) Noi guardiamo ai rifugiati
- Page 35 and 36: “l’identità non può che esser
- Page 37 and 38: 3.8 Dell'importanza di mediatori, c
- Page 39 and 40: dalla testimonianza della ginecolog
- Page 41 and 42: In un convegno ad Assisi, nel Natal
- Page 43: Nella sala in cui egli era stato in
- Page 47 and 48: 3.10 Le piante pioniere della cultu
- Page 49 and 50: 2007 si è fatto un ulteriore passo
- Page 51 and 52: Primo in Europa nel suo genere, que
- Page 53 and 54: 4.2 Autori e legamiDurante la stesu
- Page 55 and 56: secondo queste coordinate: a) porsi
- Page 57 and 58: numero di borse di studio per i pi
- Page 59 and 60: esposto al museo, mio marito costru
- Page 61 and 62: In questo saggio egli riprende le r
- Page 63 and 64: INFINE, L'INCONTRO DESIDERATOCaro A
- Page 65 and 66: 6. APPENDICE6.1 Confronto tra le le
- Page 67 and 68: Ambasciate,Visto di ingresso.Per fr
- Page 69 and 70: per ogni lavoratore non i regola.co
- Page 71 and 72: varie Federazioni.delle autorizzazi
- Page 73 and 74: 7. FONTI BIBLIOGRAFICHE E DI ALTRA
- Page 75 and 76: • Wieviorka, Michel, L’inquietu