“(…) aveva cercato una politica per la salute, per la vita, per la convivialitàinter-personale e comunitaria, senza violenza e sopraffazione, senza la routinedella burocrazia, senza l'alienazione dei consumi, dei partiti e dei potericostituiti; con foga quasi religiosa e enfasi profetica [affermò che] la pace si fatogliendo di mezzo le armi e gli apparati militari, che i diritti umani e di tuttigli esseri viventi non possono sottostare ad alcuna ragione di stato ed hannocarattere assoluto, che l'umanità deve decidere se optare per accelerare la corsaal suicidio (ed eco-cidio) o se preferisce un profondo cambiamento di rotta,magari doloroso per qualche rinuncia nel breve periodo, ma anticipatore di unanuova e più ricca qualità della vita.” 81<strong>Langer</strong>, ancorprima di essere parlamentare europeo, aveva sviluppato unasensibilissima capacità di individuare le aree di conflitto e di trovarsi nei luoghi ovequesti non solo si consumavano, ma addirittura stavano per consumarsi. Questa dotestraordinaria, rilevata da Adriano Sofri, e ripresa da Fabio Levi 82 testimoniaun’attitudine peculiare di <strong>Langer</strong>: quella di saper leggere negli eventi della storia ecogliere al volo i cambiamenti, i drammi e le vicende chiave che si stavano realizzandoovunque nel mondo. Egli aveva vissuto direttamente le stagioni del Concilio dellaChiesa Cattolica, la contestazione e i fermenti del ’68, la fine della guerra fredda, ilcrollo del muro e il disfacimento dei paesi dell’Est così come le conquiste scientifichee i disastri ambientali che derivarono dalla corsa sfrenata allo sviluppo. Nel vortice diquesti eventi <strong>Langer</strong> si spostava, col suo bagaglio leggero, per conoscere dall’interno lesituazioni, per ascoltare le vicende dai protagonisti, esercitando e rivendicando semprela responsabilità individuale delle sue prese di posizione. Le sue appartenenze plurime(fra le più note e caratterizzanti quelle a Lotta Continua e ai Verdi) non rappresentaronomai delle gabbie ideologiche; l’agilità e la tempestività dei suoi spostamenti siavvantaggiavano di una rete di relazioni fittissima, contatti individuali e di gruppi chedivenivano di volta in volta sempre più numerosi, una rete di conoscenze radicate neiterritori e nei movimenti associativi di base. Nella carrozza di qualsiasi treno luiriusciva a ricostruirsi con semplicità ed efficacia un ufficio stampa: allacciava contatti,scriveva ed inviava articoli a riviste, preparava interventi, tenendosi sempre aggiornatosu tutto ciò che di importante gli accadeva attorno. Pietro del Zanna già esponentetoscano dei Verdi, narra dell’incontro con <strong>Langer</strong>, a Poggibonsi negli anni 90, quandofu invitato a partecipare ad una iniziativa riguardante i problemi della Ex-Jugoslavia.81Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 83 – 84.82AA.VV., <strong>Alexander</strong> <strong>Langer</strong> traghettatore di speranza in “Testimonianze”, Luglio-Agosto 2005 n.4(442), p. 116.42
Nella sala in cui egli era stato invitato a parlare sul tema, erano appesi i lavori di unprogetto: “Ricostruiamo il ponte”, realizzato dai bambini della scuola locale. Ilprogetto, condotto da Donatella Bagnoli, prevedeva fra l’altro che i bambiniricostruissero su foto in bianco e nero del ponte distrutto di Mostar 83 nuovi pontifantastici, con colori, collages, pensieri. A <strong>Langer</strong> non sfuggì la cosa, chiese di poterportare queste cartoline al Parlamento Europeo e in seguito se ne fece mandare altre 84 .<strong>Langer</strong> prese spunto dal lavoro di base di questa piccola comunità locale per dareemozione, sensibilizzare, scuotere e dare speranza al tempo stesso al tema del conflittodei Balcani dentro il Parlamento Europeo. Nel luogo deputato a prendere le decisioniper l’Europa intera, il Parlamento Europeo appunto, <strong>Langer</strong> aveva portato i semi diun’iniziativa di pace nata dalla fantasia e dalla creatività dei bimbi di un piccolo comunedella val d’Elsa, a metà strada tra Firenze e Siena. La dimensione della fiducia e delsogno di pace dei disegni dei piccoli di Poggibonsi, rappresentano l’utopia e allo stessotempo la consapevolezza di <strong>Langer</strong>. Le cartoline dei bimbi paiono semi di ricostruzionegettati tra gli scranni freddi e distaccati del Parlamento Europeo.Il 10 dicembre 2008 si sono celebrati i sessanta anni dell’approvazione all’Onu dellaDichiarazione Universale dei Diritti Umani, una carta fondamentale che, all’indomanidella seconda guerra mondiale e degli orrori nazisti, ha riconosciuto dignità giuridicoeconomicaa ogni uomo a prescindere da sesso, nascita, razza, religione. A tutt’oggi iprincipi di questa dichiarazione paiono quanto mai disattesi. Vari pesi e varie misurevengono adottati a seconda che i portatori di diritti appartengano a questa o quellanazione, etnia, ceto sociale. Questo sessantesimo anniversario ha coinciso con la crisieconomica e finanziaria che sta investendo l’intero pianeta, proteso verso un sistema disviluppo dominato da banche, industrie e fonti di energia sparsi nel mondo. Questa crisista dando uno scossone all’assetto dei rapporti umani. Per il sociologo Edgard Morin,questo sconvolgimento può paradossalmente rappresentare una straordinariaopportunità, un’occasione di trasformazione, di metamorfosi, di cui la nostra civiltà habisogno. In una recente intervista egli afferma che: “Ci sono voluti quarant' anni per83 Il Ponte di Mostar, Stari Most (che in italiano significa: "Il Vecchio Ponte") è un ponte del XVI secoloappartenente all'omonima città, in Bosnia-Erzegovina, che attraversa il fiume Narenta per unire le dueparti della città che esso divide. Il ponte venne distrutto dalle forze croato-bosniache nel corso dellaguerra in Bosnia, la mattina del 9 novembre 1993. Entrambe le fazioni serbe e croate vedevano nelponte un simbolo di integrazione delle due culture, da distruggere in quanto tale.84AA.VV., <strong>Alexander</strong> <strong>Langer</strong> traghettatore di speranza in “Testimonianze”, Luglio-Agosto 2005 n.4(442), p. 56.43
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