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sommario - Fondazione | Alexander Langer | Stiftung

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sulla nazionalità, perché hanno consapevolezza che la diversità è fonte di crescitaculturale, occasione e non certo di limite, anche se, inevitabilmente, rende il loro lavoropiù complesso.3.6 Riconoscere e rendere visibile la dimensione pluri-etnica: i diritti, i segnipubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi di casa.“La compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse sullostesso territorio, nella stessa città, deve essere riconosciuta e resa visibile.Gli appartenenti alle diverse comunità conviventi devono sentire che sono‘di casa’, che hanno cittadinanza, che sono accettati e radicati. (…) Più siorganizzerà la compresenza (…) meno si avrà a che fare con dispute sullapertinenza dei luoghi e del territorio a questa o quella etnia: bisogna cheogni forma di esclusivismo o integralismo etnico venga diluita nella naturalecompresenza di segni, suoni e istituzioni multiformi (…). Convivere traetnie diverse sullo stesso spazio, con diritti individuali e collettiviappropriati per assicurare pari dignità e libertà a tutti, deve diventare laregola, non l’eccezione.” 40“Riconoscere” e “rendere visibile” sono due predicati usati nell’accezione concreta deitermini: nell’affondo di <strong>Langer</strong>, sono tradotti nell’espressione “sentirsi a casa”, sentirsiparte, sentirsi accettati e protetti nel cerchio caldo della comunità. Zygmunt Bauman,afferma che nelle affrettate relazioni umane della modernità:“(…) ciò che vediamo in superficie è la sola unità di misura di cui disponiamoper valutare l’estraneo (…) se tutto ciò che vediamo di un individuo è lafacciata, ci sono ben poche probabilità di dialogare e capire cosa c’è dietro.” 41Una politica del riconoscimento, che interpreti correttamente la realizzazione dei dirittientro la società, dovrebbe essere capace di proteggere l’integrità della persona neicontesti di vita in cui si forma la sua identità, attenta a garantire il carattere plurale euniversale dell’umanità. Il concetto di “universale” non contraddice il “plurale”:l’accettazione della diversità passa attraverso il dialogo e il dibattito attorno al concettodi bene comune, universalmente riconosciuto. Nessuna civiltà pare oggi autosufficientee nemmeno sufficiente, in nessun luogo.In un’intervista rilasciata nel 1983 a Città di Castello, Raimon Panikkar 42 ribadisce che40Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 299-300.41Zygmunt Bauman, Voglia di comunità, Bari, Laterza, 2005, p. VIII.42Raimon Panikkar, Un dialogo tra le civiltà, intervista a Raimon Panikkar, raccolta da Don AchilleRossi, Città di Castello, settembre 1983 in “Lo Straniero” Ottobre 2008 (100), pp. 54 – 68.25

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