l’urgenza di prendere coscienza di questa realtà.“Situazioni di compresenza di comunità di diversa lingua, cultura, religione,etnia sullo stesso territorio saranno sempre più frequenti, soprattutto nelle città(…). La convivenza plurietnica, pluri-culturale, pluri-religiosa, pluri-lingue,pluri-nazionale… appartiene dunque e sempre più apparterrà alla normalità,non all’eccezione. Ciò non vuol dire che sia facile o scontata, anzi. Ladiversità, l’ignoto, l’estraneo complica la vita, può fare paura, può diventareoggetto di diffidenza e di odio (…). Le migrazioni sempre più massicce e lamobilità che la vita moderna comporta rendono inevitabilmente più alto iltasso di intreccio inter-etcnico e inter-culturale, in tutte le parti del mondo.(…) Per la prima volta nella storia si può – forse – scegliere consapevolmentedi affrontare e risolvere in modo pacifico spostamenti così numerosi dipersone, comunità, popoli, anche se alla loro origine sta di solito la violenza.(…) Ma non bastano retorica e volontarismo dichiarato: se si vuole veramentecostruire la compresenza tra diversi sullo stesso territorio, occorre sviluppareuna complessa arte della convivenza. (…).” 17Convivere è vivere nel proprio tempo, con i propri contemporanei, senza esclusione erimozione: <strong>Langer</strong> già giovanissimo aveva chiara quest’idea, sapeva distinguere ilvivere consapevole, il comprendere, dal lasciarsi vivere, dal trascorrere il tempo daspettatori: avvertiva cioè la necessità di “un’ immersione onesta nella storia” e di porsiin condizione di poter “interpretare i segni dei tempi”:“Chi voglia tentare oggi di comprendere la cultura contemporanea e le grandiquestioni del presente, deve abituarsi a trovare adeguate chiavi diinterpretazione. Ciò che serve è soprattutto un’immersione onesta nella storia.(…) E’ per questo motivo che oggi a ciascuno di noi è richiesta una sensibilitàstorica del tutto particolare, la capacità di guardare alla STORIA vera, quelladegli avvenimenti presenti. Solo chi è in grado di leggere e interpretare i‘segni dei tempi’ è anche capace di comprendere se stesso, i suoi simili, ilmondo in cui viviamo, e di intervenire su di essi in modo efficace e al passocoi tempi. Chi oggi pensasse di poter trascurare questi segni, non solo siprecluderebbe ogni possibilità di creare una qualsiasi cultura autentica e perciòvalida, ma rimarrebbe probabilmente spettatore inerte del proprio tempo,viaggiatore straniero nelle terre del presente.” 18In un’intervista rilasciata nel 1992, <strong>Langer</strong> inoltre ribadiva che:“[Credo che] siano da apprezzare quei modelli, apparentemente deboli, in cuinon si rivendica che uno stato o un partito incarnino un ideale forte; uno diquegli ideali che incarnino di più una sapienza del vivere, delle condizionivivibili.” 1917Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 295-296.18Edi Rabini, (a cura di), op. cit., pp. 38-39.19Edi Rabini, (a cura di), op. cit., p. 249.14
Nelle società occidentali si viene educati ad affermare la propria individualità e si cresceconvinti che il proprio mondo culturale sia superiore agli altri e l’unico che valga lapena di considerare: si tratta di una visione di presunta superiorità, che pone unadistanza di potere tra visioni di diversità.Per molto tempo l’aspetto delle diversità culturali legate alle migrazioni è statoconsiderato secondo un modello semplicistico e superficiale in cui un gruppo diindividui abbandonano il loro paese a favore di un altro nel quale dovrebberogradualmente integrarsi, perdendo la propria identità originaria e assumendo quella delpaese di approdo. Oggi le diaspore, il nomadismo, le regioni di frontiera e i conflittinelle diverse aree del pianeta ci costringono a riflessioni più complesse,conseguentemente a sfide di convivenza più articolate, più ‘intrecciate’. 20Le differenze, tanto più ci sono sconosciute o percepite attraverso stereotipi, possonoessere viste come minaccia. E’ quanto mai importante affrontare il problema in modoglobale, sia attraverso l'approfondimento scientifico con approcci interdisciplinari, siafavorendo e valorizzando le occasioni di condivisione nei contesti quotidiani di vita.Scrive Georges Balandier:“I dinamismi sono nella società. Sono inerenti ai rapporti su cui si fonda, allepratiche che ne assicurano il funzionamenti, alle relazioni che intrattiene conl’ambiente che la circonda. L’ambiente la fa e la disfa continuamente, creandole condizioni della sua trasformazione più o meno a lunga scadenza. (…) E’necessario perciò costruire dei quadri teorici che rendono comprensibili ledinamiche sociali sia nelle loro differenze che nei loro rapporti reciproci.” 21Far dialogare le diversità favorisce la riduzione delle distanze e le barriere dipregiudizi.3.2 Identità e convivenza: mai l’una senza l’altra, né inclusione, né esclusioneforzata.Le idee di <strong>Langer</strong> nascevano dalle situazioni concrete, dagli incontri, dalle riflessioniche scaturivano dalle necessità; egli aveva la capacità di cogliere e valorizzare inqualsiasi situazione le implicazioni culturali, etiche e filosofiche delle posizioni checonsiderava più giuste.20Michel Wieviorka, L’inquietudine delle differenze, Milano, Mondadori, 2008, pp. 51-52.21Ugo Fabietti, op. cit., p. 347.15
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per ogni lavoratore non i regola.co
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