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Il regista de Il cielo sopra Berlino, premiato con l’Orso d’oro alla carriera cinematografica,<br />
ci svela la sua vera passione: la fotografia. E il suo rapporto con Sebastião Salgado,<br />
l’Italia e la sua compagna Donata. <strong>ITAeventi</strong> l’ha incontrato durante la mostra America<br />
a Villa Panza a Varese di Wim Wenders<br />
Fotografare e fare il regista, due realta’ inconciliabili<br />
Io ho deciso di tirare una riga netta tra la mia passione<br />
di fotografo e la professione di regista. Quando<br />
lavoro a un film sono io che decido la storia e traccio<br />
il soggetto personalmente e poi vado a cercare<br />
un posto per raccontare quella storia. Quando invece<br />
viaggio come fotografo ho un programma totalmente<br />
diverso: non ho una storia da portare con<br />
me e cerco di mettermi in una modalità ricettiva<br />
per ascoltare il luogo che sto attraversando. Nessuna<br />
delle foto che ho scattato ha poi portato alla realizzazione<br />
di un film. Viaggio per fotografare oppure<br />
per girare un film, non riesco a fare entrambe le cose<br />
contemporaneamente. Addirittura se sto girando un<br />
film non porto mai con me la macchina fotografica<br />
proprio perché mi manca quell’apertura fondamentale<br />
per l’ascolto del paesaggio.<br />
La fotografia<br />
Le mie fotografie sono esposte in un grande formato,<br />
non tanto perché grande è bello – a volte anche<br />
le cose più piccole hanno il loro fascino – ma per<br />
portare lo spettatore in un posto, accompagnarlo<br />
nei luoghi che hanno impressionato me e tradurre<br />
queste impressioni all’interno delle fotografie. La dimensione<br />
è la metafora dell’esperienza. Come fotografo<br />
sono spinto dal desiderio di incontrare il luogo,<br />
altri fotografi sono più preparati sul sociale e tendono<br />
a raccontare le persone; io – invece – testimonio i<br />
luoghi. Lavoro per trasmettere quello che viene chiamato<br />
“il senso del luogo”. Oggi con i nostri iphone<br />
e smartphone ne abbiamo perso il senso. Credo di<br />
averlo ancora molto spiccato, per leggere tra le righe<br />
i posti che visito. Per decifrare la storia che ha un po-<br />
In Italia, in attesa di vedere il nuovo<br />
lungometraggio di Wenders<br />
Everything Will Be Fine<br />
- presentato al Festival di Berlino -,<br />
arriverà sugli schermi dal 21 aprile<br />
Cattedrali della cultura 3d con<br />
un episodio (su sei) firmato dal regista<br />
tedesco: un’opera ambiziosa per mostrare<br />
come alcuni edifici siano – in realtà –<br />
custodi della memoria,<br />
delle manifestazioni materiali<br />
del pensiero e dell’azione umana.<br />
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