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film? Un disco magari?
Il mio interesse principale, oltre la televisione, è la
musica. Ho un programma su Radio2 chiamato
Acapulco, nel quale metto musica emergente africana,
giamaicana, sudamericana. È sempre interessante
proporre, senza il filtro della critica occidentale, i
fenomeni culturali degli altri paesi.
Sei entrato di diritto tra coloro che hanno saputo
innovare un linguaggio televisivo stagnante.
Se dovessi fare una tabella in una lavagna con i
buoni e i cattivi, innovatori e conservatori, chi ci
scriveresti?
Tra i buoni ci metterei: Alessandro Cattelan, Victoria
Cabello, Pif, Federico Russo. Tra i conservatori ci
metterei tutti quelli che tengono in piedi la televisione
che cavalca le emozioni primarie dei telespettatori
e dei poveri cristi che partecipano ai loro programmi.
Penso che i miei gusti personali siano irrilevanti
e che nell’intrattenimento tutto sia lecito, quindi
metterei tra i cattivi solo i direttori dei telegiornali.
Eccetto forse Enrico Mentana. Amo molto anche
Gad Lerner: è un uomo civile, beneducato e simpatico.
Un caso più unico che raro nella nostra tv.
Quanto ha cambiato, nel tuo modo di valutare la
tv, l’approccio con Chiambretti?
Piero ha un talento eccezionale, una mente velocissima:
tutto quello che so sui tempi televisivi l’ho imparato
da lui. Gli sono molto riconoscente.
L’ironia è molto difficile da trovare nei palinsesti
attuali. Se tu avessi la bacchetta magica come
direttore della Rai o di Mediaset quali cambiamenti
immediati metteresti in moto?
Con la bacchetta magica privatizzerei quasi tutti i
canali Rai. Terrei la radio, ed un paio di canali televisivi
la cui linea editoriale sarebbe simile a PBS
negli Stati Uniti, ma un filino meno noiosa. Ci sarebbero
anche dei programmi di satira e dei telegiornali
completamente liberi dal controllo della politica.
L’incantesimo a Mediaset non sarebbe da meno:
le donne tutto ad un tratto si ritroverebbero vestite
Jil Sander e, assieme agli uomini, sarebbero truccate
due tonalità più chiare.
Quali sono i tuoi svaghi preferiti nel tempo libero?
Sono molto solitario. Non ho svaghi, al massimo
vado al ristorante.
Qual’era il tuo sogno da bambino? Cosa avresti
voluto fare “da grande”?
Da bambino avevo solo una missione: mangiare
dolci. Il mio sogno era fare la pubblicità delle merendine,
la cui azienda mi avrebbe foraggiato con
scatoloni dei loro prodotti. Vedevo i ragazzini che
pubblicizzavano il cioccolato Kinder come inarrivabili,
grazie a loro ho imparato a rosicare. (g.b.)
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