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Controlla ancora il circostante e lascia<br />
scorrere indietro la leva del cambio fino<br />
alla posizione di marcia: D come Drive.<br />
Si immette armoniosamente e prende a<br />
guidare per tornare a casa dal lavoro.<br />
Vuole scrollarsi di dosso la tensione<br />
accumulata nella mattinata di lezioni.<br />
Ci sono giorni in cui viene via nevrastenica,<br />
ma sono rari ormai.<br />
Ha imparato a regolare le classi, a dialogare<br />
coi suoi studenti secondo una<br />
programmazione ottativa formulata a<br />
grandi linee, in cui si lascia ampi spazi<br />
per le variazioni estemporanee, che<br />
sono il suo vero gusto.<br />
Dalla collina è scesa alla stazione della<br />
Ferrovia Nord. Ora prende a destra verso<br />
il viadotto: come sempre, dovendo<br />
passarci sotto, piomberà in un breve<br />
tratto buio in curva da cui uscirà alla<br />
cieca.<br />
Puntualmente ogni volta pensa al quarterback<br />
in bicicletta investito in un<br />
tunnel da una macchina, ma, poiché<br />
non era ancora la sua vera ora, Joe Pendleton<br />
è potuto restare sulla terra prendendo<br />
le spoglie di un riccone: di Joe è<br />
rimasto solo lo sguardo.<br />
Ogni volta poi si ritrova a chiedersi che<br />
fine abbia fatto un cane nero che vive<br />
sotto il viadotto: lo ha visto dormire<br />
indenne tra le macchine un sacco di<br />
volte, ma ora è un po’ che non lo vede.<br />
L’avranno accalappiato?<br />
Si affaccia alla rotonda.<br />
Percorre il primo quarto di slancio, poi<br />
intuisce che le conviene rallentare: chi<br />
ruzzola giù dal raccordo, prima di immettersi,<br />
immancabilmente non dà la<br />
precedenza.<br />
Oggi è una ragazza in una specie di<br />
ovetto bianco, avvinghiata al volante nel<br />
suo piumino bianco, e chiusa in un circuito<br />
tele- o forse radio-fonico, da due<br />
cuffie bianche semisferiche: le sfreccia<br />
davanti senza guardare, fregandosene<br />
dello stop.<br />
Guarda nello specchietto, e vede una<br />
Golf che dietro di lei descrive una sorta<br />
di moto ficcante a intermittenza. Il guidatore<br />
ha la faccia di un uomo quieto. A<br />
lei pare uno facile a farsi inquieto.<br />
Riprende la marcia, e con una breve<br />
gimcana percorre l’ultimo tratto dritto:<br />
si affaccia alla connessione che dal raccordo<br />
riporta in città, la gloriosa via<br />
Flaminia.<br />
Come sempre è colta da una sottile<br />
emozione al pensiero che, dall’altro lato,<br />
mimetizzato sotto un ponticello nell’area<br />
di una concessionaria d’auto che cambia<br />
di continuo costruttore (una volta<br />
c’era la FIAT, e lei andò a vederci una 16<br />
che costava come una berlina straniera),<br />
nascosto proprio lì sotto, c’è un<br />
tratto superstite della antica via Flaminia<br />
in basolato romano.<br />
Anche quando lo racconta in classe,<br />
con la scusa delle tracce in pietra lasciate<br />
dai Romani in Gran Bretagna, avverte<br />
un sottile filo di emozione, una piccola<br />
stretta intercostale.<br />
Questo ha spazzato via la muta acredine<br />
destata in lei poco prima dalla ragazza<br />
nell’ovetto bianco, che aveva ignorato<br />
lo stop, e soprattutto lei.<br />
È lei ora che si appoggia alla soglia di<br />
immissione giusto il tempo di calcolare<br />
come infilarsi nel flusso fitto di macchine<br />
che provengono da dietro.<br />
Mentre sbircia nello specchietto retrovisore<br />
per regolarlo, nota anche che la<br />
Golf con l’uomo quieto, forse innocuo, la<br />
tallona per immettersi dietro di lei nella<br />
colonna che prontamente si scompone e<br />
si ricompone per incorporarli.<br />
Le due colonne di macchine ora marciano<br />
veloci, includendo lei e l’uomo innocuo<br />
dietro, sul doppio nastro lanciato<br />
verso Corso Francia.<br />
Lei resta a destra ma attiva la freccia<br />
per segnalare l’intenzione di spostarsi<br />
sulla corsia di sorpasso: la pista giusta<br />
per poi entrare a Roma dal proprio lato.<br />
FUOR ASSE<br />
127<br />
Il principio dell’iceberg