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a simbolo iconico non solo per la loro<br />
“immagine” ma intrepide, appunto, per<br />
aver lottato costantemente per tutta la<br />
loro intera e sofferente esistenza, accettando<br />
le conseguenze dello scontro verso<br />
quel modello di vita che a loro veniva<br />
imposto da quell’ambiguo impianto sociale<br />
tutto paillettes e champagne chiamato<br />
Hollywood. Si passa in rassegna la<br />
lotta personale condotta da Ava Gardner<br />
contro i suoi vizi, sfoghi di un mondo<br />
basato sull’eccesso; la perdita d’identità<br />
di Grace Kelly dopo essere diventata<br />
Grace di Monaco; la “diabolica” Ingrid<br />
Bergman, traditrice dei valori americani<br />
che impersonava sul grande schermo<br />
della sua “condotta immorale” per la<br />
relazione con il “miserabile” Rossellini;<br />
Rita Hayworth/Gilda, simbolo patriottico<br />
degli USA post Pearl Harbor defraudata<br />
della sua intimità e della sua vera<br />
natura; l’esile e la delicata bellezza “innovativa”<br />
di Audrey Hepburn e, concludendo,<br />
la divina Marilyn, la donna a cui<br />
fu negato un “diversivo” dallo stereotipo<br />
di quell’esuberante ed onnipotente immagine<br />
di enorme sensualità di cui era<br />
portatrice e che fece di tutto, dal matrimonio<br />
con Arthur Miller, alle lezioni con<br />
Lee Strasberg all’Actors Studio, pur di<br />
ottenere un nome ed una personalità<br />
differente da quello di Marilyn Monroe.<br />
Perché lei era Norma. Norma Jeane<br />
Mortenson.<br />
Lo studio di Martinez risulta interessante,<br />
oltre che per il contenuto anche<br />
per l’uso stilistico della prosa. Ad ogni<br />
capitolo, l’autore, riesce a farci percepire<br />
il ritmo e le atmosfere di riferimento del<br />
capitolo e quindi della personalità della<br />
diva. A titolo di esempio: nel primo capitolo,<br />
incentrato su Ava Gardner, siamo<br />
catapultati nei jazz club, nelle notti brave<br />
sulla Hollywood Boulevard dove la<br />
stella dai folti capelli bruni di Mogambo<br />
era solita consumarsi tra alcol e sesso,<br />
per cercare di fuoriuscire da quello sta-<br />
Ava Gardner<br />
tus opprimente. Leggendo le vicende del -<br />
la vita della Gardner, narrate con un tono<br />
molto romanzesco e mai ritratte usan -<br />
do la fredda cronologia biografica, abbracciamo<br />
pian piano la concezione di<br />
esser stati scaraventati in un romanzo<br />
di Francis Scott Fitzgerald, posticipato<br />
di qualche decennio:<br />
«Ava è da sola, a letto. Dorme. Hughes<br />
(Howard Huges, ndr) accende la luce, la<br />
sveglia. Non pensava di trovarla da sola. Lei<br />
intende restarlo. Primissimo piano sul viso<br />
di Hughes, pieno di desiderio. Si alzano i<br />
toni. Ava urla, lo insulta. Lui le dà uno<br />
schiaffo. Lei crolla sul divano. Le fa male un<br />
occhio. Sente dolore. Hughes avanza verso<br />
di lei. Ava gli lancia in testa un coprivivande<br />
di bronzo. Il volto di Hughes sanguina. Lei<br />
afferra una poltrona da ufficio, la brandisce<br />
e si appresta a colpire Hughes. Poi sopraggiunge<br />
la donna delle pulizie e la ferma.<br />
Anche Bappie e il suo compagno, un dipendente<br />
di Hughes, fanno la loro comparsa<br />
nella camera. Hughes è sopravvissuto a diversi<br />
incidenti aerei, ma per poco non è stata<br />
Ava Gardner a ucciderlo».<br />
FUOR ASSE<br />
147 Cinema